«Dicevano di avere problemi e continuavano a chiedere soldi»

«Avevamo conosciuto lei per caso, vendeva delle cose porta a porta. Poi era ritornata e con il tempo ha iniziato a parlare dei suoi problemi economici. Ci siamo impietositi e abbiamo cominciato a darle dei soldi». Era il 2017 e nel giro di qualche mese, dall’estate all’autunno, secondo l’accusa, i due (moglie e marito, 39 anni lei, 37 lui) si sarebbero fatti consegnare in più tranche qualcosa come 37mila euro, in pratica tutti i risparmi dei pensionati, oltre a oro e gioielli.

 

 

«Glieli abbiamo dati sempre in contanti, ma non ci hanno mai minacciati. Quando chiedevano i soldi c’era sempre un motivo: il furgone che non andava più, avevano problemi di salute, non avevano i soldi per le bollette».

Ma poi il direttore dell’ufficio postale aveva avuto qualche sospetto: «L’ operatività del cliente non era rispondente al suo profilo. Noi abbiamo l’obbligo di segnalare prelievi anomali» ha detto in aula.

A insospettirlo non solo la “consistenza” dei prelievi ma soprattutto la frequenza. E di fronte alle sue domande, le risposte del pensionato erano state “vaghe”. «Gli ho anche chiesto dove mettesse tutti quei soldi, se dovesse fare ristrutturazioni o altre spese per la casa ma lui non rispondeva; gli ho anche sottoposto il questionario che dobbiamo fare in base alle normative, ma non rispondeva alla domanda principale».

Il conto era praticamente prosciugato e lui, il pensionato, era arrivato a chiedere un prestito. «Quando gli ho detto “oggi i soldi non ci sono” lui mi era sembrato agitato e ha detto “quelli si arrabbiano”».

Così si era acceso un campanello d’allarme ed era partita la segnalazione ai carabinieri. E i carabinieri, non senza fatica, erano riusciti a farsi dire cosa stava succedendo.

Poi nel dicembre del 2017, in occasione di una consegna di 700 euro, a casa dei pensionati si erano presentati anche i carabinieri.

Di quella intera somma, al momento, secondo i due pensionati, è stata restituita loro in tranche solo una parte, poco più di 8mila euro. In aula è stata ascoltata anche la consulente che aveva avuto l’incarico per una valutazione psichiatrica di entrambi. «Sono in condizioni di facile suggestionabilità, persone molto semplici».

Si torna in aula il 3 marzo per l’esame degli imputati e discussione.

 

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«Dicevano di avere problemi e continuavano a chiedere soldi»

«Avevamo conosciuto lei per caso, vendeva delle cose porta a porta. Poi era ritornata e con il tempo ha iniziato a parlare dei suoi problemi economici. Ci siamo impietositi e abbiamo cominciato a darle dei soldi». Era il 2017 e nel giro di qualche mese, dall’estate all’autunno, secondo l’accusa, i due (moglie e marito, 39 anni lei, 37 lui) si sarebbero fatti consegnare in più tranche qualcosa come 37mila euro, in pratica tutti i risparmi dei pensionati, oltre a oro e gioielli.

 

 

«Glieli abbiamo dati sempre in contanti, ma non ci hanno mai minacciati. Quando chiedevano i soldi c’era sempre un motivo: il furgone che non andava più, avevano problemi di salute, non avevano i soldi per le bollette».

Ma poi il direttore dell’ufficio postale aveva avuto qualche sospetto: «L’ operatività del cliente non era rispondente al suo profilo. Noi abbiamo l’obbligo di segnalare prelievi anomali» ha detto in aula.

A insospettirlo non solo la “consistenza” dei prelievi ma soprattutto la frequenza. E di fronte alle sue domande, le risposte del pensionato erano state “vaghe”. «Gli ho anche chiesto dove mettesse tutti quei soldi, se dovesse fare ristrutturazioni o altre spese per la casa ma lui non rispondeva; gli ho anche sottoposto il questionario che dobbiamo fare in base alle normative, ma non rispondeva alla domanda principale».

Il conto era praticamente prosciugato e lui, il pensionato, era arrivato a chiedere un prestito. «Quando gli ho detto “oggi i soldi non ci sono” lui mi era sembrato agitato e ha detto “quelli si arrabbiano”».

Così si era acceso un campanello d’allarme ed era partita la segnalazione ai carabinieri. E i carabinieri, non senza fatica, erano riusciti a farsi dire cosa stava succedendo.

Poi nel dicembre del 2017, in occasione di una consegna di 700 euro, a casa dei pensionati si erano presentati anche i carabinieri.

Di quella intera somma, al momento, secondo i due pensionati, è stata restituita loro in tranche solo una parte, poco più di 8mila euro. In aula è stata ascoltata anche la consulente che aveva avuto l’incarico per una valutazione psichiatrica di entrambi. «Sono in condizioni di facile suggestionabilità, persone molto semplici».

Si torna in aula il 3 marzo per l’esame degli imputati e discussione.

 

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