«Esiste un limite anche nella manifestazione delle idee contrarie al diritto e ai diritti. E questo limite è stato superato. L’onorevole avvocato Delmastro Delle Vedove ha disonorato, non per la prima volta, il ruolo che ricopre e la professione che pure ha svolto con parole che non possono appartenere a un
rappresentante del Governo».
Inizia così la lunga lettera in cui le Camere penali piemontesi, in testa della quella di Novara, Verbania, Vercelli, Alessandria, del Piemonte Occidentale e Valle d’Aosta hanno inviato ai parlamentati del territorio affinchè promuovano «le azioni opportune per revocare ogni incarico all’interno del Ministero della Giustizia all’Onorevole Delmastro Delle Vedove e, certamente, per revocare la delega all’Amministrazione Penitenziaria, improvvidamente assegnatagli da troppo tempo».
Tutto nasce dalle note affermazioni che il sottosegretario, originario di Gattinara, ha fatto qualche giorno alla presentazione di una nuova auto per il trasporto di detenuti al 41bis e durante la quale aveva espresso «intima gioia» per il trattamento a cui vengono sottoposti i detenuti durante le trasferte: «L’idea di veder sfilare questo potente mezzo, che dà prestigio, con il gruppo operativo mobile sopra, e far sapere ai cittadini chi sta dietro a quel vetro oscurato, come noi sappiamo trattare chi sta dietro quel vetro oscurato, come noi incalziamo chi sta dietro quel vetro oscurato, come noi non lasciamo respirare chi sta dietro quel vetro oscurato, è per il sottoscritto una intima gioia». Parole choc che hanno inevitabilmente suscitato lo sconcerto dell’opinione pubblica
Secondo i colleghi avvocati, le parole di Delmastro rappresentano «un’idea della pena come vendetta che non può appartenere a uno Stato liberale. Non solo, ma il trasporto di persone in attesa di giudizio e, dunque, presuntivamente innocenti, non può lasciare spazio a condotte che limitino la libertà oltre i confini e i limiti previsti dalla legge. La manifestazione di “intima gioia” che il Sottosegretario prova
non è soltanto una sgrammaticatura istituzionale, ma l’espressione di un approccio limitativo della
libertà personale che non può appartenere ad una società democratica, le cui linee guida sono
tracciate dalla nostra Carta Costituzionale. Chi riveste un ruolo così importante nel dicastero della Giustizia non può e non deve permettersi di enunciare pensieri, evidentemente così radicati da non poter essere tenuti a freno, contrari ai principi cardine del nostro ordinamento, che, come noto, prevede il rispetto della dignità delle persone detenute al pari di tutte le altre».
«Il silenzio del Governo di fronte alle idee manifestate dal sottosegretario è assordante, al pari di quello, ad esempio, degli esponenti della Polizia Penitenziaria – continua la nota delle Camere penali -. Il Piemonte è terra di idee liberali, ricca di esperienze di attenzione agli ultimi e gran parte delle
donne e degli uomini piemontesi non possono accettare che chi è stato eletto nella nostra Regione
possa pensare di calpestare i diritti dei detenuti, aprendo altresì pericolose autorizzazioni a condotte violente. Non si può dimenticare che proprio nel nostro distretto di Corte d’Appello sono pendenti processi per ipotesi di torture nei confronti di persone detenute, fatti che dimostrano, aldilà del profilo
dell’accertamento processuale, come la situazione nelle carceri rivesta caratteri di estrema delicatezza, che non abbisogna certo di prese di posizioni che paiono legittimare comportamenti anche illeciti, come il non lasciar respirare chi si trova dietro un vetro oscurato».