Ahmad Djalali sarà impiccato. Una sentenza che toglie ogni speranza

A comunicare la notizia il portavoce della magistratura iraniana Massoud Setayeshi. La solidarietà delle istituzioni

Il portavoce della magistratura iraniana Massoud Setayeshi ha comunicato che Ahmad Djalali sarà impiccato. Una notizia che non arriva inaspettata ma che toglie ogni speranza. All’inizio del mese di maggio, infatti, l’agenzia iraniana Isna aveva comunicato che la pena capitale sarebbe stata compiuta entro il 21 maggio. Subito si era mossa, ancora una volta la catena di solidarietà culminata con il sit in di fronte al Comune lo scorso 10 maggio.

«Apprendiamo con sgomento che la magistratura iraniana avrebbe concluso l’iter istruttorio e confermato in via definitiva la condanna a morte del nostro ex ricercatore Ahmadreza Djalali. L’Università del Piemonte Orientale intende ribadire con forza la propria totale contrarietà a tale provvedimento che lede il più elementare diritto universale dell’uomo, quello alla vita e alla propria autodeterminazione» è il commento dell’Upo a cui si aggiunge quello del rettore, Gian Carlo Avanzi afferma: «Come è già stato fatto in passato, manderemo in queste ore una lettera al Governo iraniano per rivedere questa sentenza, che consideriamo inumana e impossibile da accettare. Esploreremo ancora una volta tutte le vie diplomatiche».

«Una notizia che non avremmo mai voluto leggere e che apprendiamo con profondo dispiacere – afferma il consigliere regionale del Pd, Domenico Rossi -. Purtroppo le azioni messe in campo fino ad ora ad ogni livello istituzionale non hanno ancoraavuto esito positivo, ma non è questo il momento di arrenderci.
L’esecuzione era stata fissata entro il 21 maggio, ma Ahmad è ancora vivo ed è nostro dovere non rassegnarci ad una sentenza assurda e tenere aperta ogni opzione per salvarlo e riportarlo dalla sua famiglia».

«La nostra voce si è fatta sentire con forza in molte occasioni, tanti sono stati gli appelli rivolti al Governo iraniano e la solidarietà non è mai mancata nemmeno per un attimo – dichiara il sindaco, Alessandro Canelli -. Per questi motivi, la conferma della condanna di Ahmad provoca delusione, amarezza e rabbia. Ma non è questo il momento di perdere la speranza, dobbiamo continuare a combattere per la giustizia e per Ahmad».

«Ci opponiamo con sdegno alla conferma da parte della magistratura iraniana dell’impiccagione di Djalali – aggiunge il presidente della Provincia, Federico Binatti, a nome di tutta l’amministrazione -. Ancora una volta si esprimiamo solidarietà e vicinanza ad Ahmad alla sua famiglia e ai suoi amici, insieme con la volontà di continuare a far sentire in tutte le sedi e in tutti i modi la nostra voce di massima contrarietà, con quelle di tutte le Istituzioni locali, per poter fermare questa barbara sentenza».

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A comunicare la notizia il portavoce della magistratura iraniana Massoud Setayeshi. La solidarietà delle istituzioni

Il portavoce della magistratura iraniana Massoud Setayeshi ha comunicato che Ahmad Djalali sarà impiccato. Una notizia che non arriva inaspettata ma che toglie ogni speranza. All'inizio del mese di maggio, infatti, l'agenzia iraniana Isna aveva comunicato che la pena capitale sarebbe stata compiuta entro il 21 maggio. Subito si era mossa, ancora una volta la catena di solidarietà culminata con il sit in di fronte al Comune lo scorso 10 maggio.

«Apprendiamo con sgomento che la magistratura iraniana avrebbe concluso l’iter istruttorio e confermato in via definitiva la condanna a morte del nostro ex ricercatore Ahmadreza Djalali. L'Università del Piemonte Orientale intende ribadire con forza la propria totale contrarietà a tale provvedimento che lede il più elementare diritto universale dell’uomo, quello alla vita e alla propria autodeterminazione» è il commento dell'Upo a cui si aggiunge quello del rettore, Gian Carlo Avanzi afferma: «Come è già stato fatto in passato, manderemo in queste ore una lettera al Governo iraniano per rivedere questa sentenza, che consideriamo inumana e impossibile da accettare. Esploreremo ancora una volta tutte le vie diplomatiche».

«Una notizia che non avremmo mai voluto leggere e che apprendiamo con profondo dispiacere - afferma il consigliere regionale del Pd, Domenico Rossi -. Purtroppo le azioni messe in campo fino ad ora ad ogni livello istituzionale non hanno ancoraavuto esito positivo, ma non è questo il momento di arrenderci.
L’esecuzione era stata fissata entro il 21 maggio, ma Ahmad è ancora vivo ed è nostro dovere non rassegnarci ad una sentenza assurda e tenere aperta ogni opzione per salvarlo e riportarlo dalla sua famiglia».

«La nostra voce si è fatta sentire con forza in molte occasioni, tanti sono stati gli appelli rivolti al Governo iraniano e la solidarietà non è mai mancata nemmeno per un attimo - dichiara il sindaco, Alessandro Canelli -. Per questi motivi, la conferma della condanna di Ahmad provoca delusione, amarezza e rabbia. Ma non è questo il momento di perdere la speranza, dobbiamo continuare a combattere per la giustizia e per Ahmad».

«Ci opponiamo con sdegno alla conferma da parte della magistratura iraniana dell'impiccagione di Djalali - aggiunge il presidente della Provincia, Federico Binatti, a nome di tutta l'amministrazione -. Ancora una volta si esprimiamo solidarietà e vicinanza ad Ahmad alla sua famiglia e ai suoi amici, insieme con la volontà di continuare a far sentire in tutte le sedi e in tutti i modi la nostra voce di massima contrarietà, con quelle di tutte le Istituzioni locali, per poter fermare questa barbara sentenza».

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