Don Yuriy: «Guerra non è solo bombardamenti, ma anche un parente che non risponde al telefono da ore»

Don Yuriy Ivanyuta invita alla preghiera. Aperta una raccolta fondi per gli ucraini bisognosi. Sabato manifestazioni in piazza per la pace

«Mia sorella è partita ieri mattina da Kiev verso casa nostra, dove ci sono anche i miei genitori, al confine con la Polonia: è in auto da sola con tre bambini piccoli, non risponde al telefono da due ore. Suo marito è un militare, non sono dove sia e nemmeno lui risponde al telefono; gli ho mandato un messaggio, l’ha letto ma non ha risposto. La guerra non è fatta solo di bombardamenti, ma anche di parenti che non rispondono al telefono per ore e tu non sai cosa è successo e vivi nell’ansia. Per fortuna qui a casa ho il mio gatto che mi dà un po’ di conforto».

Don Yuriy Ivanyuta, responsabile della chiesa cattolico-bizantina per le diocesi di Novara e Vercelli, è un uomo forte, ma ora è anche sfinito: sono giorni e notti che non dorme e porta sulle spalle non solo il suo dolore, ma anche quello di tutta la comunità ucraina che a Novara conta 1200 persone, in provincia quasi 4000; per la maggior parte sono donne impiegate come badanti che in Ucraina hanno lasciato tutta la famiglia: molte di loro ieri si sono ritrovate nella loro chiesa, quella centralissima della Madonna del Carmine, per pregare per i loro figli e nipoti, richiamati tutti al fronte nel giro di poche ore.

«In Italia si dice che Kiev è già persa, ma non è così – prosegue don Yuriy – i nostri militari sono pronti a difendersi e ci raccontano che i soldati russi si arrendono subito quando si trovano di fronte a quelli ucraini. Finora l’indipendenza è stata per noi un regalo, ora è venuto il momento di dimostrare che ce la meritiamo. Siamo un popolo libero e democratico, con un parlamento e un presidente eletti: non permetteremo che un dittatore si imponga nella nostra terra».

Dall’Europa e dall’Occidente che cosa si aspetta? «Purtroppo le preoccupazioni e le condanne non bastano – continua -. Ieri notte è scoppiata una guerra a cui nessuno credeva, invece ci troviamo in una situazione surreale, sembra di parlare di duecento anni fa. L’Europa è sempre stata vaga e non ha mai preso posizioni nette: la Russia ne ha approfittato, ha studiato le sue debolezze e ora è riuscita a colpire».

Don Yuriy invita alla preghiera: «Chiedo a tutti di pregare, in ogni lingua. Conosco russi che non mi salutano dal 2008, ma anche polacchi e moldavi vicini di casa che sono più arrabbiati di me e mi stanno dimostrando molta vicinanza. Voglio anche ringraziare il vescovo per avermi consegnato una lettera rivolta a tutti gli ucraini di Novara, il sindaco che ieri mi ha telefonato e il presidente della Provincia per le sue parole».

LA RACCOLTA FONDI

Don Yuriy ha aperto un conto corrente sul quale è stata avviata una raccolta fondi destinata agli ucraini bisognosi. Per donare: codice Iban: IT74P0503410100000000044187, conto corrente intestato a: Esarcato apostolico.

LE MANIFESTAZIONI PER LA PACE

Il territorio si è subito attivato per far sentire la propria voce a favore del popolo ucraino. Tre i presidi in programma domani, sabato 26 febbraio: alle 16 in piazza del Duomo a Novara è in programma un sit in promosso da #maipiùfascisminovara dove saranno presenti numerose associazioni del territorio; alle 16.30 la comunità di Sant’Egidio sarà in piazza Martiri a Borgomanero; alle 10.30 sul lungolago di Intra Pallanza saranno presenti Anpi, sindacati confederali e altre associazioni.

Mentre il vescovo Franco Giulio Brambilla chiede a tutta la diocesi di pregare per la pace durante le messe d idomenica 27 febbraio, Don Yuriy invita a partecipare alla giornata di digiuno e di preghiera proposto da Papa Francesco per mercoledì 2 marzo, il Mercoledì delle Ceneri.

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Don Yuriy Ivanyuta invita alla preghiera. Aperta una raccolta fondi per gli ucraini bisognosi. Sabato manifestazioni in piazza per la pace

«Mia sorella è partita ieri mattina da Kiev verso casa nostra, dove ci sono anche i miei genitori, al confine con la Polonia: è in auto da sola con tre bambini piccoli, non risponde al telefono da due ore. Suo marito è un militare, non sono dove sia e nemmeno lui risponde al telefono; gli ho mandato un messaggio, l'ha letto ma non ha risposto. La guerra non è fatta solo di bombardamenti, ma anche di parenti che non rispondono al telefono per ore e tu non sai cosa è successo e vivi nell'ansia. Per fortuna qui a casa ho il mio gatto che mi dà un po' di conforto».

Don Yuriy Ivanyuta, responsabile della chiesa cattolico-bizantina per le diocesi di Novara e Vercelli, è un uomo forte, ma ora è anche sfinito: sono giorni e notti che non dorme e porta sulle spalle non solo il suo dolore, ma anche quello di tutta la comunità ucraina che a Novara conta 1200 persone, in provincia quasi 4000; per la maggior parte sono donne impiegate come badanti che in Ucraina hanno lasciato tutta la famiglia: molte di loro ieri si sono ritrovate nella loro chiesa, quella centralissima della Madonna del Carmine, per pregare per i loro figli e nipoti, richiamati tutti al fronte nel giro di poche ore.

«In Italia si dice che Kiev è già persa, ma non è così - prosegue don Yuriy - i nostri militari sono pronti a difendersi e ci raccontano che i soldati russi si arrendono subito quando si trovano di fronte a quelli ucraini. Finora l'indipendenza è stata per noi un regalo, ora è venuto il momento di dimostrare che ce la meritiamo. Siamo un popolo libero e democratico, con un parlamento e un presidente eletti: non permetteremo che un dittatore si imponga nella nostra terra».

Dall'Europa e dall'Occidente che cosa si aspetta? «Purtroppo le preoccupazioni e le condanne non bastano - continua -. Ieri notte è scoppiata una guerra a cui nessuno credeva, invece ci troviamo in una situazione surreale, sembra di parlare di duecento anni fa. L'Europa è sempre stata vaga e non ha mai preso posizioni nette: la Russia ne ha approfittato, ha studiato le sue debolezze e ora è riuscita a colpire».

Don Yuriy invita alla preghiera: «Chiedo a tutti di pregare, in ogni lingua. Conosco russi che non mi salutano dal 2008, ma anche polacchi e moldavi vicini di casa che sono più arrabbiati di me e mi stanno dimostrando molta vicinanza. Voglio anche ringraziare il vescovo per avermi consegnato una lettera rivolta a tutti gli ucraini di Novara, il sindaco che ieri mi ha telefonato e il presidente della Provincia per le sue parole».

LA RACCOLTA FONDI

Don Yuriy ha aperto un conto corrente sul quale è stata avviata una raccolta fondi destinata agli ucraini bisognosi. Per donare: codice Iban: IT74P0503410100000000044187, conto corrente intestato a: Esarcato apostolico.

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Il territorio si è subito attivato per far sentire la propria voce a favore del popolo ucraino. Tre i presidi in programma domani, sabato 26 febbraio: alle 16 in piazza del Duomo a Novara è in programma un sit in promosso da #maipiùfascisminovara dove saranno presenti numerose associazioni del territorio; alle 16.30 la comunità di Sant’Egidio sarà in piazza Martiri a Borgomanero; alle 10.30 sul lungolago di Intra Pallanza saranno presenti Anpi, sindacati confederali e altre associazioni.

Mentre il vescovo Franco Giulio Brambilla chiede a tutta la diocesi di pregare per la pace durante le messe d idomenica 27 febbraio, Don Yuriy invita a partecipare alla giornata di digiuno e di preghiera proposto da Papa Francesco per mercoledì 2 marzo, il Mercoledì delle Ceneri.

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