Ha alzato le mani sull’ex compagna che lo ospitava agli arresti domiciliari. Già condannato lo scorso anno a 7 anni di carcere per una violenza sessuale commessa il 17 agosto 2020 ai danni di una connazionale invitata a casa con una scusa, il cittadino di origine nigeriana J.M., trentenne abitante a Trecate, ha rimediato con giudizio abbreviato altri 4 anni e 2 mesi di reclusione per maltrattamenti in famiglia e lesioni.
E’ stata l’ex compagna, nella cui casa l’uomo si trovava ai domiciliari per i fatti precedenti, a rivolgersi alle forze dell’ordine: in base a quanto denunciato lo scorso 30 aprile, lui le si è avvicinato minacciandola, l’ha fatta accovacciare sul pavimento posizionandosi sulla sua schiena e poi l’ha presa a calci e pugni, tirandole i capelli e strappandole anche i vestiti. L’ha aggredita, così è stato ricostruito dai carabinieri intervenuti nell’abitazione, perché lei si era intromessa in una discussione dell’uomo con un amico. Al loro arrivo i militari hanno visto la donna ferita al volto, sotto choc e spaventata. Nel raccogliere la sua testimonianza è poi emersa una situazione di violenza domestica che andava avanti da almeno un anno, pare per motivi di gelosia. Con frequenza quasi quotidiana, infatti, lui picchiava e minacciava la convivente, e rompeva oggetti in casa danneggiando perfino la porta d’ingresso e il citofono.
Il nigeriano ha negato ogni addebito. Ha dichiarato che lo scorso 30 aprile, mentre dormiva, la compagna lo ha chiamato per chiedergli di aiutarla a tagliare i capelli e che nel fare questo, per errore, con la forbice le ha provocato una ferita all’altezza del sopracciglio. Da qui la lite nel corso della quale anche lui era stato aggredito.
La violenza per cui è stato condannato a 7 anni, invece, era stata commessa due anni fa. L’uomo aveva invitato a Trecate una ragazza conosciuta a una festa di compleanno grazie ad amicizie in comune. Lei aveva accettato di andarlo a trovare: «Ti devo fare un regalo», le aveva detto lui. Ma, una volta in casa, l’uomo l’aveva spinta sul letto e le aveva strappato i vestiti, minacciandola. Poi l’abuso. Fortunatamente erano intervenuti gli agenti della polizia locale, chiamati da una vicina che aveva sentito le urla. Per difendersi lui aveva detto che la giovane era la sua fidanzata.