Dopo l’errore sugli Alpini, Cirio tenta di correggere il tiro in consiglio regionale

Il presidente aveva definito la campagna di Russia una campagna per la libertà

«Sarà un evento di popolo ma anche di valori ed è il tributo ai tanti Alpini che nella Campagna di Russia hanno perso la vita per la nostra libertà». Così Alberto Cirio ha descritto la 96ª adunata degli alpini che si terrà dal 9 all’11 maggio prossimi a Biella. Un errore che per molti è una “gaffe” ma che probabilmente restituisce l’immagine di quanto lavoro ci sia ancora da fare per combattere la mistificazione della guerra e la mitizzazione degli italiani come martiri di una guerra voluta da altri.

Certo, quando si combatte una guerra, le vittime meritano il nostro rispetto, ma l’errore di Cirio non può passare inosservato. E infatti, si è scatenata subito una levata di scudi del gruppo del Partito Democratico in consiglio regionale che in una nota ha specificato come quelle del presidente siano «parole gravi, sbagliate e offensive, che negano la verità storica e offendono la memoria di chi, come Nuto Revelli, fu testimone diretto di quella tragedia e dedicò la propria vita a raccontarne il senso e l’orrore».

È doveroso specificare, infatti, come nella campagna di Russia l’Armir subì circa 85.000 perdite tra caduti e dispersi. Furono soldati mandati a morire da un regime criminale, in una aggressione militare che nulla aveva a che fare con la libertà, ma solo con l’ambizione fascista di affiancare Hitler nell’invasione dell’Unione Sovietica.

«Siamo con gli Alpini. Siamo con gli Alpini caduti in tutte le guerre, siamo con gli Alpini delle missioni di pace, siamo con gli Alpini presenti in tutte le emergenze e le catastrofi naturali. È proprio per rispetto verso il loro sacrificio che non possiamo accettare questa mistificazione retorica» hanno concluso i rappresentanti del Partito Democratico.

Questa mattina in aula Cirio ha tentato di rimediare durante l’intervento in occasione delle celebrazioni del 25 aprile definendo quella sulla campagna di Russia «una sorta di superficialità lessicale per cui qualcuno mi ha dato del revisionista. Io credo di non poter essere considerato un revisionista, ma è giusto chiarire quando si hanno ruoli istituzionali: la campagna di russia fu una campagna di aggressione, non dirlo vorrebbe dire negare la storia» ha dichiarato Cirio che ha aggiunto «allo stesso tempo è giusto ricordare le migliaia di alpini piemontesi morti ritornando in Italia per combattere contro il nazifascimo. Lo fecero in tanti, come Nuto Revelli, e hanno dato un contributo fondamentale per la libertà del paese».

Concludendo, Cirio ha sottolineato come «il 25 aprile non è una festa che divide: l’amore per la libertà, per la democrazia, il rispetto dei valori, il rispetto delle persone e dell’inclusione fanno parte della nostra essenza. Altrimenti non saremo seduti qui e se noi siamo seduti qui è perché ha vinto la democrazia e ha vinto l’antifascismo».

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Luca Galuppini

24 anni, laureato con lode in Politics, Philosophy and Public Affairs presso l'Università degli Studi di Milano, lavora come addetto stampa.

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Dopo l’errore sugli Alpini, Cirio tenta di correggere il tiro in consiglio regionale

Il presidente aveva definito la campagna di Russia una campagna per la libertà

«Sarà un evento di popolo ma anche di valori ed è il tributo ai tanti Alpini che nella Campagna di Russia hanno perso la vita per la nostra libertà». Così Alberto Cirio ha descritto la 96ª adunata degli alpini che si terrà dal 9 all’11 maggio prossimi a Biella. Un errore che per molti è una “gaffe” ma che probabilmente restituisce l’immagine di quanto lavoro ci sia ancora da fare per combattere la mistificazione della guerra e la mitizzazione degli italiani come martiri di una guerra voluta da altri.

Certo, quando si combatte una guerra, le vittime meritano il nostro rispetto, ma l’errore di Cirio non può passare inosservato. E infatti, si è scatenata subito una levata di scudi del gruppo del Partito Democratico in consiglio regionale che in una nota ha specificato come quelle del presidente siano «parole gravi, sbagliate e offensive, che negano la verità storica e offendono la memoria di chi, come Nuto Revelli, fu testimone diretto di quella tragedia e dedicò la propria vita a raccontarne il senso e l’orrore».

È doveroso specificare, infatti, come nella campagna di Russia l’Armir subì circa 85.000 perdite tra caduti e dispersi. Furono soldati mandati a morire da un regime criminale, in una aggressione militare che nulla aveva a che fare con la libertà, ma solo con l’ambizione fascista di affiancare Hitler nell’invasione dell’Unione Sovietica.

«Siamo con gli Alpini. Siamo con gli Alpini caduti in tutte le guerre, siamo con gli Alpini delle missioni di pace, siamo con gli Alpini presenti in tutte le emergenze e le catastrofi naturali. È proprio per rispetto verso il loro sacrificio che non possiamo accettare questa mistificazione retorica» hanno concluso i rappresentanti del Partito Democratico.

Questa mattina in aula Cirio ha tentato di rimediare durante l’intervento in occasione delle celebrazioni del 25 aprile definendo quella sulla campagna di Russia «una sorta di superficialità lessicale per cui qualcuno mi ha dato del revisionista. Io credo di non poter essere considerato un revisionista, ma è giusto chiarire quando si hanno ruoli istituzionali: la campagna di russia fu una campagna di aggressione, non dirlo vorrebbe dire negare la storia» ha dichiarato Cirio che ha aggiunto «allo stesso tempo è giusto ricordare le migliaia di alpini piemontesi morti ritornando in Italia per combattere contro il nazifascimo. Lo fecero in tanti, come Nuto Revelli, e hanno dato un contributo fondamentale per la libertà del paese».

Concludendo, Cirio ha sottolineato come «il 25 aprile non è una festa che divide: l’amore per la libertà, per la democrazia, il rispetto dei valori, il rispetto delle persone e dell’inclusione fanno parte della nostra essenza. Altrimenti non saremo seduti qui e se noi siamo seduti qui è perché ha vinto la democrazia e ha vinto l’antifascismo».

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24 anni, laureato con lode in Politics, Philosophy and Public Affairs presso l'Università degli Studi di Milano, lavora come addetto stampa.