Dopo quasi mezzo secolo l’antica statua lignea torna alla diocesi di Novara

Il manufatto, risalente al XVII secolo, rubato nel 1976 e recuperato dai Carabinieri per la Tutela del Patrimonio culturale di Udine, è stato riconsegnato questa mattina. Tornerà nella chiesa di Cravagliana, comune della Val Mastellone

Ci sono voluti 48 anni ma alla fine un’antica statua lignea policroma di poco più di 70 centimetri di alzetta e raffigurante un santo ritornerà nella sua originaria sede. Ad attenderla sarà la parrocchia della Pievana Matrice di Maria Vergine di Cravagliana, comune della Val Mastellone (un settore laterale della Valsesia, in provincia di Vercelli ma appartenente alla Diocesi di Novara), dalla quale era stata sottratta nell’ormai lontano 1976.

A individuare e recuperare il manufatto – risalente al XVII secolo, dall’importante valore culturale e devozionale oltre che economico – erano stati, nell’estate di due anni fa e dopo un’intensa attività investigativa, i Carabinieri per la Tutela del Patrimonio culturale di Udine. La statua era stata infatti rinvenuta nel negozio di un professionista friulano del settore. Al termine di un necessario iter burocratico questa mattina, giovedì 4 aprile, è stata restituita con una simbolica cerimonia svoltasi nella Sala della Maddalena del Palazzo dei Vescovi di Novara. A prenderla in consegna il vicario generale della Diocesi gaudenziana, monsignor Fausto Cossalter; don Giuseppe Vanzan, parroco della chiesa di San Giacomo Maggiore di Fobello; e l’architetto Paolo Mira, direttore dell’ufficio per i Beni culturali ecclesiastici di Novara.

L’architetto Mira ha espresso la gratitudine all’Arma per la «felice conclusione della vicenda dopo un lungo percorso, frutto di un lavoro meticoloso da parte del Nucleo di Tutela con il quale spesso abbiamo a che fare e al quale abbiamo fornito tutte le indicazioni in nostro possesso per giungere all’identificazione di questo bene. Per arrivare a un recupero è importante avere una denuncia, ma soprattutto essere in possesso di una documentazione completa, frutto di un’importante catalogazione, che anche la nostra Diocesi ha avviato aderendo a un progetto nazionale». L’aver avuto a disposizione le immagini di quelle che sono state definite le “statue sorelle” «ci ha consentito di notare questa precisa corrispondenza, facilitando l’identificazione di quest’opera, che rappresenta sempre e comunque la testimonianza storica di una comunità».


Un semplice ma al tempo stesso «grande grazie» è stato espresso da monsignor Cossalter: «Non è la prima volta che otteniamo la restituzione di un bene appartenente alla Diocesi al termine di un lavoro nascosto ma importante. Nel nostro vasto territorio sono presenti qualcosa come millesettecento tra chiese e oratori. Da questo punto di vista è importante il lavoro di inventario che gli uffici stanno compiendo e che per il momento ha consentito la catalogazione di 110 mila opere, ma forse si tratta di solo un terzo».

I dettagli dell’operazione sono stati illustrati dal maggiore Alessandro Volpini, comandante del Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio culturale di Udine: «Si è trattato di un recupero eseguito sul nostro territorio attraverso quello che per la maggior parte del nostro tempo costituisce la base investigativa di monitoraggio dei beni di questo tipo, che vengono posti in vendita nelle varie forme, oltre al mercato dei negozi del settore anche attraverso l’online».

«In questo caso – ha proseguito – da una doppia investigazione (catalogo a base d’asta e negozio di antiquariato) è stato possibile consultare la banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti. Un archivio, quello italiano, più importante al mondo per quanto riguarda il numero di file contenuti». Nello specifico, la statua ritrovata non è sempre rimasta in Italia: «Dal momento del suo furto ha poi seguito un percorso che l’ha portata in Germania. Come spesso accade è poi passata di mano attraverso vendite specializzate. In seguito è stata acquistata da un importante antiquario che l’aveva esposta in vetrina. Grazie poi all’attività di uno dei militari, il maresciallo capo Luigi Portacci, una volta riscontrata attraverso la banca dati, intesa con la Procura di Udine, abbiamo effettuato un sequestro con un profilo di responsabilità penale in capo all’ultimo venditore (ricettazione di beni culturali il reato ipotizzato, ndr) attenuata dalla buona fede e dalla sua collaborazione».

Per il maggiore Volpini questo genere di furti non rappresentano una novità: «Molto spesso passano attraverso il mercato estero per poi rientrare successivamente in Italia. Il messaggio di carattere preventivo che vogliamo trasmettere vale per tutti. Chi ha in casa dei beni di questo tipo deve documentarli con fotografie, per agevolarci nella fase di recupero».

«Quando ci è stata data questa notizia – ha detto invece don Vanzan – ci siamo rincuorati tutti. Posso anticipare che per l’occasione organizzeremo una festa importante in occasione della Madonna del Carmine, copatrona di Cravagliana, la terza domenica di luglio».

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Dopo quasi mezzo secolo l’antica statua lignea torna alla diocesi di Novara

Il manufatto, risalente al XVII secolo, rubato nel 1976 e recuperato dai Carabinieri per la Tutela del Patrimonio culturale di Udine, è stato riconsegnato questa mattina. Tornerà nella chiesa di Cravagliana, comune della Val Mastellone

Ci sono voluti 48 anni ma alla fine un’antica statua lignea policroma di poco più di 70 centimetri di alzetta e raffigurante un santo ritornerà nella sua originaria sede. Ad attenderla sarà la parrocchia della Pievana Matrice di Maria Vergine di Cravagliana, comune della Val Mastellone (un settore laterale della Valsesia, in provincia di Vercelli ma appartenente alla Diocesi di Novara), dalla quale era stata sottratta nell’ormai lontano 1976.

A individuare e recuperare il manufatto – risalente al XVII secolo, dall’importante valore culturale e devozionale oltre che economico – erano stati, nell’estate di due anni fa e dopo un’intensa attività investigativa, i Carabinieri per la Tutela del Patrimonio culturale di Udine. La statua era stata infatti rinvenuta nel negozio di un professionista friulano del settore. Al termine di un necessario iter burocratico questa mattina, giovedì 4 aprile, è stata restituita con una simbolica cerimonia svoltasi nella Sala della Maddalena del Palazzo dei Vescovi di Novara. A prenderla in consegna il vicario generale della Diocesi gaudenziana, monsignor Fausto Cossalter; don Giuseppe Vanzan, parroco della chiesa di San Giacomo Maggiore di Fobello; e l’architetto Paolo Mira, direttore dell’ufficio per i Beni culturali ecclesiastici di Novara.

L’architetto Mira ha espresso la gratitudine all’Arma per la «felice conclusione della vicenda dopo un lungo percorso, frutto di un lavoro meticoloso da parte del Nucleo di Tutela con il quale spesso abbiamo a che fare e al quale abbiamo fornito tutte le indicazioni in nostro possesso per giungere all’identificazione di questo bene. Per arrivare a un recupero è importante avere una denuncia, ma soprattutto essere in possesso di una documentazione completa, frutto di un’importante catalogazione, che anche la nostra Diocesi ha avviato aderendo a un progetto nazionale». L’aver avuto a disposizione le immagini di quelle che sono state definite le “statue sorelle” «ci ha consentito di notare questa precisa corrispondenza, facilitando l’identificazione di quest’opera, che rappresenta sempre e comunque la testimonianza storica di una comunità».


Un semplice ma al tempo stesso «grande grazie» è stato espresso da monsignor Cossalter: «Non è la prima volta che otteniamo la restituzione di un bene appartenente alla Diocesi al termine di un lavoro nascosto ma importante. Nel nostro vasto territorio sono presenti qualcosa come millesettecento tra chiese e oratori. Da questo punto di vista è importante il lavoro di inventario che gli uffici stanno compiendo e che per il momento ha consentito la catalogazione di 110 mila opere, ma forse si tratta di solo un terzo».

I dettagli dell’operazione sono stati illustrati dal maggiore Alessandro Volpini, comandante del Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio culturale di Udine: «Si è trattato di un recupero eseguito sul nostro territorio attraverso quello che per la maggior parte del nostro tempo costituisce la base investigativa di monitoraggio dei beni di questo tipo, che vengono posti in vendita nelle varie forme, oltre al mercato dei negozi del settore anche attraverso l’online».

«In questo caso – ha proseguito – da una doppia investigazione (catalogo a base d’asta e negozio di antiquariato) è stato possibile consultare la banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti. Un archivio, quello italiano, più importante al mondo per quanto riguarda il numero di file contenuti». Nello specifico, la statua ritrovata non è sempre rimasta in Italia: «Dal momento del suo furto ha poi seguito un percorso che l’ha portata in Germania. Come spesso accade è poi passata di mano attraverso vendite specializzate. In seguito è stata acquistata da un importante antiquario che l’aveva esposta in vetrina. Grazie poi all’attività di uno dei militari, il maresciallo capo Luigi Portacci, una volta riscontrata attraverso la banca dati, intesa con la Procura di Udine, abbiamo effettuato un sequestro con un profilo di responsabilità penale in capo all’ultimo venditore (ricettazione di beni culturali il reato ipotizzato, ndr) attenuata dalla buona fede e dalla sua collaborazione».

Per il maggiore Volpini questo genere di furti non rappresentano una novità: «Molto spesso passano attraverso il mercato estero per poi rientrare successivamente in Italia. Il messaggio di carattere preventivo che vogliamo trasmettere vale per tutti. Chi ha in casa dei beni di questo tipo deve documentarli con fotografie, per agevolarci nella fase di recupero».

«Quando ci è stata data questa notizia – ha detto invece don Vanzan – ci siamo rincuorati tutti. Posso anticipare che per l’occasione organizzeremo una festa importante in occasione della Madonna del Carmine, copatrona di Cravagliana, la terza domenica di luglio».

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