È tornata a splendere la vetrata storica Campari vandalizzata

Un anno dopo l'episodio campeggia di nuovo all'ingresso del Caffé Santos, dov'era da oltre 40 anni, grazie all'intervento della restauratrice Soheila Dilfanian

È tornata a splendere la vetrata storica Campari vandalizzata un anno fa all’ingresso del Caffè Santos. L’opera è tornata al suo posto grazie al lavoro di Soheila Dilfanian, artigiana vetraia di origine iraniana che da decenni vive all’ombra dell’abbazia di San Nazzaro Sesia, specializzata nel restauro di vetrate antiche.

La vetrata era andata in frantumi la sera del 14 luglio 2020: qualcuno si era appeso al lampioncino che la sovrastava, facendolo cedere e finendo contro la vetrata (leggi qui).

«Era il simbolo del locale, nelle foto che risalgono a prima del ’39 era già collocato nella stessa posizione – aveva commentato la titolare del locale Manola Antonelli – Diciamo che ci ha un po’ perso tutta la città e i tanti attestati di rammarico e solidarietà, ricevuti in queste ore, mi danno conferma che i novaresi ci erano davvero affezionati, anche per il fatto che il Campari è novarese».
La notizia aveva davvero fatto il giro della città e proprio questo tam tam ha contribuito a far sì che l’opera sia tornata al suo posto, dov’era da più di 40 anni.

Soheila Dilfanian accanto a quel che resta della vetrata vandalizzata

«Il fatto era arrivato alle orecchie della mia collaboratrice Lucia Pagnoni, che si è interessata per capire se fosse possibile restaurarla – spiega Soheila Dilfanian – Lucia ha capito subito che si trattava di un lavoro complesso, impossibile da fare da sola, così mi ha contattato».

La vetrata è quindi finita nel laboratorio di San Nazzaro Sesia. «Abbiamo valutato diverse soluzioni, ma alla fine abbiamo dovuto constatare che il resturo era impossibile – ammette – Era troppo danneggiata e non avrebbe più potuto essere appesa, inoltre aveva perso buona parte della pigmentazione. Così abbiamo scelto di riprodurla in modo tale che fosse il più possibile fedele all’originale, avviando una ricerca storica».

Così si è scoperto che la vetrata in questione era la riproduzione su vetro del manifesto in stile Liberty “BL7 – Cordial Campari”, realizzato da Marcello Dudovich fra il 1914 e il 1915 e parte della collezione Salce del Museo nazionale di Treviso. L’artista triestino, tra i più grandi litografi del XX Secolo, collaborò alla rivista Novissima, considerata il Manifesto della Grafica Moderna. Progetto in cui furono coinvolti anche nomi del calibro di Giacomo Balla, Gaetano Previati e il novarese Felice Casorati.

Per la realizzazione della nuova vetrata «il lavoro è stato condotto a più mani – spiega Soheila – In primis abbiamo riprodotto l’opera usando dei lucidi, proprio per essere il più fedele possibile all’originale. Il lucido è quindi stato collocato su un filetto di vetro, sotto al quale abbiamo messo uno specchio, perché di fatto si lavora al rovescio». Rispetto a quella andata distrutta la vetrata nuova è «più spessa: gli abbiamo applicato del vetro stratificato di sicurezza, perché possa essere più resistente. Ma non siamo potute andare oltre con lo spessore, per riuscire a ricollocarla nella cornice», unica cosa rimasta di quella storica. Soheila Dilfanian ha realizzato oggetti vitrei per importanti case di moda, restaura vetrate ecclesiastiche e da 15 anni collabora con la Venaria Reale (leggi qui).

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Elena Ferrara

Nata a Novara, diplomata al liceo scientifico Antonelli, si è poi laureata in Scienze della Comunicazione multimediale all'Università degli studi di Torino. Iscritta all'albo dei giornalisti pubblicisti dal 2006.

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Un anno dopo l’episodio campeggia di nuovo all’ingresso del Caffé Santos, dov’era da oltre 40 anni, grazie all’intervento della restauratrice Soheila Dilfanian

È tornata a splendere la vetrata storica Campari vandalizzata un anno fa all'ingresso del Caffè Santos. L'opera è tornata al suo posto grazie al lavoro di Soheila Dilfanian, artigiana vetraia di origine iraniana che da decenni vive all'ombra dell'abbazia di San Nazzaro Sesia, specializzata nel restauro di vetrate antiche.

La vetrata era andata in frantumi la sera del 14 luglio 2020: qualcuno si era appeso al lampioncino che la sovrastava, facendolo cedere e finendo contro la vetrata (leggi qui).

«Era il simbolo del locale, nelle foto che risalgono a prima del ’39 era già collocato nella stessa posizione – aveva commentato la titolare del locale Manola Antonelli – Diciamo che ci ha un po’ perso tutta la città e i tanti attestati di rammarico e solidarietà, ricevuti in queste ore, mi danno conferma che i novaresi ci erano davvero affezionati, anche per il fatto che il Campari è novarese».
La notizia aveva davvero fatto il giro della città e proprio questo tam tam ha contribuito a far sì che l'opera sia tornata al suo posto, dov'era da più di 40 anni.

Soheila Dilfanian accanto a quel che resta della vetrata vandalizzata

«Il fatto era arrivato alle orecchie della mia collaboratrice Lucia Pagnoni, che si è interessata per capire se fosse possibile restaurarla – spiega Soheila Dilfanian – Lucia ha capito subito che si trattava di un lavoro complesso, impossibile da fare da sola, così mi ha contattato».

La vetrata è quindi finita nel laboratorio di San Nazzaro Sesia. «Abbiamo valutato diverse soluzioni, ma alla fine abbiamo dovuto constatare che il resturo era impossibile – ammette – Era troppo danneggiata e non avrebbe più potuto essere appesa, inoltre aveva perso buona parte della pigmentazione. Così abbiamo scelto di riprodurla in modo tale che fosse il più possibile fedele all'originale, avviando una ricerca storica».

Così si è scoperto che la vetrata in questione era la riproduzione su vetro del manifesto in stile Liberty “BL7 – Cordial Campari”, realizzato da Marcello Dudovich fra il 1914 e il 1915 e parte della collezione Salce del Museo nazionale di Treviso. L'artista triestino, tra i più grandi litografi del XX Secolo, collaborò alla rivista Novissima, considerata il Manifesto della Grafica Moderna. Progetto in cui furono coinvolti anche nomi del calibro di Giacomo Balla, Gaetano Previati e il novarese Felice Casorati.

Per la realizzazione della nuova vetrata «il lavoro è stato condotto a più mani – spiega Soheila – In primis abbiamo riprodotto l'opera usando dei lucidi, proprio per essere il più fedele possibile all'originale. Il lucido è quindi stato collocato su un filetto di vetro, sotto al quale abbiamo messo uno specchio, perché di fatto si lavora al rovescio». Rispetto a quella andata distrutta la vetrata nuova è «più spessa: gli abbiamo applicato del vetro stratificato di sicurezza, perché possa essere più resistente. Ma non siamo potute andare oltre con lo spessore, per riuscire a ricollocarla nella cornice», unica cosa rimasta di quella storica. Soheila Dilfanian ha realizzato oggetti vitrei per importanti case di moda, restaura vetrate ecclesiastiche e da 15 anni collabora con la Venaria Reale (leggi qui).

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Nata a Novara, diplomata al liceo scientifico Antonelli, si è poi laureata in Scienze della Comunicazione multimediale all'Università degli studi di Torino. Iscritta all'albo dei giornalisti pubblicisti dal 2006.