«Educare i più piccoli alla cultura del dono»

Il complesso del Broletto ha ospitato la prima edizione di ABCday, iniziativa della Fondazione Comunità Novarese Onlus dedicata ai più piccoli. Il presidente Maggi: «Una sfida che ci ha permesso di conoscere meglio la nostra realtà»

Salone dell’Arengo, ma anche tutti gli altri spazi “indoor” del complesso del Broletto (a causa della giornats piovosa), gremiti di bambini nel pomeriggio di oggi, sabato 20 maggio, per l’atto conclusivo della prima edizione di ABCday. Il progetto, ideato, promosso e realizzato dalla Fondazione Comunità Novarese Onlus con la collaborazione dell’associazione Creattivi e al Dipartimento educativo del Museo Ma*Ga di Gallarate, definito da qualcuno ancora in fase sperimentale, ma con un format apparso azzeccato e coinvolgente.

Tanti momenti magici, fra letture e laboratori, ma anche uno spazio a momenti per «educare i più piccoli, fin dai primi anni, alla cultura del dono». Lo ha detto il presidente della Fondazione Comunità Novarese Onlus Davide Maggi che, rivolgendosi a questo particolare pubblico, ha voluto ricordare l’importanza di due parole come «amicizia e grazie. L’amicizia è un sentimento bellissimo, che nasce proprio dal dono. Voi che avete fatto questo percorso avete avuto modo di apprezzare questo aspetto. Grazie alle belle amicizie nascono le comunità. Una lezione che dovremo imparare anche noi adulti». Maggi non ha dimenticato di rivolgere un pensiero a quanto accaduto in Emilia Romagna, soffermandosi sulle operazioni di soccorso: «Tanti ragazzi si sono donati per portare avanti un progetto di recupero di quei territori, Grazie al dono di ciascuno, non soltanto di denaro ma anche personale. E poi un grazie a tutti quelli che hanno partecipato a questo progetto. Una sfida che per la prima volta la nostra Fondazione ha voluto mettere in campo, proprio partendo dal dono». Un progetto «utile, che ci ha permesso di conoscere meglio la nostra realtà e che dove proseguire. Come un albero ha messo le radici e ora deve crescere».


Un’iniziativa nata per diffondere la cultura del dono, da sempre vera mission della Fondazione, fra i bambini delle scuole primarie (nello specifico sono stese coinvolte le classi quarte e quinte di cinque istituti comprensivi della provincia di Novara per un totale di duecento scolari). Ma il pomeriggio magico con laboratori e letture animate, ha avuto il suo momento principale con la partecipazione dello scrittore Alessandro Barbaglia, che oltre ad aver scritto nell’occasione un racconto, lo ha poi narrato con la sua consueta teatralità a un pubblico particolare.


E’ stato un lavoro molto interessante – ci ha poi detto Barbaglia – Chiedersi cosa sia la cultura del dono, per poi scrivere un racconto che avesse appunto il dono come oggetto, ma senza farlo diventare una sorta di “trattatello” saggistico. Alla fine mi sono convinto di questo: tutti noi nasciamo con un dono che ci caratterizza, quello del nostro nome. La nostra storia inizia con il nostro nome, che non abbiamo scelto noi». Partendo da questa idea Barbaglia ha voluto poi scoprire qual è il dono che si cela dietro il nome di ciascuno di noi, come il protaganista della storia, dal nome… chilometrico: «Andando alla ricerca del proprio nome ognuno di noi può capire chi sia».


Andando nelle classi che hanno collaborato al progetto Barbaglia ha avuto modo di confrontarsi con diverse realtà. Certe diseguaglianze sono state percepite? «Le storie sulle quali lavoro sono sempre “democratiche”. L’accesso alla cultura per qualcuno può essere difficoltoso. Non tutte le famiglie forse possono permettersi di andare in un museo o acquistare regolarmente libri. Ma forse anche questa è cultura del dono: provare a fare un passo indietro e a presentare la cultura come la possibilità di sedersi tutti insieme intorno a una storia e a evocare una meraviglia. A quel punto l’immaginazione non è soltanto gratuita, ma diventa un muscolo. Allenandolo lo rendiamo sempre più forte». Ma i personaggi raccontati da Barbaglia hanno preso forma grazie all’importante contributo dell’illustratrice Valeria Belloro, che ha poi eseguito in diretta, davanti agli occhi sgranati dei più piccoli, alcuni disegni.

«E’ un progetto – ci ha infine confidato ancora Maggi – che vuole svilupparsi nel futuro proprio per cercare di farlo conoscere anche a chi non ha avuto occasione quest’anno di frequentare le classi dove è stato presentato, ma che magari avrà l’opportunità di farlo in un prossimo futuro. Speriamo possa proseguire con le sue gambe, per diffondere sempre di più la cultura del dono».

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Luca Mattioli

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«Educare i più piccoli alla cultura del dono»

Il complesso del Broletto ha ospitato la prima edizione di ABCday, iniziativa della Fondazione Comunità Novarese Onlus dedicata ai più piccoli. Il presidente Maggi: «Una sfida che ci ha permesso di conoscere meglio la nostra realtà»

Salone dell’Arengo, ma anche tutti gli altri spazi “indoor” del complesso del Broletto (a causa della giornats piovosa), gremiti di bambini nel pomeriggio di oggi, sabato 20 maggio, per l’atto conclusivo della prima edizione di ABCday. Il progetto, ideato, promosso e realizzato dalla Fondazione Comunità Novarese Onlus con la collaborazione dell’associazione Creattivi e al Dipartimento educativo del Museo Ma*Ga di Gallarate, definito da qualcuno ancora in fase sperimentale, ma con un format apparso azzeccato e coinvolgente.

Tanti momenti magici, fra letture e laboratori, ma anche uno spazio a momenti per «educare i più piccoli, fin dai primi anni, alla cultura del dono». Lo ha detto il presidente della Fondazione Comunità Novarese Onlus Davide Maggi che, rivolgendosi a questo particolare pubblico, ha voluto ricordare l’importanza di due parole come «amicizia e grazie. L’amicizia è un sentimento bellissimo, che nasce proprio dal dono. Voi che avete fatto questo percorso avete avuto modo di apprezzare questo aspetto. Grazie alle belle amicizie nascono le comunità. Una lezione che dovremo imparare anche noi adulti». Maggi non ha dimenticato di rivolgere un pensiero a quanto accaduto in Emilia Romagna, soffermandosi sulle operazioni di soccorso: «Tanti ragazzi si sono donati per portare avanti un progetto di recupero di quei territori, Grazie al dono di ciascuno, non soltanto di denaro ma anche personale. E poi un grazie a tutti quelli che hanno partecipato a questo progetto. Una sfida che per la prima volta la nostra Fondazione ha voluto mettere in campo, proprio partendo dal dono». Un progetto «utile, che ci ha permesso di conoscere meglio la nostra realtà e che dove proseguire. Come un albero ha messo le radici e ora deve crescere».


Un’iniziativa nata per diffondere la cultura del dono, da sempre vera mission della Fondazione, fra i bambini delle scuole primarie (nello specifico sono stese coinvolte le classi quarte e quinte di cinque istituti comprensivi della provincia di Novara per un totale di duecento scolari). Ma il pomeriggio magico con laboratori e letture animate, ha avuto il suo momento principale con la partecipazione dello scrittore Alessandro Barbaglia, che oltre ad aver scritto nell’occasione un racconto, lo ha poi narrato con la sua consueta teatralità a un pubblico particolare.


E’ stato un lavoro molto interessante – ci ha poi detto Barbaglia – Chiedersi cosa sia la cultura del dono, per poi scrivere un racconto che avesse appunto il dono come oggetto, ma senza farlo diventare una sorta di “trattatello” saggistico. Alla fine mi sono convinto di questo: tutti noi nasciamo con un dono che ci caratterizza, quello del nostro nome. La nostra storia inizia con il nostro nome, che non abbiamo scelto noi». Partendo da questa idea Barbaglia ha voluto poi scoprire qual è il dono che si cela dietro il nome di ciascuno di noi, come il protaganista della storia, dal nome… chilometrico: «Andando alla ricerca del proprio nome ognuno di noi può capire chi sia».


Andando nelle classi che hanno collaborato al progetto Barbaglia ha avuto modo di confrontarsi con diverse realtà. Certe diseguaglianze sono state percepite? «Le storie sulle quali lavoro sono sempre “democratiche”. L’accesso alla cultura per qualcuno può essere difficoltoso. Non tutte le famiglie forse possono permettersi di andare in un museo o acquistare regolarmente libri. Ma forse anche questa è cultura del dono: provare a fare un passo indietro e a presentare la cultura come la possibilità di sedersi tutti insieme intorno a una storia e a evocare una meraviglia. A quel punto l’immaginazione non è soltanto gratuita, ma diventa un muscolo. Allenandolo lo rendiamo sempre più forte». Ma i personaggi raccontati da Barbaglia hanno preso forma grazie all’importante contributo dell’illustratrice Valeria Belloro, che ha poi eseguito in diretta, davanti agli occhi sgranati dei più piccoli, alcuni disegni.

«E’ un progetto – ci ha infine confidato ancora Maggi – che vuole svilupparsi nel futuro proprio per cercare di farlo conoscere anche a chi non ha avuto occasione quest’anno di frequentare le classi dove è stato presentato, ma che magari avrà l’opportunità di farlo in un prossimo futuro. Speriamo possa proseguire con le sue gambe, per diffondere sempre di più la cultura del dono».

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