Effetto Covid, 534 novaresi “non dovevano” morire

Sono 534 i novaresi che “statisticamente” non sarebbero dovuti morire e, invece, nell’anno del Covid, non si sono più. Un dato drammatico in un territorio che continua ad essere fra i più colpiti dai decessi di persone positive al coronavirus. Senza dimenticare che proprio ieri all’Ospedale Maggiore di Novara si è registrato il maggior numero di morti giornaliere della seconda ondata, 9, dopo aver toccato quota 8 il 3 e il 6 dicembre.

Il quadro si desume dall’analisi di un recente report dell’Istat e dal confronto per macroregioni dei dati ministeriali diffusi con i consueti bollettini giornalieri fino a lunedì 14 dicembre.

Anzitutto l’Istat che, a inizio mese, ha pubblicato i dati dei decessi di tutti i 7.903 Comuni italiani, relativamente al periodo 1° gennaio – 30 settembre del 2020, confrontato con la media dello stesso periodo negli anni dal 2015-2019.

 

 

CHI NON “SAREBBE DOVUTO MORIRE”, NOVARA PEGGIORE

Il report dell’Istat aiuta a capire quante persone sono effettivamente decedute, sia perché non registrate come casi Covid o anche drammaticamente morte per altre patologie in un periodo di emergenza sanitaria. Insomma, come le ha definite qualcuno, per persone che “statisticamente” non sarebbero dovute morire, vista la tendenza dei decessi dei cinque anni precedenti.

Nei primi nove mesi dell’anno in Piemonte sono morte 44.991 persone, 4.789 in più rispetto alla media degli anni 2015/19, cioè l’11,9% in più e in Provincia di Novara i decessi sono stati 3670, cioè 534 in più della media del quinquennio precedente, ovvero il + 17%, che rappresenta il maggior incremento in Regione. Seguono Biella +16,7%, Alessandria +16,3%, Vercelli +14,9% Torino +11,9% in piena media regionale, poi Asti +10,7%, Cuneo +5% e infine e Verbano Cusio Ossola +4,9%.

Va considerato che negli ultimi cinque anni, e così anche a gennaio e febbraio 2020, il numero di decessi è sempre stato inferiore all’anno precedente. Dallo scorso marzo, invece, una drammatica inversione di tendenza. In provincia di Novara 618 morti in più nel trimestre marzo-maggio, cioè il +60% sulla media 2015/19, in linea con il dato del Nord Italia, superiore all’incremento del Piemonte (+47%) e di tutte le altre Regioni italiane, ad eccezione della Lombardia (+111%).

Il Novarese registra poi una lieve diminuzione di mortalità tra giugno e settembre (-0,8%) rispetto al quinquennio precedente con prevalenza sugli ultimi due mesi, ma se si considerano i sette mesi di pandemia l’incremento di mortalità sale al +26,6%.

Nel periodo di pandemia, marzo-settembre, i dati Istat guardano anche alle morti provocate sulle persone con più di 65 anni, dove il rapporto è ancora più drammatico: 591 anziani, di cui oltre il 60% sopra gli 85 anni, sono i morti in più rispetto alla media degli anni precedenti. In percentuale il +28,4% fra tutti gli over65 e il +33,7% guardando agli over85. Sono i nostri genitori, i nostri nonni, la memoria storica delle nostre comunità.

La mortalità generale, sempre tra marzo e settembre, non è comunque territorialmente omogenea: ci sono comuni con più decessi ed altri con meno. Sono Tornaco (9 quest’anno, 4 la media del passato) e Borgolavezzaro (43 nel 2020 contro i precedenti 19), nella Bassa, a lamentare il maggior incremento di decessi sul passato, rispettivamente +125% e +122%. Raddoppio di casi anche a Cavallirio e a Mezzomerico (in entrambi 12 contro 6). Tra i centri oltre i diecimila abitanti emergono Cameri (61 rispetto a 42, +46,6%), Galliate (120 rispetto a 87, +38,2%), Borgomanero (166 rispetto a 124, +34,3%) e Oleggio (108 rispetto a 81, +33%). Sopra la media provinciale anche il capoluogo: a Novara quest’anno 860 decessi, 207 in più della media del quinquennio precedente, cioè il +31,8%.

Sul fronte opposto, con un numero inferiore di decessi sul passato, 27 paesi, diversi dei quali stanno anche registrando una scarsa presenza di persone positive al Covid. Su tutti Vinzaglio (1 decesso quest’anno contro i 6 medi del passato, -83%), poi Colazza (1 a 3, -70,6%), Pisano (2 a 4) e Castellazzo Novarese (1 a 2) entrambi con il numero dimezzato. Tra i centri maggiori Briga Novarese (14 rispetto a 17, -16,7%), Suno (20 s 25, -20%), Dormelletto (18 a 24, -26,2%) e Caltignaga (14 a 15, -7,9%).

LA MORTALITA’ PER CASI COVID ACCERTATI

Il Nord Ovest d’Italia a lunedì 14 dicembre 2020 ha registrato 34.040 persone morte per essersi ammalate di Covid, secondo i dati quotidianamente diffusi dal Ministero della Salute: è più della metà (il 52,4%) dei 65.011 morti in Italia. Ma il dato che più racconta la situazione è il rapporto dei decessi con la popolazione: 266 su 100mila abitanti contro una media nazionale di 108, sotto la quale sono tutte le altre macroregioni italiane: Nord Est 99, Centro 85, Sud 35, Isole 4.

In Piemonte il maggior numero di decessi in provincia di Torino (3.299, il 46% regionale), ma è Alessandria la più colpita (258 morti su 100mila abitanti), davanti ad Asti (200), Vercelli (197), Biella (176) e Novara (163) con 601 morti, l’8,4% dei piemontesi.

Il dato si è reso evidente nel corso della prima ondata della pandemia: tra il 14 marzo e il 14 maggio l’Italia ha registrato 30.102 decessi di cui 19.305 (64,1%) nel Nord Ovest che ha visto un’incidenza di 171 morti per Covid ogni 100mila abitanti (davanti al Nord Est 45, Centro 27, Sud 8, Isole meno di 1). Nella prima ondata il Piemonte ha visto 3.447 decessi, cioè l’11,5% dell’Italia, seguendo la Lombardia (14.406 decessi, 47,9%) ed anche l’Emilia-Romagna (3.729 decessi, 12,4%). Rispetto alla popolazione la prima ondata ha colpito più duramente del Piemonte (79 morti ogni 100mila abitanti) Lombardia (143), Valle d’Aosta (111), Liguria (85) ed Emilia-Romagna (84). Tra le province piemontesi Alessandria ha visto il maggior numero di decessi su popolazione (145), poi Vercelli (105), Asti (98), Biella (95) e Novara (81) con 300 persone morte di Covid.

In questa seconda ondata un quadro non dissimile, ma con maggior carico sul Centro-Sud. Dal 1° ottobre a ieri l’Italia ha registrato 29.117 decessi di cui 11.171 (38,4%) nel Nord Ovest, 6.438 (22,1%) nel Nord Est, 4.957 (17%) al Centro, 4.429 (15,2%) al Sud e 2.122 (7,3%) nelle Isole. Tra le Regioni sempre in testa la Lombardia (24% del totale) con il Piemonte di nuovo seconda: 2.972 morti, il 10,2% del totale italiano, cioè 68 decessi ogni 100mila abitanti, a fronte dei 69 in Lombardia e Liguria, ma dietro ai 164 della Valle d’Aosta e ai 73 del Friuli V.G. Tra le province piemontesi Novara è ora sotto la media (222 morti, cioè 60 su popolazione) mentre più colpita è sempre Alessandria (96 casi ogni 100mila abitanti), poi Asti (81) e le altre piemontesi fra 57 e 65.

Nel grafico è illustrato l’andamento della mortalità su popolazione (100mila abitanti) nelle cinque macroregioni italiane, mese per mese, in un raffronto reso omogeneo fornendo il dato medio rispetto al numero di giorni considerati in ciascun mese.

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Antonio Maio

Nato a Lecco il 26 febbraio 1957, vive a Novara dal 1966. Giornalista dal 1986 ha svolto la professione quasi esclusivamente ai settimanali della Diocesi di Novara fino a diventarne direttore.

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Effetto Covid, 534 novaresi “non dovevano” morire

Sono 534 i novaresi che “statisticamente” non sarebbero dovuti morire e, invece, nell’anno del Covid, non si sono più. Un dato drammatico in un territorio che continua ad essere fra i più colpiti dai decessi di persone positive al coronavirus. Senza dimenticare che proprio ieri all’Ospedale Maggiore di Novara si è registrato il maggior numero di morti giornaliere della seconda ondata, 9, dopo aver toccato quota 8 il 3 e il 6 dicembre. Il quadro si desume dall’analisi di un recente report dell’Istat e dal confronto per macroregioni dei dati ministeriali diffusi con i consueti bollettini giornalieri fino a lunedì 14 dicembre. Anzitutto l’Istat che, a inizio mese, ha pubblicato i dati dei decessi di tutti i 7.903 Comuni italiani, relativamente al periodo 1° gennaio - 30 settembre del 2020, confrontato con la media dello stesso periodo negli anni dal 2015-2019.     CHI NON “SAREBBE DOVUTO MORIRE”, NOVARA PEGGIORE Il report dell’Istat aiuta a capire quante persone sono effettivamente decedute, sia perché non registrate come casi Covid o anche drammaticamente morte per altre patologie in un periodo di emergenza sanitaria. Insomma, come le ha definite qualcuno, per persone che “statisticamente” non sarebbero dovute morire, vista la tendenza dei decessi dei cinque anni precedenti. Nei primi nove mesi dell’anno in Piemonte sono morte 44.991 persone, 4.789 in più rispetto alla media degli anni 2015/19, cioè l’11,9% in più e in Provincia di Novara i decessi sono stati 3670, cioè 534 in più della media del quinquennio precedente, ovvero il + 17%, che rappresenta il maggior incremento in Regione. Seguono Biella +16,7%, Alessandria +16,3%, Vercelli +14,9% Torino +11,9% in piena media regionale, poi Asti +10,7%, Cuneo +5% e infine e Verbano Cusio Ossola +4,9%. Va considerato che negli ultimi cinque anni, e così anche a gennaio e febbraio 2020, il numero di decessi è sempre stato inferiore all’anno precedente. Dallo scorso marzo, invece, una drammatica inversione di tendenza. In provincia di Novara 618 morti in più nel trimestre marzo-maggio, cioè il +60% sulla media 2015/19, in linea con il dato del Nord Italia, superiore all’incremento del Piemonte (+47%) e di tutte le altre Regioni italiane, ad eccezione della Lombardia (+111%). Il Novarese registra poi una lieve diminuzione di mortalità tra giugno e settembre (-0,8%) rispetto al quinquennio precedente con prevalenza sugli ultimi due mesi, ma se si considerano i sette mesi di pandemia l’incremento di mortalità sale al +26,6%. Nel periodo di pandemia, marzo-settembre, i dati Istat guardano anche alle morti provocate sulle persone con più di 65 anni, dove il rapporto è ancora più drammatico: 591 anziani, di cui oltre il 60% sopra gli 85 anni, sono i morti in più rispetto alla media degli anni precedenti. In percentuale il +28,4% fra tutti gli over65 e il +33,7% guardando agli over85. Sono i nostri genitori, i nostri nonni, la memoria storica delle nostre comunità. La mortalità generale, sempre tra marzo e settembre, non è comunque territorialmente omogenea: ci sono comuni con più decessi ed altri con meno. Sono Tornaco (9 quest’anno, 4 la media del passato) e Borgolavezzaro (43 nel 2020 contro i precedenti 19), nella Bassa, a lamentare il maggior incremento di decessi sul passato, rispettivamente +125% e +122%. Raddoppio di casi anche a Cavallirio e a Mezzomerico (in entrambi 12 contro 6). Tra i centri oltre i diecimila abitanti emergono Cameri (61 rispetto a 42, +46,6%), Galliate (120 rispetto a 87, +38,2%), Borgomanero (166 rispetto a 124, +34,3%) e Oleggio (108 rispetto a 81, +33%). Sopra la media provinciale anche il capoluogo: a Novara quest’anno 860 decessi, 207 in più della media del quinquennio precedente, cioè il +31,8%. Sul fronte opposto, con un numero inferiore di decessi sul passato, 27 paesi, diversi dei quali stanno anche registrando una scarsa presenza di persone positive al Covid. Su tutti Vinzaglio (1 decesso quest’anno contro i 6 medi del passato, -83%), poi Colazza (1 a 3, -70,6%), Pisano (2 a 4) e Castellazzo Novarese (1 a 2) entrambi con il numero dimezzato. Tra i centri maggiori Briga Novarese (14 rispetto a 17, -16,7%), Suno (20 s 25, -20%), Dormelletto (18 a 24, -26,2%) e Caltignaga (14 a 15, -7,9%). LA MORTALITA’ PER CASI COVID ACCERTATI Il Nord Ovest d’Italia a lunedì 14 dicembre 2020 ha registrato 34.040 persone morte per essersi ammalate di Covid, secondo i dati quotidianamente diffusi dal Ministero della Salute: è più della metà (il 52,4%) dei 65.011 morti in Italia. Ma il dato che più racconta la situazione è il rapporto dei decessi con la popolazione: 266 su 100mila abitanti contro una media nazionale di 108, sotto la quale sono tutte le altre macroregioni italiane: Nord Est 99, Centro 85, Sud 35, Isole 4. In Piemonte il maggior numero di decessi in provincia di Torino (3.299, il 46% regionale), ma è Alessandria la più colpita (258 morti su 100mila abitanti), davanti ad Asti (200), Vercelli (197), Biella (176) e Novara (163) con 601 morti, l’8,4% dei piemontesi. Il dato si è reso evidente nel corso della prima ondata della pandemia: tra il 14 marzo e il 14 maggio l’Italia ha registrato 30.102 decessi di cui 19.305 (64,1%) nel Nord Ovest che ha visto un’incidenza di 171 morti per Covid ogni 100mila abitanti (davanti al Nord Est 45, Centro 27, Sud 8, Isole meno di 1). Nella prima ondata il Piemonte ha visto 3.447 decessi, cioè l’11,5% dell’Italia, seguendo la Lombardia (14.406 decessi, 47,9%) ed anche l’Emilia-Romagna (3.729 decessi, 12,4%). Rispetto alla popolazione la prima ondata ha colpito più duramente del Piemonte (79 morti ogni 100mila abitanti) Lombardia (143), Valle d’Aosta (111), Liguria (85) ed Emilia-Romagna (84). Tra le province piemontesi Alessandria ha visto il maggior numero di decessi su popolazione (145), poi Vercelli (105), Asti (98), Biella (95) e Novara (81) con 300 persone morte di Covid. In questa seconda ondata un quadro non dissimile, ma con maggior carico sul Centro-Sud. Dal 1° ottobre a ieri l’Italia ha registrato 29.117 decessi di cui 11.171 (38,4%) nel Nord Ovest, 6.438 (22,1%) nel Nord Est, 4.957 (17%) al Centro, 4.429 (15,2%) al Sud e 2.122 (7,3%) nelle Isole. Tra le Regioni sempre in testa la Lombardia (24% del totale) con il Piemonte di nuovo seconda: 2.972 morti, il 10,2% del totale italiano, cioè 68 decessi ogni 100mila abitanti, a fronte dei 69 in Lombardia e Liguria, ma dietro ai 164 della Valle d’Aosta e ai 73 del Friuli V.G. Tra le province piemontesi Novara è ora sotto la media (222 morti, cioè 60 su popolazione) mentre più colpita è sempre Alessandria (96 casi ogni 100mila abitanti), poi Asti (81) e le altre piemontesi fra 57 e 65. Nel grafico è illustrato l’andamento della mortalità su popolazione (100mila abitanti) nelle cinque macroregioni italiane, mese per mese, in un raffronto reso omogeneo fornendo il dato medio rispetto al numero di giorni considerati in ciascun mese.

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Antonio Maio

Nato a Lecco il 26 febbraio 1957, vive a Novara dal 1966. Giornalista dal 1986 ha svolto la professione quasi esclusivamente ai settimanali della Diocesi di Novara fino a diventarne direttore.