Gli agricoltori lanciano un grido di disperazione. Due giorni di protesta – ieri davanti alla Prefettura, oggi a Novarello (leggi qui) – per esprimere la loro contrarietà nei confronti del consorzio Est Sesia che martedì ha deciso di chiudere le derivazioni delle bocche di irrigazione per permettere di bagnare i campi di della Lomellina a discapito di quello novaresi.
«Siamo ai minimi storici e abbiamo dovuto fare delle scelte per decidere cosa salvare – racconta Fabio Fabris, titolare della cascina Boscale di Caltignaga -. Abbiamo dovuto far bruciare i prati, i medicali e stiamo con molta fatica cercando di mantenere il mais che è fondamentale per i nostri allevamenti. Noi lavoriamo adesso per stoccare tutto il necessario per trascorrere l’inverno».
«Il 30% del raccolto è ormai andato perso, cerchiamo di portare avanti quello che si può – aggiunge Piero Gerbino, titolare della cascina Tambussa di Tornaco e della cascina Canè di Vespolate -. Le nostre zone confinanti con la Lombardia sono le più colpite, ma il problema è di tutta la categoria. Ieri il consorzio ci ha restituito il 10% di acqua, che cosa ce facciamo? È una percentuale che non arriva neanche ai campi».
I prossimi passi sono stati spiegati dall’imprenditore Roberto Sonzini: «Chiediamo un incontro urgente con il presidente, il direttore e i dirigenti di Est Sesia per ribadire che non è possibile essere accolti dietro a un cancello e sapere cosa verrà detto durante l’assemblea di oggi. Domenica scorsa si è svolto un consiglio di amministrazione urgente durante il quale sono state adottate decisioni trasmesse dopo giorni e immediatamente eseguibili. I quattro metri cubi dati alla Lomellina non hanno salvato nessuno».
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