Falsi rapporti di lavoro per avere le indennità Inps, in 12 verso il processo

Sono residenti fra la provincia di Novara e quelle di Milano e Varese (area Malpensa) per le quali la procura chiede il rinvio a giudizio

Falsi rapporti di lavoro, fittiziamente iniziati e subito terminati, per ottenere l’indennità di disoccupazione. E non solo: grazie ad assunzioni che non si erano mai verificate, molti stranieri riuscivano a stabilizzare la loro presenza sul territorio, presentando i documenti creati ad hoc.

Sono dodici le persone, residenti fra la provincia di Novara e quelle di Milano e Varese (area Malpensa) per le quali la procura chiede il rinvio a giudizio al termine di un’indagine su un sistema di frode che ruotava attorno a una ditta edile di Varallo Pombia, di cui gli indagati risultavano amministratori o dipendenti fittizi: sono accusati a vario titolo di concorso in truffa aggravata alla violazione del testo unico sull’immigrazione, per aver favorito la permanenza di clandestini nel territorio dello Stato. All’udienza preliminare di marzo saranno valutate eventuali richieste di riti alternativi. Fra gli accusati A.C., sessantenne abitante nell’Ovest Ticino già amministratrice della società di Varallo Pombia, ora fallita, e poi altri amministratori dell’epoca e numerose persone che a fasi alterne avevano instaurato con la ditta dei rapporti subordinati in realtà inesistenti – gli assunti non erano mai entrati in servizio -, al termine dei quali scattava la richiesta dell’indennità di disoccupazione da parte dell’Inps.

Ai dodici (c’erano molte più indagati che però sono usciti di scena con dei patteggiamenti) sono contestati fatti dal 2014 al 2017. Alla società di Pombia gli investigatori erano arrivati dopo che l’ufficio immigrazione aveva riscontrato delle anomalie nelle richieste di carte di soggiorno, nella tarda primavera del 2017. Tutte le anomalie riguardavano proprio gli assunti in quell’impresa. Si parla di migliaia e migliaia di euro.

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Falsi rapporti di lavoro per avere le indennità Inps, in 12 verso il processo

Sono residenti fra la provincia di Novara e quelle di Milano e Varese (area Malpensa) per le quali la procura chiede il rinvio a giudizio

Falsi rapporti di lavoro, fittiziamente iniziati e subito terminati, per ottenere l’indennità di disoccupazione. E non solo: grazie ad assunzioni che non si erano mai verificate, molti stranieri riuscivano a stabilizzare la loro presenza sul territorio, presentando i documenti creati ad hoc.

Sono dodici le persone, residenti fra la provincia di Novara e quelle di Milano e Varese (area Malpensa) per le quali la procura chiede il rinvio a giudizio al termine di un’indagine su un sistema di frode che ruotava attorno a una ditta edile di Varallo Pombia, di cui gli indagati risultavano amministratori o dipendenti fittizi: sono accusati a vario titolo di concorso in truffa aggravata alla violazione del testo unico sull’immigrazione, per aver favorito la permanenza di clandestini nel territorio dello Stato. All’udienza preliminare di marzo saranno valutate eventuali richieste di riti alternativi. Fra gli accusati A.C., sessantenne abitante nell’Ovest Ticino già amministratrice della società di Varallo Pombia, ora fallita, e poi altri amministratori dell’epoca e numerose persone che a fasi alterne avevano instaurato con la ditta dei rapporti subordinati in realtà inesistenti – gli assunti non erano mai entrati in servizio -, al termine dei quali scattava la richiesta dell’indennità di disoccupazione da parte dell’Inps.

Ai dodici (c’erano molte più indagati che però sono usciti di scena con dei patteggiamenti) sono contestati fatti dal 2014 al 2017. Alla società di Pombia gli investigatori erano arrivati dopo che l’ufficio immigrazione aveva riscontrato delle anomalie nelle richieste di carte di soggiorno, nella tarda primavera del 2017. Tutte le anomalie riguardavano proprio gli assunti in quell’impresa. Si parla di migliaia e migliaia di euro.

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