Fanghi tossici nei terreni, «Non ci sono criticità ricorrenti». Gli esiti di Arpa Piemonte

Oggi sono arrivati i risultati effettuati ad Agrate Conturbia, Sizzano, Cerano, Marano Ticino, Momo e Galliate

«Dagli esiti analitici nel loro complesso non si sono riscontrate criticità ricorrenti in tutti i punti indagati, per cui non si può confermare un nesso certo di causalità tra le caratteristiche dei gessi di defecazione e i contaminanti riscontrati dalle analisi dei suoli agricoli». È quanto dichiara Angelo Robotto, direttore generale di Arpa Piemonte a seguito delle rilevazioni effettuate sui terreni di Agrate Conturbia, Sizzano, Cerano, Marano Ticino, Momo e Galliate dopo che un’inchiesta dei carabinieri forestali di Brescia aveva accertato la presenza di faghi tossici depositati nei campi di coltivazione. Secondo quanto appurato dai carabinieri, infatti, una società bresciana operante nel settore del recupero di rifiuti, la Wte srl, avrebbe ritirato i fanghi prodotti da numerosi impianti pubblici e privati di depurazione delle acque reflue urbane e industriali, da trattare mediante un procedimento che ne garantisse l’igienizzazione e la trasformazione in sostanze fertilizzanti. Per massimizzare i profitti, invece, la ditta avrebbe omesso di sottoporre i fanghi contaminati al trattamento previsto e aggiunto ulteriori inquinanti come l’acido solforico derivante dal recupero di batterie esauste. L’indagine ha portato alla scoperta di profitti illeciti per oltre per oltre 12 milioni di euro.

Nella giornata di oggi, dunque, sono arrivati i risultati effettuati sui terreni del novarese. «Arpa ha effettuato presso i campi agricoli interessati dallo spargimento dei gessi di defecazione della ditta Wte indagini approfondite sulle caratteristiche analitiche dei suoli, con lo scopo di rilevare un possibile nesso di causalità tra lo spandimento dei prodotti sospetti ed un’eventuale alterazione chimica dei terreni da essi provocata – prosegue Robotto -. Sui diversi punti di indagine si sono rilevate caratteristiche diverse, talvolta si sono riscontrate anomalie puntuali e non sistematiche che caratterizzano piccoli insiemi di dati con peculiarità tra di loro differenti».

I campionamenti hanno coinvolto campi liberi da coltivazione (Agrate Conturbia, Sizzano, Galliate, Marano Ticino) e campi su cui al momento del prelievo erano in corso colture di mais (Cerano e Momo). In fase di programmazione delle attività, si è stabilito di affiancare al campionamento dei suoli agricoli un’indagine analitica dei terreni in zone limitrofe non coinvolte dallo spandimento dei gessi (campioni di “bianco”), per un confronto con le caratteristiche pedologiche delle zone verificate. I valori anomali riscontrati nel corso dell’indagine, che non possono essere ricondotti con certezza agli spandimenti dei gessi, verranno gestiti nell’ambito del monitoraggio regionale dei suoli e saranno oggetto di ulteriori approfondimenti.

L’assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnati sottolinea come sia un atto dovuto, quello degli accertamenti, doveroso per rassicurare i sindaci di quei comuni e i cittadini che avevano manifestato preoccupazione e avevano sollevato dubbi. L’attenzione, comunque, deve rimanere alta.

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Fanghi tossici nei terreni, «Non ci sono criticità ricorrenti». Gli esiti di Arpa Piemonte

Oggi sono arrivati i risultati effettuati ad Agrate Conturbia, Sizzano, Cerano, Marano Ticino, Momo e Galliate

«Dagli esiti analitici nel loro complesso non si sono riscontrate criticità ricorrenti in tutti i punti indagati, per cui non si può confermare un nesso certo di causalità tra le caratteristiche dei gessi di defecazione e i contaminanti riscontrati dalle analisi dei suoli agricoli». È quanto dichiara Angelo Robotto, direttore generale di Arpa Piemonte a seguito delle rilevazioni effettuate sui terreni di Agrate Conturbia, Sizzano, Cerano, Marano Ticino, Momo e Galliate dopo che un’inchiesta dei carabinieri forestali di Brescia aveva accertato la presenza di faghi tossici depositati nei campi di coltivazione. Secondo quanto appurato dai carabinieri, infatti, una società bresciana operante nel settore del recupero di rifiuti, la Wte srl, avrebbe ritirato i fanghi prodotti da numerosi impianti pubblici e privati di depurazione delle acque reflue urbane e industriali, da trattare mediante un procedimento che ne garantisse l’igienizzazione e la trasformazione in sostanze fertilizzanti. Per massimizzare i profitti, invece, la ditta avrebbe omesso di sottoporre i fanghi contaminati al trattamento previsto e aggiunto ulteriori inquinanti come l’acido solforico derivante dal recupero di batterie esauste. L’indagine ha portato alla scoperta di profitti illeciti per oltre per oltre 12 milioni di euro.

Nella giornata di oggi, dunque, sono arrivati i risultati effettuati sui terreni del novarese. «Arpa ha effettuato presso i campi agricoli interessati dallo spargimento dei gessi di defecazione della ditta Wte indagini approfondite sulle caratteristiche analitiche dei suoli, con lo scopo di rilevare un possibile nesso di causalità tra lo spandimento dei prodotti sospetti ed un’eventuale alterazione chimica dei terreni da essi provocata – prosegue Robotto -. Sui diversi punti di indagine si sono rilevate caratteristiche diverse, talvolta si sono riscontrate anomalie puntuali e non sistematiche che caratterizzano piccoli insiemi di dati con peculiarità tra di loro differenti».

I campionamenti hanno coinvolto campi liberi da coltivazione (Agrate Conturbia, Sizzano, Galliate, Marano Ticino) e campi su cui al momento del prelievo erano in corso colture di mais (Cerano e Momo). In fase di programmazione delle attività, si è stabilito di affiancare al campionamento dei suoli agricoli un’indagine analitica dei terreni in zone limitrofe non coinvolte dallo spandimento dei gessi (campioni di “bianco”), per un confronto con le caratteristiche pedologiche delle zone verificate. I valori anomali riscontrati nel corso dell’indagine, che non possono essere ricondotti con certezza agli spandimenti dei gessi, verranno gestiti nell’ambito del monitoraggio regionale dei suoli e saranno oggetto di ulteriori approfondimenti.

L’assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnati sottolinea come sia un atto dovuto, quello degli accertamenti, doveroso per rassicurare i sindaci di quei comuni e i cittadini che avevano manifestato preoccupazione e avevano sollevato dubbi. L’attenzione, comunque, deve rimanere alta.

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