“Fase 2” per i centri diurni disabili: «Ripartire ma in totale sicurezza»

Riavvio delle attività socio assistenziali e socio sanitarie dei centri diurni per persone con disabilità: dopo il via libera del Governo, con il decreto dello scorso 26 aprile, e le successive “indicazioni generali per la prevenzione del contagio da Covid-19 e la tutela della salute degli utenti e degli operatori”, inviate dalla Regione, la Fp Cgil, sottolineando evidenti criticità, chiede che queste indicazioni siano integrate con una serie di «procedure ritenute indispensabili, senza le quali il rischio di ricadere negli stessi errori compiuti in ambito sanitario prima, nelle Rsa subito dopo, sarebbe elevatissimo e porterebbe inevitabilmente ad una ripresa dei contagi».

 

 

Oltre alla richiesta di mantenere un costante confronto con le organizzazioni sindacali e le rsu, per monitorare l’adeguatezza e la sicurezza dei protocolli applicati, la Fp Cgil fa una una serie di richieste che spaziano dalla richiesta di screening, con tampone e test, prima della ripartenza, su utenti e operatori, all’utilizzo di dispositivi di protezione individuale di massima sicurezza, fino all’utilizzo, costante e in qualsiasi circostanza, di mascherine FFP2  «in quanto sia operatori sia utenti continueranno ad avere contatti sociali al di fuori dei centri e delle residenze e la distanza di sicurezza tra gli utenti sarà una condizione estremamente difficile da mantenere».

Oltre alle precauzioni, per così dire di carattere sanitario, il sindacato indica modalità per un riavvio all’insegna della sicurezza.

«Procedere in maniera graduale e altamente prudenziale, avviando comunque i servizi con interventi individualizzati – dice Paolo Del Vecchio, segretario generale Fp Cgil Novara e Vco – non a tempo pieno sull’intera giornata e utilizzando il più possibile gli eventuali spazi esterni delle strutture e nessuna attività che comprenda il consumo dei pasti presso i centri diurni. In questa delicata fase reputiamo sia assolutamente prematuro e rischioso, almeno per tutta la fase di avvio, organizzare i trasporti degli utenti in modo tale che, dove sia possibile, se ne facciano carico le famiglie».

«Siamo disponibili ad attivare, in tempi brevi, confronti a distanza per monitorare il processo che coinvolgerà allo stesso modo lavoratrici e lavoratori del pubblico e del privato-sociale. La fase di ripartenza è indubbiamente la più delicata che ognuno di noi deve affrontare; non ci si può permettere di sbagliare, perché gli sbagli fino ad ora commessi avevano dei volti e una vita, erano persone. La fragilità intrinseca delle persone con disabilità richiede livelli di attenzione e precauzione altissimi, tanto quanto l’attenzione da porre nei riguardi delle lavoratrici e dei lavoratori che quotidianamente se ne prendono cura».

Massima attenzione dunque alla sicurezza: «Il Piemonte è ancora molto lontano dall’uscire dall’emergenza sanitaria pandemica, e la sorveglianza sanitaria degli utenti e degli operatori, nonché tutte le misure di sicurezza, di contingentamento degli interventi, di sanificazione continua degli spazi e degli automezzi utilizzati, l’acquisto dei dpi, e la forte riduzione delle entrate delle rette e delle convenzioni rischiano di vanificare l’importante messa in sicurezza e contenimento del contagio che ogni struttura, sia pubblica che privata dovrà mettere in atto. Comprendiamo e condividiamo la necessità di “ripartire”, ma siamo certi che solo una ripartenza in totale sicurezza e sostenibilità economica potrà portare a quei risultati a cui tutti auspichiamo».

 

 

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“Fase 2” per i centri diurni disabili: «Ripartire ma in totale sicurezza»

Riavvio delle attività socio assistenziali e socio sanitarie dei centri diurni per persone con disabilità: dopo il via libera del Governo, con il decreto dello scorso 26 aprile, e le successive “indicazioni generali per la prevenzione del contagio da Covid-19 e la tutela della salute degli utenti e degli operatori”, inviate dalla Regione, la Fp Cgil, sottolineando evidenti criticità, chiede che queste indicazioni siano integrate con una serie di «procedure ritenute indispensabili, senza le quali il rischio di ricadere negli stessi errori compiuti in ambito sanitario prima, nelle Rsa subito dopo, sarebbe elevatissimo e porterebbe inevitabilmente ad una ripresa dei contagi».

 

 

Oltre alla richiesta di mantenere un costante confronto con le organizzazioni sindacali e le rsu, per monitorare l’adeguatezza e la sicurezza dei protocolli applicati, la Fp Cgil fa una una serie di richieste che spaziano dalla richiesta di screening, con tampone e test, prima della ripartenza, su utenti e operatori, all’utilizzo di dispositivi di protezione individuale di massima sicurezza, fino all’utilizzo, costante e in qualsiasi circostanza, di mascherine FFP2  «in quanto sia operatori sia utenti continueranno ad avere contatti sociali al di fuori dei centri e delle residenze e la distanza di sicurezza tra gli utenti sarà una condizione estremamente difficile da mantenere».

Oltre alle precauzioni, per così dire di carattere sanitario, il sindacato indica modalità per un riavvio all’insegna della sicurezza.

«Procedere in maniera graduale e altamente prudenziale, avviando comunque i servizi con interventi individualizzati – dice Paolo Del Vecchio, segretario generale Fp Cgil Novara e Vco – non a tempo pieno sull’intera giornata e utilizzando il più possibile gli eventuali spazi esterni delle strutture e nessuna attività che comprenda il consumo dei pasti presso i centri diurni. In questa delicata fase reputiamo sia assolutamente prematuro e rischioso, almeno per tutta la fase di avvio, organizzare i trasporti degli utenti in modo tale che, dove sia possibile, se ne facciano carico le famiglie».

«Siamo disponibili ad attivare, in tempi brevi, confronti a distanza per monitorare il processo che coinvolgerà allo stesso modo lavoratrici e lavoratori del pubblico e del privato-sociale. La fase di ripartenza è indubbiamente la più delicata che ognuno di noi deve affrontare; non ci si può permettere di sbagliare, perché gli sbagli fino ad ora commessi avevano dei volti e una vita, erano persone. La fragilità intrinseca delle persone con disabilità richiede livelli di attenzione e precauzione altissimi, tanto quanto l’attenzione da porre nei riguardi delle lavoratrici e dei lavoratori che quotidianamente se ne prendono cura».

Massima attenzione dunque alla sicurezza: «Il Piemonte è ancora molto lontano dall’uscire dall’emergenza sanitaria pandemica, e la sorveglianza sanitaria degli utenti e degli operatori, nonché tutte le misure di sicurezza, di contingentamento degli interventi, di sanificazione continua degli spazi e degli automezzi utilizzati, l’acquisto dei dpi, e la forte riduzione delle entrate delle rette e delle convenzioni rischiano di vanificare l’importante messa in sicurezza e contenimento del contagio che ogni struttura, sia pubblica che privata dovrà mettere in atto. Comprendiamo e condividiamo la necessità di “ripartire”, ma siamo certi che solo una ripartenza in totale sicurezza e sostenibilità economica potrà portare a quei risultati a cui tutti auspichiamo».

 

 

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