Ferrovia Santhià – Arona, l’assessore Gabusi: «Incontro proficuo». Replica di Rossi (Pd): «E’ solo propaganda»

Bloccati sul treno per ore
Per il titolare della delega ai Trasporti della giunta regionale «sarà importante reperire 3,5 l'anno per la gestione». Ma per l'esponente della minoranza «spetta al Governo aumentare i fondi per il Trasporto pubblico locale»

Vicenda Arona – Santhià, non poteva mancare la polemica politica. Se ieri, giovedì 1° dicembre, l’assessore regionale ai Trasporti Marco Gabusi aveva definito «proficuo» l’incontro da “remoto” con i vertici di Ferrovie dello Stato e Rete ferroviaria italiana avvenuto solo nella giornata precedente per definire modalità, costi e tempi tecnici per giungere alla riattivazione della linea che unisce il lago Maggiore con la città vercellese e da lì riconnettersi sulla Torino – Milano “storica”, non si è fatta attendere la risposta da parte del consigliere di minoranza del Pd a Palazzo Lascaris Domenico Rossi.


Ma andiamo con ordine. Per Gabusi l’iniziativa da tempo sostenuta dal parlamentare aronese Alberto Gusmeroli si è tradotta mercoledì con la definizione di «un percorso che è finalmente possibile grazie al contratto di servizio con Trenitalia. Un percorso articolato, che però puoi partire da un tavolo di lavoro a regia Rfi che approfondirà e stabilirà quali sono i lavori da eseguire sull’infrastruttura e i tempi di realizzazione per mettere in servizio nuovamente quella linea. Naturalmente poi tutto passerà alla Regione, che dovrà reperire le risorse, stimabili in circa, 3,5 milioniall’anno per il servizio».


Per Gabusi il tavolo di cui si è parlato in questi giorni «servirà per comprendere quanto dureranno i lavori di sistemazione della linea e di conseguenza in quale anno reperire le risorse per inserirle a bilancio. La partecipazione di diversi consiglieri regionali (tra cui il novarese Lanzo, ndr), è la testimonianza dell’impegno che la Regione vuole mettere, così come su altre due linee che riapriranno nel 2023 (la Casale – Mortara e la Asti – Alba, ndr), per approfondire il tema e dare nuove prospettive al trasporto ferroviario piemontese».


Tutto bene? Secondo il consigliere regionale del Pd Domenico Rossi si tratterebbe solo di «un’operazione propagandistica. L’norevole Gusmeroli parla della riapertura della Santhià – Arona entro il 2025. Peccato che nell’ultimo contratto che la Regione ha stipulato con Trenitalia si riattivano la Casale-Mortara e la Asti-Alba, ma non la Arona-Santhià sospesa dal 2012 dalla giunta Cota».


Rossi ha poi voluto ricordare che lo stesso Gabusi, «in un incontro tenutosi proprio ad Arona nel 2019, avesse affermato che “riattivare il treno tra Arona e Santhià costerebbe 3,4 milioni in più all’anno rispetto allo stesso servizio effettuato con i bus… sono cifre che non possiamo permetterci”. La verità è che si vogliono nascondere i problemi dietro gli annunci. Il contratto piemontese è l’unico, su tredici analizzati dall’Autorità di Regolazione dei trasporti, su cui ci sono dei rilievi che la giunta Cirio ignora e su cui pende un ricorso al Tar da parte delle associazioni dei pendolari».


«L’onorevole sa benissimo che non ci sono riunioni, né tanto meno passeggiate sui binari che tengano. Ora che la destra è al Governo deve solo aumentare il fondo per il Trasporto pubblico locale, così che le Regioni, a partire dal Piemonte, possano avere maggiori risorse da investire nel servizio e garantire a Rri continuità per gli investimenti necessari. Il resto sono solo parole… o peggio, propaganda».

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Per il titolare della delega ai Trasporti della giunta regionale «sarà importante reperire 3,5 l’anno per la gestione». Ma per l’esponente della minoranza «spetta al Governo aumentare i fondi per il Trasporto pubblico locale»

Bloccati sul treno per ore

Vicenda Arona – Santhià, non poteva mancare la polemica politica. Se ieri, giovedì 1° dicembre, l’assessore regionale ai Trasporti Marco Gabusi aveva definito «proficuo» l’incontro da “remoto” con i vertici di Ferrovie dello Stato e Rete ferroviaria italiana avvenuto solo nella giornata precedente per definire modalità, costi e tempi tecnici per giungere alla riattivazione della linea che unisce il lago Maggiore con la città vercellese e da lì riconnettersi sulla Torino – Milano “storica”, non si è fatta attendere la risposta da parte del consigliere di minoranza del Pd a Palazzo Lascaris Domenico Rossi.


Ma andiamo con ordine. Per Gabusi l’iniziativa da tempo sostenuta dal parlamentare aronese Alberto Gusmeroli si è tradotta mercoledì con la definizione di «un percorso che è finalmente possibile grazie al contratto di servizio con Trenitalia. Un percorso articolato, che però puoi partire da un tavolo di lavoro a regia Rfi che approfondirà e stabilirà quali sono i lavori da eseguire sull’infrastruttura e i tempi di realizzazione per mettere in servizio nuovamente quella linea. Naturalmente poi tutto passerà alla Regione, che dovrà reperire le risorse, stimabili in circa, 3,5 milioniall’anno per il servizio».


Per Gabusi il tavolo di cui si è parlato in questi giorni «servirà per comprendere quanto dureranno i lavori di sistemazione della linea e di conseguenza in quale anno reperire le risorse per inserirle a bilancio. La partecipazione di diversi consiglieri regionali (tra cui il novarese Lanzo, ndr), è la testimonianza dell’impegno che la Regione vuole mettere, così come su altre due linee che riapriranno nel 2023 (la Casale – Mortara e la Asti – Alba, ndr), per approfondire il tema e dare nuove prospettive al trasporto ferroviario piemontese».


Tutto bene? Secondo il consigliere regionale del Pd Domenico Rossi si tratterebbe solo di «un’operazione propagandistica. L’norevole Gusmeroli parla della riapertura della Santhià – Arona entro il 2025. Peccato che nell’ultimo contratto che la Regione ha stipulato con Trenitalia si riattivano la Casale-Mortara e la Asti-Alba, ma non la Arona-Santhià sospesa dal 2012 dalla giunta Cota».


Rossi ha poi voluto ricordare che lo stesso Gabusi, «in un incontro tenutosi proprio ad Arona nel 2019, avesse affermato che “riattivare il treno tra Arona e Santhià costerebbe 3,4 milioni in più all’anno rispetto allo stesso servizio effettuato con i bus… sono cifre che non possiamo permetterci”. La verità è che si vogliono nascondere i problemi dietro gli annunci. Il contratto piemontese è l’unico, su tredici analizzati dall’Autorità di Regolazione dei trasporti, su cui ci sono dei rilievi che la giunta Cirio ignora e su cui pende un ricorso al Tar da parte delle associazioni dei pendolari».


«L’onorevole sa benissimo che non ci sono riunioni, né tanto meno passeggiate sui binari che tengano. Ora che la destra è al Governo deve solo aumentare il fondo per il Trasporto pubblico locale, così che le Regioni, a partire dal Piemonte, possano avere maggiori risorse da investire nel servizio e garantire a Rri continuità per gli investimenti necessari. Il resto sono solo parole… o peggio, propaganda».

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