«Fino a quando ci sarà una sola donna uccisa questa giornata avrà senso di esistere»

Nel tardo pomeriggio di venerdì in piazza delle Erbe un presidio organizzato dal tavolo “Mai più fascismi” ha ricordato, nella Giornata contro la violenza sulle donne, le vittime di femminicidio

A terra un lenzuolo bianco con al centro, tracciata dalla vernice rossa, la cifra 104. E’ il numero delle donne uccise in Italia da Capodanno sino ad oggi, venerdì 25 novembre. Un numero impressionante, ancora “fresco” come la vernice stessa. Perché quando la manifestazione era stata organizzata le vittime erano 96, poi anche questo numero ha purtroppo dovuto subire un drammatico aggiornamento. E’ stato questo il simbolo più evidente che ha caratterizzato il presidio organizzato nel tardo pomeriggio di oggi in piazza delle Erbe in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne dal tavolo “Mai più fascismi”, coordinamento di sigle e associazioni che lavorano in rete.


A introdurre gli interventi è stato Luca Giani di Anpi, che ha voluto ricordare come un atto di violenza su tre nei quali è vittima una donna è commesso da un convivente. Un maltrattamento domestico, spesso sottovalutato inizialmente, che però finisce per innescare un “vortice” in grado di portare al male finale, al femminicidio. Quest’anno in Italia sono state 104 le donne uccise e, nonostante questo, nel primo semestre secondo i dati diffusi dalle forze dell’ordine, questo genere di reati è diminuito del 26%. Un dato riportato quasi trionfalmente. Credo che fino a quando ci sarà una sola donna uccisa una giornata come quella del 25 novembre avrà senso di esistere».


Gli interventi sono proseguiti con Elia Impaloni di “Liberazione e speranza”; con la consigliera comunale Emanuela Allegra, un paio di mediatrici culturali, albanese la prima, pakistana la seconda, con quest’ultima che non ha mancato di sottolineare come una certa forma di violenza sulle donne, in alcuni Paesi soprattuto, sia riconducibile a un certo retaggio culturale che non si riesce ancora a estirpare. Infine Antonio Cutri della cooperativa Eos, operatore dello sportello d’ascolto del Disagio maschile del Comune di Novara, e Paola Borriello, operatrice dello sportello antiviolenza di Aied Novara.


Fra un contributo e l’altro sono stati letti i nomi delle vittime di femminicidio registrate in Italia da gennaio a oggi: 101 e non 104. All’appello mancano le tre donne – due cinesi e una sudamericana – recentemente assassinate a Roma. Tre donne dai nomi quasi impronunciabili, ma che in qualche modo simboleggiano anche le vittime di quella violenza che rimane “sommersa”. A chiudere i contributi alcune poesie lette dai ragazzi dell’Istituto comprensivo “Bellini”. Anche loro rappresetano la speranza per un futuro senza mai pià violenza.

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«Fino a quando ci sarà una sola donna uccisa questa giornata avrà senso di esistere»

Nel tardo pomeriggio di venerdì in piazza delle Erbe un presidio organizzato dal tavolo “Mai più fascismi” ha ricordato, nella Giornata contro la violenza sulle donne, le vittime di femminicidio

A terra un lenzuolo bianco con al centro, tracciata dalla vernice rossa, la cifra 104. E’ il numero delle donne uccise in Italia da Capodanno sino ad oggi, venerdì 25 novembre. Un numero impressionante, ancora “fresco” come la vernice stessa. Perché quando la manifestazione era stata organizzata le vittime erano 96, poi anche questo numero ha purtroppo dovuto subire un drammatico aggiornamento. E’ stato questo il simbolo più evidente che ha caratterizzato il presidio organizzato nel tardo pomeriggio di oggi in piazza delle Erbe in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne dal tavolo “Mai più fascismi”, coordinamento di sigle e associazioni che lavorano in rete.


A introdurre gli interventi è stato Luca Giani di Anpi, che ha voluto ricordare come un atto di violenza su tre nei quali è vittima una donna è commesso da un convivente. Un maltrattamento domestico, spesso sottovalutato inizialmente, che però finisce per innescare un “vortice” in grado di portare al male finale, al femminicidio. Quest’anno in Italia sono state 104 le donne uccise e, nonostante questo, nel primo semestre secondo i dati diffusi dalle forze dell’ordine, questo genere di reati è diminuito del 26%. Un dato riportato quasi trionfalmente. Credo che fino a quando ci sarà una sola donna uccisa una giornata come quella del 25 novembre avrà senso di esistere».


Gli interventi sono proseguiti con Elia Impaloni di “Liberazione e speranza”; con la consigliera comunale Emanuela Allegra, un paio di mediatrici culturali, albanese la prima, pakistana la seconda, con quest’ultima che non ha mancato di sottolineare come una certa forma di violenza sulle donne, in alcuni Paesi soprattuto, sia riconducibile a un certo retaggio culturale che non si riesce ancora a estirpare. Infine Antonio Cutri della cooperativa Eos, operatore dello sportello d’ascolto del Disagio maschile del Comune di Novara, e Paola Borriello, operatrice dello sportello antiviolenza di Aied Novara.


Fra un contributo e l’altro sono stati letti i nomi delle vittime di femminicidio registrate in Italia da gennaio a oggi: 101 e non 104. All’appello mancano le tre donne – due cinesi e una sudamericana – recentemente assassinate a Roma. Tre donne dai nomi quasi impronunciabili, ma che in qualche modo simboleggiano anche le vittime di quella violenza che rimane “sommersa”. A chiudere i contributi alcune poesie lette dai ragazzi dell’Istituto comprensivo “Bellini”. Anche loro rappresetano la speranza per un futuro senza mai pià violenza.

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