Lo avevano perquisito dopo un colloquio e gli avevano trovato addosso, in una tasca dei jeans, due francobolli usati; un ritrovamento che aveva lasciato non poco perplessi gli agenti della polizia penitenziaria che li avevano sequestrati e sui quali poi erano state fatte delle analisi. E i sospetti avevano trovato conferma dai laboratori.
«Avevo fatto dei rilievi su una busta, vuota ma affrancata, e su due francobolli – ha detto in aula un agente all’epoca dei fatti in servizio alla Scientifica della questura di Novara – E il reagente aveva dato esito positivo alle anfetamine».
Nella sostanza quei francobolli erano risultati imbevuti di Lsd, un allucinogeno sintetico particolarmente in auge negli anni ’70 smerciato fino a pochi anni fa anche con il sistema, appunto, dei francobolli.
Per quei fatti, accaduti nel novembre del 2014, la Procura ha chiamato a processo, con l’ipotesi d’accusa di cessione di droga, i genitori del ragazzo, all’epoca dei fatti detenuto.
«Quei francobolli – ha detto in aula il ragazzo – li avevo già io e volevo darli ai miei genitori per riutilizzarli. Quel giorno al colloquio c’era solo mia mamma».
Ma poi, qualche giorno dopo, a casa dei due era stata fatta una perquisizione che aveva permesso di trovare altri quattro francobolli.
Per l’accusa «sono sufficienti anche minime quantità per avere effetto stupefacente e quindi non si è nell’ipotesi del fatto di lieve entità» ed ha concluso chiedendo la condanna a 7 anni per il padre e 7 anni e mezzo per la madre.
Per la difesa nessuna analisi successiva per determinare il quantitativo di sostanza presente ed ha concluso chiedendo l’assoluzione o in subordine il minimo della pena.
Il tribunale, riconosciuto la lieve entità del fatto ha condannato il padre alla pena di 8 mesi e la madre a 9 mesi.