Era latitante da tre anni. Già condannato per la rapina con sequestro di persona commessa all’ufficio postale di Meina il 6 luglio 2013, assieme a un complice, si era allontanato dal luogo della detenzione domiciliare e aveva riportato una seconda condanna, per evasione: per rendersi irreperibile aveva addirittura preso il cognome della moglie, come consente il diritto albanese.
Ma la fuga H.S., quarantenne residente a Castelletto Ticino, è terminata qualche giorno fa al confine di Stato di Basovizza, nel comune di Trieste: lì è stato intercettato dai carabinieri del Norm di Aurisina. E’ tornato in carcere proprio per scontare 1 anno e 8 mesi di reclusione legati all’evasione dai domiciliari. Il quarantenne, dieci anni fa, era tornato in Albania e si era sposato. Lì la legge consente al marito, attraverso il matrimonio, di assumere il cognome della coniuge. Sui documenti appariva quindi il cognome della donna: così, avendo una nuova identità, H.S. pensava di poter andare avanti e indietro dall’Albania all’Italia. E’ però incappato in un controllo dei carabinieri.
All’epoca lui e il complice erano stati incastrati grazie alle telecamere di videosorveglianza, che li avevano ripresi sia al loro arrivo in stazione a Meina sia durante la fuga in auto, abbandonata a Dormelletto. Erano armati di coltello e pistola (poi rivelatasi giocattolo), con cui avevano minacciato e immobilizzato il direttore dell’ufficio postale, sorpreso mentre entrava dal retro e legato ai polsi con delle fascette di plastica. Erano scappati con 20 mila euro di bottino.