Tre persone finite in manette, sette quelle indagate, oltre al recupero di 3.000 chili di rame frutto di precedenti furti e il sequestro di due “Ferrari”, una “Testarossa” e una “360 Modena”. Sono il bilancio di una brillante operazione condotta dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Novara che ha portato alla disarticolazione, al termine di lunghe e complesse indagini coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale, di un’associazione per delinquere operante sul territorio a danno di diverse aziende. Furti che, come è stato evidenziato, avevano provocato notevoli danni, perché le imprese, a causa del black out causato dall’asportazione dei cavi, dovevano interrompere la loro attività anche per diversi giorni.
I particolari sono stati illustrati questa mattina, sabato 1° aprile, negli uffici di piazza del Popolo dal questore Alessandra Faranda Cordella e dal dirigente della Mobile, Massimo Auneddu. Il tutto ha avuto inizio un anno fa. Nell’aprile del 2022 in seguito al sequestro da parte da parte della Squadra Volante di un furgone contenente 1.700 chilogrammi di cavi in rame. Gli investigatori avviavano così un’attività che permetteva loro di risalire all’organizzazione criminale che aveva la sua base a San Pietro Mosezzo.
Per gli uomini della Questura si sarebbe trattato di un gruppo composto da sei persone, ognuna delle quali con un compito ben specifico, che dopo essersi procurate ingenti quantitativi di cavi in rame in seguito furti consumati presso grandi società del Novarese e del Milanese, provvedevano poi a immetterli nuovamente sul mercato, ottenendo rilevanti guadagni.
Capo della banda sarebbe stato un novarese cinquantenne che, dopo aver individuato di volta in volta il sito da depredare, avrebbe impartito gli ordini agli altri membri dell’organizzazione. I furti sarebbero avvenuti tutti in orari notturni. Esecutori materiali tre individui, due uomini e una donna: i primi due entravano nella ditta mentre la terza fungeva da autista e “palo”. In ogni circostanza la quantità di rame asportata variava dai 500 ai 2.000 chili. Durante le indagini, nello scorso mese di settembre, gli agenti, dopo aver individuato il luogo dove la banda stava colpendo (una centrale termoelettrica vicina a Novara), intervenivano, bloccando uno dei malviventi mentre il secondo riusciva a fuggire. Sempre secondo gli investigatori il presunto “capo” non si sarebbe dato per vinto e a distanza di pochi giorni avrebbe organizzato un altro “colpo” presso una società di Casaleggio. In questo caso i poliziotti organizzavano un blitz, nel corso del quale procedevano all’arresto di tre soggetti, uno dei quali per sottrarsi alla cattura, piombava da una scala alta tre metri addosso a uno degli operatori, procurandogli delle lesioni. L’accusa per i tre passava quindi da tentato furto pluriaggravato a rapina impropria. Le indagini si sono poi concentrate sull’ultimo membro dell’organizzazione, l’uomo che sarebbe stato addetto al ritiro del rame e incaricato della sua successiva immissione sul mercato.
Una perquisizione avvenuta presso la sua abitazione consentiva di rinvenire la documentazione riguardante la vendita del materiale rubato, che solo negli ultimi quattro giorni gli aveva consentito un guadagno di un milione di euro. Per non attirare l’attenzione l’individuo, pregiudicato e disoccupato, facava transitare il denaro sul conto corrente della compagna, incensurata e disoccupata. Ulteriori indagini hanno permesso poi di scoprire che la coppia risultava proprietaria di due “Ferrari”, una “Testarossa” e una “360 Modena”. Le due automobili di lusso, del valore di oltre duecentomila euro, erano individuate in un’officina fuori Novara, sottoposte a sequestro e messe a disposizione dell’autorità giudiziaria, mentre la compagna dell’uomo è stata indagata in stato di libertà per il reato di riciclaggio.