Il Comune di Galliate ha deciso di intitolare una via alla memoria di Cristina Mazzotti, la giovane di 18 anni rapita e uccisa a scopo di estorsione nel 1975. Questo riconoscimento arriva in occasione del 50° anniversario di una vicenda che all’epoca sconvolse l’Italia, nonostante i sequestri fossero tristemente frequenti in quegli anni.
Cristina Mazzotti era figlia di Elios Mazzotti, imprenditore nel settore cerealicolo, titolare della ditta “Mazzotti e C.”, e di Carla Antonia Airoldi. Viveva con la famiglia in piazza della Repubblica a Milano e frequentava il Liceo Classico Carducci. Il rapimento avvenne il 30 giugno 1975 mentre rientrava nella villa di famiglia a Eupilio, dopo aver festeggiato con gli amici la promozione in terza liceo e il suo 18° compleanno. La Mini Minor su cui viaggiava, con il fidanzato Carlo Galli alla guida e l’amica Emanuela Lusari al suo fianco, venne bloccata nei pressi della villa da quattro uomini a bordo di una Alfa Romeo Giulia e di una Fiat 125. I sequestratori immobilizzarono Galli e Lusari, mentre Cristina venne prelevata e caricata sulla Fiat 125 senza opporre resistenza. I due giovani, dopo essere stati legati e portati fino ad Appiano Gentile, riuscirono a dare l’allarme ai carabinieri non appena si liberarono.
Cristina fu trasferita in una cascina alla periferia di Castelletto sopra Ticino. Qui venne rinchiusa in una buca con pareti di cemento, all’interno di un garage. Le sue condizioni di prigionia erano estreme: veniva nutrita con due panini al giorno e sottoposta a somministrazioni quotidiane di Valium dalla sua carceriera, Loredana Petroncini. Tra il 30 luglio e il 1° agosto, Cristina morì a causa della dose eccessiva di tranquillanti e delle terribili condizioni di detenzione.
La banda responsabile del sequestro era composta da tredici persone. Il geometra Giuliano Angelini, con precedenti penali, aveva affittato la cascina nel novembre 1974 e vi si era trasferito con la moglie, Loredana Petroncini. Sebastiano Spadaro, il telefonista della banda, si occupò di chiedere il riscatto alla famiglia Mazzotti.
I sequestratori inizialmente chiesero cinque miliardi di lire, poi ridussero la richiesta a un miliardo e 50 milioni di lire (circa 5,5 milioni di euro attuali). Il padre di Cristina versò la somma quando ormai la figlia era già morta. I carcerieri trattennero il 10% del riscatto, mentre il contrabbandiere ticinese Libero Ballinari depositò 56 milioni di lire in una banca nel Canton Ticino. Il direttore della banca, insospettito dal movimento di denaro, segnalò il caso alle autorità, portando all’arresto di Ballinari e di altri due complici. Da lì, le indagini si orientarono verso i responsabili del sequestro.
Il corpo di Cristina venne ritrovato il 1° settembre in una discarica al Varallino. Galliate.
Il processo di primo grado, conclusosi a Novara il 7 maggio 1977, vide ventidue imputati. Tredici furono condannati, di cui otto all’ergastolo. Tra questi, Giuliano Angelini e Loredana Petroncini, il contrabbandiere Ballinari, Gianni Geroldi (che occultò il cadavere), Achille Gaetano (che ideò il sequestro), Rosa Cristiano (che gestì la prigionia) e Franco Gattini (che incassò il riscatto). Altri imputati ricevettero pene tra i 30 e i 5 anni di reclusione. In appello, le condanne all’ergastolo scesero da otto a quattro e diversi imputati videro ridotta la loro pena. La Cassazione confermò l’ergastolo per Angelini, Ballinari, Geroldi e Gaetano.
Nel settembre 2024 si è aperto alla Corte d’Assise di Como un nuovo processo contro i presunti mandanti legati alla ‘ndrangheta: Giuseppe Morabito, Demetrio Latella, Giuseppe Calabrò e Antonio Talia. La prossima udienza è fissata per aprile.
La cerimonia di intitolazione della rotonda si terrà domani, sabato 22 marzo, alle 10.30 alla rotatoria di via Trieste a Galliate. Saranno presenti i familiari di Cristina Mazzotti, l’ex magistrato Corrado Canfora, il giornalista Renato Ambiel e Cristina Ceruti, che nel 2022 ha dedicato alla vicenda la sua tesi di laurea.