Gioco d’azzardo, Pd: «La Regione non faccia passi indietro»

Gioco d’azzardo, Pd: «La Regione non faccia passi indietro». L’attuale legge regionale per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico era, infatti, stata approvata all’unanimità nel 2016 e aveva avuto come primo firmatario il consigliere regionale del Pd, Domenico Rossi. Ora la maggioranza di centro destra vuole modificarla e tutto il centro sinistra fa fronte comune affinchè questo non avvenga attraverso lo slogan #NoiNonStiamoAlGioco.

 

 

Una legge che era stata pensata per tutelare le fasce più deboli e maggiormente vulnerabili della popolazione e contenere l’impatto delle attività connesse all’esercizio del gioco lecito alla luce del fatto che negli ultimi anni il gioco d’azzardo è cresciuto in maniera esponenziale: si è passati dai 47 milioni di euro del 2008 ai 107 nel 2018.

Secondo i dati elaborati dall’Agenzia Dogane Monopolio, però, in Piemonte dal 2016 al 2018 il numero di newslot e vlt è diminuito di 22.383 unità passando da 40.365 a 17.982. L’Italia è il terzo Paese al mondo per la diffusione delle macchinette, una ogni 132, preceduto solo da Giappone e Australia.

«Dobbiamo evitare che la maggioranza trasformi la legge regionale attuale in una sbagliata – ha dichiarato ieri in conferenza stampa il capogruppo regionale del Pd, Domenico Ravetti -. Ci opporremmo con tutte le forze perchè è evidente che questa sia la strada giusta: i dati parlano di una riduzione di persone che giocano, così come il denaro speso è diminuito. Una legge che è stata valutata positivamente anche da altre regioni tanto da essere diventata un punto di riferimento normativo nazionale. Se la finalità è la tutela della salute, perchè la maggioranza si è convinta a modificarla? È ovvio che ci sono interessi diversi che vengono prima della salute».

«Un passo indietro sarebbe devastante – ha commentato Rossi -. Questa discussione è viziata da bugie: le società che governano il gioco lecito hanno detto che la legge avrebbe fatto chiudere il 95% degli esercizi con conseguenti licenziamenti. Questo non è vero, anzi: la legge ha già prodotto risultati senza uccidere il settore, considerato anche il fatto che questo è l’unico che non ha risentito della crisi del 2008. Bisogna capire che quella della ludopatia è un’emergenza sanitaria, è riconosciuta come malattia, ci sono persone che si rivolgono all’usura e di conseguenza famiglie distrutte».

«Ci raccontano che la legge ha fatto aumentare il gioco illegale – ha spiegato il consigliere regionale Pd, Diego Sarno – dalle inchieste, invece, emerge quanto la ‘ndrangheta abbia interesse a infiltrarsi nel gioco legale. Dobbiamo far capire alla maggioranza che sta sbagliando: non possiamo tutelare. certe lobby ma la salute dei piemontesi. Inoltre in questa battaglia non c’è parte politica: a Biella e a Torino anche il centro destra fa detto di essere contro la modifica».

Anche il consigliere di LeU, Marco Grimaldi è intervenuto alla conferenza stampa: «Gli operatori del settore hanno detto che la legge ha avuto effetti positivi: se si fa una nuova norma, non si può tornare indietro».


Cosa dice la legge regionale

  1. Interventi di prevenzione e formazione, obbligatori, per il personale operante nelle sale da gioco, nonché operatori dei servizi per le dipendenze. In ambito comunicativo si interviene con il logo “Slot, no grazie”, la richiesta di estensione di numeri verdi esistenti i cui riferimenti devono essere affissi su ogni apparecchio per il gioco e campagne annuali di informazione.
  2. Vieta la collocazione di apparecchi per i locali che si trovano ad una distanza inferiore a 300 metri (comuni fino a 5000 abitanti) e inferiore a 500 metri (comuni oltre 5000 abitanti) da luoghi sensibili quali istituti scolastici, centri di formazione, luoghi di culto, impianti sportivi, ospedali, strutture residenziali o semi-residenziali operanti in ambito sanitario o socio-sanitario.
  3. La limitazione temporale degli orari di gioco da parte dei sindaci per una durata non inferiore a tre ore nell’arco dell’orario di apertura previsto.
  4. Ai fini della tutela della salute e della prevenzione della dipendenza, è vietata qualsiasi attività pubblicitaria relativa all’apertura o all’esercizio delle sale da gioco e delle sale scommesse o all’installazione degli apparecchi per il gioco.
  5. E’ vietato l’utilizzo degli apparecchi ai minori di anni diciotto.
  6. La legge aveva concesso agli esercenti un tempo per l’adeguamento: 18 mesi a chi aveva installato macchinette all’interno di locali pubblici o privati o commerciali; 3 anni per i titolari di sale gioco/scommesse (2 maggio 2019); 5 anni se autorizzati a partire dal 1 gennaio 2014 (2 maggio 2021).

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Gioco d’azzardo, Pd: «La Regione non faccia passi indietro». L’attuale legge regionale per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico era, infatti, stata approvata all’unanimità nel 2016 e aveva avuto come primo firmatario il consigliere regionale del Pd, Domenico Rossi. Ora la maggioranza di centro destra vuole modificarla e tutto il centro sinistra fa fronte comune affinchè questo non avvenga attraverso lo slogan #NoiNonStiamoAlGioco.

 

 

Una legge che era stata pensata per tutelare le fasce più deboli e maggiormente vulnerabili della popolazione e contenere l’impatto delle attività connesse all’esercizio del gioco lecito alla luce del fatto che negli ultimi anni il gioco d’azzardo è cresciuto in maniera esponenziale: si è passati dai 47 milioni di euro del 2008 ai 107 nel 2018.

Secondo i dati elaborati dall’Agenzia Dogane Monopolio, però, in Piemonte dal 2016 al 2018 il numero di newslot e vlt è diminuito di 22.383 unità passando da 40.365 a 17.982. L’Italia è il terzo Paese al mondo per la diffusione delle macchinette, una ogni 132, preceduto solo da Giappone e Australia.

«Dobbiamo evitare che la maggioranza trasformi la legge regionale attuale in una sbagliata – ha dichiarato ieri in conferenza stampa il capogruppo regionale del Pd, Domenico Ravetti -. Ci opporremmo con tutte le forze perchè è evidente che questa sia la strada giusta: i dati parlano di una riduzione di persone che giocano, così come il denaro speso è diminuito. Una legge che è stata valutata positivamente anche da altre regioni tanto da essere diventata un punto di riferimento normativo nazionale. Se la finalità è la tutela della salute, perchè la maggioranza si è convinta a modificarla? È ovvio che ci sono interessi diversi che vengono prima della salute».

«Un passo indietro sarebbe devastante – ha commentato Rossi -. Questa discussione è viziata da bugie: le società che governano il gioco lecito hanno detto che la legge avrebbe fatto chiudere il 95% degli esercizi con conseguenti licenziamenti. Questo non è vero, anzi: la legge ha già prodotto risultati senza uccidere il settore, considerato anche il fatto che questo è l’unico che non ha risentito della crisi del 2008. Bisogna capire che quella della ludopatia è un’emergenza sanitaria, è riconosciuta come malattia, ci sono persone che si rivolgono all’usura e di conseguenza famiglie distrutte».

«Ci raccontano che la legge ha fatto aumentare il gioco illegale – ha spiegato il consigliere regionale Pd, Diego Sarno – dalle inchieste, invece, emerge quanto la ‘ndrangheta abbia interesse a infiltrarsi nel gioco legale. Dobbiamo far capire alla maggioranza che sta sbagliando: non possiamo tutelare. certe lobby ma la salute dei piemontesi. Inoltre in questa battaglia non c’è parte politica: a Biella e a Torino anche il centro destra fa detto di essere contro la modifica».

Anche il consigliere di LeU, Marco Grimaldi è intervenuto alla conferenza stampa: «Gli operatori del settore hanno detto che la legge ha avuto effetti positivi: se si fa una nuova norma, non si può tornare indietro».


Cosa dice la legge regionale

  1. Interventi di prevenzione e formazione, obbligatori, per il personale operante nelle sale da gioco, nonché operatori dei servizi per le dipendenze. In ambito comunicativo si interviene con il logo “Slot, no grazie”, la richiesta di estensione di numeri verdi esistenti i cui riferimenti devono essere affissi su ogni apparecchio per il gioco e campagne annuali di informazione.
  2. Vieta la collocazione di apparecchi per i locali che si trovano ad una distanza inferiore a 300 metri (comuni fino a 5000 abitanti) e inferiore a 500 metri (comuni oltre 5000 abitanti) da luoghi sensibili quali istituti scolastici, centri di formazione, luoghi di culto, impianti sportivi, ospedali, strutture residenziali o semi-residenziali operanti in ambito sanitario o socio-sanitario.
  3. La limitazione temporale degli orari di gioco da parte dei sindaci per una durata non inferiore a tre ore nell’arco dell’orario di apertura previsto.
  4. Ai fini della tutela della salute e della prevenzione della dipendenza, è vietata qualsiasi attività pubblicitaria relativa all’apertura o all’esercizio delle sale da gioco e delle sale scommesse o all’installazione degli apparecchi per il gioco.
  5. E’ vietato l’utilizzo degli apparecchi ai minori di anni diciotto.
  6. La legge aveva concesso agli esercenti un tempo per l’adeguamento: 18 mesi a chi aveva installato macchinette all’interno di locali pubblici o privati o commerciali; 3 anni per i titolari di sale gioco/scommesse (2 maggio 2019); 5 anni se autorizzati a partire dal 1 gennaio 2014 (2 maggio 2021).

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore