«Guarito dal Covid grazie al personale del Maggiore e alla volontà di farcela»

«Guarito dal Covid grazie al personale del Maggiore e alla volontà di farcela». Eraldo Peccetti, 71 anni, imprenditore novarese, racconta l’incubo del Covid durato diciannove giorni durante i quali non ha mai perso la voglia di uscirne come e meglio di prima.

«Il 7 marzo ho avuto le prime avvisaglie di febbre – spiega – il giorno dopo ho fatto il tampone che è risultato positivo e il mio medico di famiglia mi ha prescritto la cura prevista. Dopo qualche giorno ho cominciato ad accusare problemi respiratori: sono stato visitato dall’unità Usca dell’Asl che ha aggiunto l’ossigeno alla cura, ma le mie condizioni era in continuo peggioramento. La mattina del 15 ho così chiamato l’ambulanza che mi ha portato al pronto soccorso dell’ospedale Maggiore: è stata una mia scelta, ho voluto rivolgermi a una struttura sanitaria prima che la situazione si complicasse ulteriormente».

«Ho visto un reparto molto sotto pressione – prosegue Peccetti – dove arrivano numerosi pazienti e il personale fa quel che può. Solo verso sera, infatti, sono stato ricoverato nel reparto Covid predisposto nel padiglione A. Lì ho trovato un ambiente assolutamente accogliente: medici e infermieri giovani e provenienti da ogni parte d’Italia, competenti e professionali, cordiali anche con i pazienti più spaventati. In modo particolare voglio ringraziare il dottor Mattia Bellan che dirige il reparto».

«Ho dovuto tenere l’ossigeno al massimo della potenza per tre giorni consecutivi, una situazione che ti destabilizza completamente, ma nonostante questo ho detto a me stesso che dovevo mettercela tutta per uscire di lì – racconta ancora l’imprenditore -. Con il trascorrere del tempo le mie condizioni miglioravano e quando non ho quasi più avuto bisogno di ossigeno, il 26 marzo sono stato dimesso. Ora sono a casa in convalescenza e con la mente torno a quei giorni: non so come possa avere contratto il virus, sono sempre stato prudente però è arrivato. Mi rendo conto di essere stato fortunato, sarei potuto finire in terapia intensiva: non è successo e se sono guarito è stato grazie alla perfetta organizzazione del personale dell’ospedale Maggiore e alla volontà di farcela».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

0 risposte

  1. Storia simile all’attuale mia, ricoverato bello stesso reparto per alcuni giorni e voglio estendere il mio ringraziamento anche al direttore Mattia Bellan che mi ha seguito!

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«Guarito dal Covid grazie al personale del Maggiore e alla volontà di farcela». Eraldo Peccetti, 71 anni, imprenditore novarese, racconta l'incubo del Covid durato diciannove giorni durante i quali non ha mai perso la voglia di uscirne come e meglio di prima. «Il 7 marzo ho avuto le prime avvisaglie di febbre - spiega - il giorno dopo ho fatto il tampone che è risultato positivo e il mio medico di famiglia mi ha prescritto la cura prevista. Dopo qualche giorno ho cominciato ad accusare problemi respiratori: sono stato visitato dall'unità Usca dell'Asl che ha aggiunto l'ossigeno alla cura, ma le mie condizioni era in continuo peggioramento. La mattina del 15 ho così chiamato l'ambulanza che mi ha portato al pronto soccorso dell'ospedale Maggiore: è stata una mia scelta, ho voluto rivolgermi a una struttura sanitaria prima che la situazione si complicasse ulteriormente». «Ho visto un reparto molto sotto pressione - prosegue Peccetti - dove arrivano numerosi pazienti e il personale fa quel che può. Solo verso sera, infatti, sono stato ricoverato nel reparto Covid predisposto nel padiglione A. Lì ho trovato un ambiente assolutamente accogliente: medici e infermieri giovani e provenienti da ogni parte d'Italia, competenti e professionali, cordiali anche con i pazienti più spaventati. In modo particolare voglio ringraziare il dottor Mattia Bellan che dirige il reparto». «Ho dovuto tenere l'ossigeno al massimo della potenza per tre giorni consecutivi, una situazione che ti destabilizza completamente, ma nonostante questo ho detto a me stesso che dovevo mettercela tutta per uscire di lì - racconta ancora l'imprenditore -. Con il trascorrere del tempo le mie condizioni miglioravano e quando non ho quasi più avuto bisogno di ossigeno, il 26 marzo sono stato dimesso. Ora sono a casa in convalescenza e con la mente torno a quei giorni: non so come possa avere contratto il virus, sono sempre stato prudente però è arrivato. Mi rendo conto di essere stato fortunato, sarei potuto finire in terapia intensiva: non è successo e se sono guarito è stato grazie alla perfetta organizzazione del personale dell'ospedale Maggiore e alla volontà di farcela».

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