Guerra in Ucraina: un medico aronese fra i volontari al confine

Antonio De Giovanni è un medico di Arona da sempre impegnato sul fronte umanitario e insieme a Medici del Mondo Italia si sta occupando dei profughi ucraini

Il confine, quella linea che non si vede, ma c’è. Quei tratteggi che vediamo sulle cartine politiche, linee che, a volte, rappresentano la divisione fra guerra e pace, condanna o salvezza. Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina queste fessure di terreno, barriere immaginarie, sono diventate l’unica possibilità di fuga verso la libertà. Ecco dunque una fiumana di profughi in cammino verso le linee di demarcazione più vicine.

Veri e propri viaggi della speranza prettamente a bordo di autobus che raggiungono Trieste, Tarvisio e la vicina di casa, Austria; a bordo soprattutto donne e bambini, anzi, sostanzialmente solo donne e bambini. Gli uomini, giovani e anziani restano lì, a casa, a difendere la loro terra: volenti o nolenti. Antonio De Giovanni è un medico di Arona da sempre impegnato sul fronte umanitario. E’ membro di Medici del Mondo Italia, un’associazione umanitaria, internazionale, laica e indipendente che da 40 anni si impegna a promuovere il diritto universale alla salute e l’accesso ai servizi sanitari per le fasce più deboli della popolazione. Giocoforza, anche questa volta, non è rimasto seduto a guardare le atrocità ucraine, e si è messo, letteralmente, in viaggio per raggiungere i confini.

«Alcune settimane fa abbiamo organizzato una raccolta fondi – esordisce il dott. De Giovanni – e con la cifra raccolta abbiamo acquistato prodotti che, secondo noi, potevano risultare più utili a chi giungeva in bus dall’Ucraina. I kit che abbiamo preparato contenevano: assorbenti, mascherine FFP2, acqua e gel antisettico. Li abbiamo portati fisicamente noi in macchina, perché volevamo toccare con mano la situazione sui confini, quindi Austria, Tarvisio e Treviso. Sono stati due giorni interi di viaggi, senza sosta, due giorni di presa di coscienza delle reali condizioni in cui arrivano donne e bambini. Il punto più trafficato è senz’altro Treviso, dove arrivano 10-15 pullman al giorno con a bordo almeno 50-80 persone, dunque un numero altissimo di persone in cerca di aiuto. Posso dire che, salendo su quei mezzi, ho davvero avvertito sulla pelle la grande sofferenza di quelle donne e bambini. Facce stanche tirate da ore e ore di viaggio, paura e angoscia e sgomento. Ma soprattutto ho costatato la grande forza di queste persone, la grande correttezza».

«A casa, con me, mi sono portato soprattutto due momenti cruciali che mi hanno commosso – continua con voce vibrante, De Giovanni – il primo quando una giovane mamma stava allattando sul bus e, vedendomi arrivare con in mano il kit, mi ha regalato un sorriso così luminoso da farmi perdere l’equilibrio. Il secondo, una bambina di nove anni, si è avvicinata, tra le mani i prodotti che le avevo appena consegnato e, con grande difficoltà e un italiano improvvisato, mi ha detto “grazie”. Era un grazie che le veniva dritto dal cuore, non c’è dubbio. Ora la grande preoccupazione rimangono principalmente due: i malati cronici che arrivano necessitano di cure quotidiane – pensiamo ai diabetici e ipertesi per esempio – e sebbene la sanità italiana si sia messa in moto per attuare le procedure per richiedere i medicinali, i tempi burocratici potrebbero risultare troppo lunghi. Un’altra preoccupazione è rivolta verso le donne in arrivo: bisogna al più presto intavolare un discorso di “protection” in quanto non si può escludere il pericolo che, vista la situazione, entrino nel giro della prostituzione o delinquenza. Non dimentichiamo che sono persone fragili e allo sbaraglio. Al momento stiamo organizzando altri viaggi verso i confini, perché tutti dobbiamo fare qualcosa, anche un piccolo gesto che in questi casi diventa grande quanto un palazzo».

Per aiutare la onlus Medici del Mondo Italia nella missione ucraina, potete contribuire cliccando qui

Ph di Medici del Mondo Italia

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Guerra in Ucraina: un medico aronese fra i volontari al confine

Antonio De Giovanni è un medico di Arona da sempre impegnato sul fronte umanitario e insieme a Medici del Mondo Italia si sta occupando dei profughi ucraini

Il confine, quella linea che non si vede, ma c’è. Quei tratteggi che vediamo sulle cartine politiche, linee che, a volte, rappresentano la divisione fra guerra e pace, condanna o salvezza. Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina queste fessure di terreno, barriere immaginarie, sono diventate l’unica possibilità di fuga verso la libertà. Ecco dunque una fiumana di profughi in cammino verso le linee di demarcazione più vicine.

Veri e propri viaggi della speranza prettamente a bordo di autobus che raggiungono Trieste, Tarvisio e la vicina di casa, Austria; a bordo soprattutto donne e bambini, anzi, sostanzialmente solo donne e bambini. Gli uomini, giovani e anziani restano lì, a casa, a difendere la loro terra: volenti o nolenti. Antonio De Giovanni è un medico di Arona da sempre impegnato sul fronte umanitario. E’ membro di Medici del Mondo Italia, un’associazione umanitaria, internazionale, laica e indipendente che da 40 anni si impegna a promuovere il diritto universale alla salute e l’accesso ai servizi sanitari per le fasce più deboli della popolazione. Giocoforza, anche questa volta, non è rimasto seduto a guardare le atrocità ucraine, e si è messo, letteralmente, in viaggio per raggiungere i confini.

«Alcune settimane fa abbiamo organizzato una raccolta fondi – esordisce il dott. De Giovanni – e con la cifra raccolta abbiamo acquistato prodotti che, secondo noi, potevano risultare più utili a chi giungeva in bus dall’Ucraina. I kit che abbiamo preparato contenevano: assorbenti, mascherine FFP2, acqua e gel antisettico. Li abbiamo portati fisicamente noi in macchina, perché volevamo toccare con mano la situazione sui confini, quindi Austria, Tarvisio e Treviso. Sono stati due giorni interi di viaggi, senza sosta, due giorni di presa di coscienza delle reali condizioni in cui arrivano donne e bambini. Il punto più trafficato è senz’altro Treviso, dove arrivano 10-15 pullman al giorno con a bordo almeno 50-80 persone, dunque un numero altissimo di persone in cerca di aiuto. Posso dire che, salendo su quei mezzi, ho davvero avvertito sulla pelle la grande sofferenza di quelle donne e bambini. Facce stanche tirate da ore e ore di viaggio, paura e angoscia e sgomento. Ma soprattutto ho costatato la grande forza di queste persone, la grande correttezza».

«A casa, con me, mi sono portato soprattutto due momenti cruciali che mi hanno commosso – continua con voce vibrante, De Giovanni – il primo quando una giovane mamma stava allattando sul bus e, vedendomi arrivare con in mano il kit, mi ha regalato un sorriso così luminoso da farmi perdere l’equilibrio. Il secondo, una bambina di nove anni, si è avvicinata, tra le mani i prodotti che le avevo appena consegnato e, con grande difficoltà e un italiano improvvisato, mi ha detto “grazie”. Era un grazie che le veniva dritto dal cuore, non c’è dubbio. Ora la grande preoccupazione rimangono principalmente due: i malati cronici che arrivano necessitano di cure quotidiane – pensiamo ai diabetici e ipertesi per esempio – e sebbene la sanità italiana si sia messa in moto per attuare le procedure per richiedere i medicinali, i tempi burocratici potrebbero risultare troppo lunghi. Un’altra preoccupazione è rivolta verso le donne in arrivo: bisogna al più presto intavolare un discorso di “protection” in quanto non si può escludere il pericolo che, vista la situazione, entrino nel giro della prostituzione o delinquenza. Non dimentichiamo che sono persone fragili e allo sbaraglio. Al momento stiamo organizzando altri viaggi verso i confini, perché tutti dobbiamo fare qualcosa, anche un piccolo gesto che in questi casi diventa grande quanto un palazzo».

Per aiutare la onlus Medici del Mondo Italia nella missione ucraina, potete contribuire cliccando qui

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