“Ho visto cose” diventa un libro e racconta cinquant’anni di cronaca novarese

A nove mesi dalla mostra è stato presentato il volume fotografico di Mario Finotti, con testi di Renato Ambiel e Roberto Bottacchi

Prima la mostra, poi il libro. Nove mesi fa quando il fotografo novarese Mario Finotti aveva reso noto il desiderio di donare all’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea il suo sterminato patrimonio professionale (dai negativi alle stampe fino ai più recenti supporti digitali) frutto di un’attività lunga mezzo secolo – e lo aveva fatto in occasione della mostra intitolata “Ho visto cose” – si era vociferato della possibilità che l’iniziativa sfociasse in un libro.

Detto, fatto. “Ho visto cose”, infatti, è diventato un elegante volume, presentato nella serata di mercoledì 22 novembre in un gremito salone dell’Arengo del Broletto. Con Finotti, gli autori dei testi Renato Ambiel e Roberto Bottacchi, oltre al curatore del progetto grafico, Enrico Sempi. La pubblicazione è stata sostenuta dal Comune di Novara e da altri soggetti. In altre epoche, ha ricordato il sindaco Alessandro Canelli aprendo gli interventi, «un’amministrazione si prestava a contribuire alla realizzazione di iniziative anche di carattere editoriale. I tempi sono cambiati, ma in questo caso abbiamo detto sì per la particolare valenza di questo libro, che ci aiuta a capire i cambiamenti che hanno subito la città e il suo territorio in questi cinquant’anni».

Il presidente dell’Istituto Storico, Paolo Cattaneo, ha usato come forma di ringraziamento la parola da lui definita “rara” come «gratitudine per il dono fatto da Finotti», perché «il futuro si traccia ricercando e studiando il passato». Poi qualche curiosità tecnica svelata da Sempi, che ha curato la veste grafica del libro, così come Adolfo Mignemi, autore della prefazione, ha voluto ricordare i “primati” della città, sia giornalistici che fotografici, che affondano le loro radici sul finire del XIX secolo.

Spazio poi agli autori. E se Bottacchi ha ricordato alcuni aspetti legati al mondo culturale, Finotti e Ambiel – amici e colleghi di lunga data, alla “Gazzetta del Popolo” prima e poi a “La Stampa” – hanno ripercorso aneddoti e curiosità legati a questi cinquant’anni vissuti a raccogliere e a raccontare notizie di Novara. Dalla cronaca (nera o bianca) alla politica («Abbiamo fatto del nostro meglio per rappresentarli tutti»), dai fatti di costume allo sport. Proprio a questo settore sono legati forse gli episodi più felici e tragici: «La doppia promozione del Novara Calcio di Attilio Tesser dalla C alla A e la stagione in massima divisione da un lato e la morte in pista di Stefano Dal Lago dall’altro».

Non poteva mancare una riflessione sull’attuale momento attraversato dalle due discipline storiche cittadine, con il calcio relegato ai margini del professionismo e l’hockey su pista che, con un’altra società, si batte per emergere dalla serie A2. Con gli sportivi novaresi che, però, se non si sono fatti trasportare da eccessivi entusiasmi nei giorni lieti, nemmeno manifestato apertamente in quelli più cupi. Mugugnano. Sono fatti così.

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“Ho visto cose” diventa un libro e racconta cinquant’anni di cronaca novarese

A nove mesi dalla mostra è stato presentato il volume fotografico di Mario Finotti, con testi di Renato Ambiel e Roberto Bottacchi

Prima la mostra, poi il libro. Nove mesi fa quando il fotografo novarese Mario Finotti aveva reso noto il desiderio di donare all’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea il suo sterminato patrimonio professionale (dai negativi alle stampe fino ai più recenti supporti digitali) frutto di un’attività lunga mezzo secolo – e lo aveva fatto in occasione della mostra intitolata “Ho visto cose” – si era vociferato della possibilità che l’iniziativa sfociasse in un libro.

Detto, fatto. “Ho visto cose”, infatti, è diventato un elegante volume, presentato nella serata di mercoledì 22 novembre in un gremito salone dell’Arengo del Broletto. Con Finotti, gli autori dei testi Renato Ambiel e Roberto Bottacchi, oltre al curatore del progetto grafico, Enrico Sempi. La pubblicazione è stata sostenuta dal Comune di Novara e da altri soggetti. In altre epoche, ha ricordato il sindaco Alessandro Canelli aprendo gli interventi, «un’amministrazione si prestava a contribuire alla realizzazione di iniziative anche di carattere editoriale. I tempi sono cambiati, ma in questo caso abbiamo detto sì per la particolare valenza di questo libro, che ci aiuta a capire i cambiamenti che hanno subito la città e il suo territorio in questi cinquant’anni».

Il presidente dell’Istituto Storico, Paolo Cattaneo, ha usato come forma di ringraziamento la parola da lui definita “rara” come «gratitudine per il dono fatto da Finotti», perché «il futuro si traccia ricercando e studiando il passato». Poi qualche curiosità tecnica svelata da Sempi, che ha curato la veste grafica del libro, così come Adolfo Mignemi, autore della prefazione, ha voluto ricordare i “primati” della città, sia giornalistici che fotografici, che affondano le loro radici sul finire del XIX secolo.

Spazio poi agli autori. E se Bottacchi ha ricordato alcuni aspetti legati al mondo culturale, Finotti e Ambiel – amici e colleghi di lunga data, alla “Gazzetta del Popolo” prima e poi a “La Stampa” – hanno ripercorso aneddoti e curiosità legati a questi cinquant’anni vissuti a raccogliere e a raccontare notizie di Novara. Dalla cronaca (nera o bianca) alla politica («Abbiamo fatto del nostro meglio per rappresentarli tutti»), dai fatti di costume allo sport. Proprio a questo settore sono legati forse gli episodi più felici e tragici: «La doppia promozione del Novara Calcio di Attilio Tesser dalla C alla A e la stagione in massima divisione da un lato e la morte in pista di Stefano Dal Lago dall’altro».

Non poteva mancare una riflessione sull’attuale momento attraversato dalle due discipline storiche cittadine, con il calcio relegato ai margini del professionismo e l’hockey su pista che, con un’altra società, si batte per emergere dalla serie A2. Con gli sportivi novaresi che, però, se non si sono fatti trasportare da eccessivi entusiasmi nei giorni lieti, nemmeno manifestato apertamente in quelli più cupi. Mugugnano. Sono fatti così.

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