«I lavori al cortile e il trasloco di Expo Risorgimento bloccano le attività del castello»

Così in commissione consiliare la presidente della Fondazione, Maurizia Rebola, che ha anche spiegato i motivi che hanno portato la pasticceria Caldarola a rinunciare all'apertura del bar ristorante

Due le questioni principali che hanno impedito alla Fondazione Castello di mettere in atto in toto il piano di valorizzazione: il continuo rinvio dei lavori di sistemazione del cortile e il trasloco, non ancora avvenuto, del museo del Risorgimento dalla Rocchetta (in foto) ad altra destinazione. Temi affrontati dalla presidente della Fondazione, Maurizia Rebola, durante la seduta di commissione di ieri, 8 novembre. Rebola ha anche spiegato i veri motivi che hanno portato la pasticceria Caldarola, vincitrice del bando, a rinunciare all’apertura del bar ristorante.

«Abbiamo un inquilino che non se ne va – ha detto Rebola riferendosi a Expo Risorgimento -. Il museo rappresenta da sempre una criticità. Ci auguriamo che gli spazi della Rocchetta vengano liberati entro la fine di novembre: il museo deve traslocare, ma la preoccupazione è che la presenza di armi, seppur storiche, rappresenti un ulteriore rallentamento dei tempi: spero si risolva anche perchè sulla Rocchetta abbiamo dei progetti che finora non si sono potuti realizzare». E ha specificato: «Abbiamo partecipato a due bandi, uno di Compagnia di San Paolo che intervenire sulla struttura, l’altro di Fondazione Comunità Novarese per l’attivazione di laboratori dedicati a bambini e famiglie. L’idea è quello di fare della Rocchetta uno spazio per mostre contemporanee. Avremmo voluto avviarla già quest’anno in concomitanza con l’esposizione di Mets, ma la permanenza del museo ce l’ha impedito. Speriamo per l’autunno del prossimo anno».

Alla domanda delle consigliere Milù Allegra e Sara Paladini sulla destinazione di Expo Risorgimento, l’assessore alla Cultura Luca Piantanida ha confermato il trasferimento alla Barriera Albertina, come già reso noto in passato: «È da un anno che ci lavoriamo, entro fine novembre il museo dovrebbe traslocare e a inizio dicembre i locali saranno a disposizione della Fondazione».

Sui lavori del cortile, rimandati da maggio 2024 ad aprile 2025 e che prevedono la chiusura totale del castello in presenza del cantiere, la presidente ha aggiunto: «Già quest’anno ci hanno impedito di svolgere l’evento del Post, poi spostato alla Passalacqua, non possiamo permetterci che succeda anche l’anno prossimo. Per evitare di perdere la continuità, nel 2025 pensiamo a 3 o 4 appuntamenti nella sala più grande del catello in modo da lavorare a un evento all’aperto del 2026».

«Durante il cantiere, si presume da aprile a settembre, il castello sarà chiuso, per questo abbiamo pensato a una serie di collaborazioni – ha spiegato Valeria Francese, una delle due dipendenti della Fondazione -. Prosegue, infatti, il lavoro di ricerca di documentazione della storia del castello e delle carceri, con il supporto dell’archivio di Stato. Con la biblioteca Negroni abbiamo, invece, pensato a un convenzione sempre per tenere viva la presenza del castello nei mesi di chiusura, oltre a un progetto di cooperazione con il castello di Galliate, di Vigevano e un altro in Francia per la valorizzazione dei luoghi e della figura di Ludovico il moro».

Capitolo bar ristorante mancato. «Il vincitore del bando aveva presentato il progetto di un dehor bellissimo, ma rigettato alla Sovrintendenza – ha continuato Rebola -. Senza dehor la pasticceria non se la sentiva di andare avanti in quanto la capienza dei locali al chiuso non avrebbe garantito il fatturato. Verrà indetta una nuova gara europea, pubblicata tra febbraio e marzo, con il supporto tecnico del Comune, e prima dell’inizio dei lavori del cortile saranno fatti i sopralluoghi». Sul cortile, Rebola ha lanciato un appello a tutta la commissione: «Un hub che aggrega non può esistere senza spazio di food and beverage: quel cortile non può stare senza verde, così è una landa assolata che nessuno vuole frequentare. Uniamoci in una battaglia comune perché la Sovrintendenza si renda conto delle esigenze di fruizione».

La presidente ha poi esplicitato le cifre del bilancio: «Nel 2024 gli introiti dall’affitto delle sale è stato di 90 mila euro; ho proposto di rivedere le cifre perchè finora erano completamente fuori mercato. Sempre nel 2024 il Comune ha versato alla Fondazione 290 mila euro, 110 mila come contributo ordinario e 180 mila per le utenze. Sospesi altri 180 mila euro per il personale del museo archeologico non ancora fruibile. Nel 2025 sono previsti 470 mila euro, fermo restando l’apertura del museo. Altri 80 mila euro di entrate da Fondazione Crt, sponsor privati e soci sostenitori».

Appello anche dalla consigliera Paladini: «Il castello è un contenitore non disdicevole, ma il cittadino è slegato dalla vita del castello: non è un luogo vissuto dai novaresi, non è un luogo di aggregazione, non è nemmeno nel lessico quotidiano. Lancio una sfida al Comune e alla Fondazione: dopo l’impegno economico importante sostenuto negli anni, oggi è il momento di investire, diversamente significa che non stiamo facendo un buon servizio alla comunità».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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«I lavori al cortile e il trasloco di Expo Risorgimento bloccano le attività del castello»

Così in commissione consiliare la presidente della Fondazione, Maurizia Rebola, che ha anche spiegato i motivi che hanno portato la pasticceria Caldarola a rinunciare all’apertura del bar ristorante

Due le questioni principali che hanno impedito alla Fondazione Castello di mettere in atto in toto il piano di valorizzazione: il continuo rinvio dei lavori di sistemazione del cortile e il trasloco, non ancora avvenuto, del museo del Risorgimento dalla Rocchetta (in foto) ad altra destinazione. Temi affrontati dalla presidente della Fondazione, Maurizia Rebola, durante la seduta di commissione di ieri, 8 novembre. Rebola ha anche spiegato i veri motivi che hanno portato la pasticceria Caldarola, vincitrice del bando, a rinunciare all’apertura del bar ristorante.

«Abbiamo un inquilino che non se ne va – ha detto Rebola riferendosi a Expo Risorgimento -. Il museo rappresenta da sempre una criticità. Ci auguriamo che gli spazi della Rocchetta vengano liberati entro la fine di novembre: il museo deve traslocare, ma la preoccupazione è che la presenza di armi, seppur storiche, rappresenti un ulteriore rallentamento dei tempi: spero si risolva anche perchè sulla Rocchetta abbiamo dei progetti che finora non si sono potuti realizzare». E ha specificato: «Abbiamo partecipato a due bandi, uno di Compagnia di San Paolo che intervenire sulla struttura, l’altro di Fondazione Comunità Novarese per l’attivazione di laboratori dedicati a bambini e famiglie. L’idea è quello di fare della Rocchetta uno spazio per mostre contemporanee. Avremmo voluto avviarla già quest’anno in concomitanza con l’esposizione di Mets, ma la permanenza del museo ce l’ha impedito. Speriamo per l’autunno del prossimo anno».

Alla domanda delle consigliere Milù Allegra e Sara Paladini sulla destinazione di Expo Risorgimento, l’assessore alla Cultura Luca Piantanida ha confermato il trasferimento alla Barriera Albertina, come già reso noto in passato: «È da un anno che ci lavoriamo, entro fine novembre il museo dovrebbe traslocare e a inizio dicembre i locali saranno a disposizione della Fondazione».

Sui lavori del cortile, rimandati da maggio 2024 ad aprile 2025 e che prevedono la chiusura totale del castello in presenza del cantiere, la presidente ha aggiunto: «Già quest’anno ci hanno impedito di svolgere l’evento del Post, poi spostato alla Passalacqua, non possiamo permetterci che succeda anche l’anno prossimo. Per evitare di perdere la continuità, nel 2025 pensiamo a 3 o 4 appuntamenti nella sala più grande del catello in modo da lavorare a un evento all’aperto del 2026».

«Durante il cantiere, si presume da aprile a settembre, il castello sarà chiuso, per questo abbiamo pensato a una serie di collaborazioni – ha spiegato Valeria Francese, una delle due dipendenti della Fondazione -. Prosegue, infatti, il lavoro di ricerca di documentazione della storia del castello e delle carceri, con il supporto dell’archivio di Stato. Con la biblioteca Negroni abbiamo, invece, pensato a un convenzione sempre per tenere viva la presenza del castello nei mesi di chiusura, oltre a un progetto di cooperazione con il castello di Galliate, di Vigevano e un altro in Francia per la valorizzazione dei luoghi e della figura di Ludovico il moro».

Capitolo bar ristorante mancato. «Il vincitore del bando aveva presentato il progetto di un dehor bellissimo, ma rigettato alla Sovrintendenza – ha continuato Rebola -. Senza dehor la pasticceria non se la sentiva di andare avanti in quanto la capienza dei locali al chiuso non avrebbe garantito il fatturato. Verrà indetta una nuova gara europea, pubblicata tra febbraio e marzo, con il supporto tecnico del Comune, e prima dell’inizio dei lavori del cortile saranno fatti i sopralluoghi». Sul cortile, Rebola ha lanciato un appello a tutta la commissione: «Un hub che aggrega non può esistere senza spazio di food and beverage: quel cortile non può stare senza verde, così è una landa assolata che nessuno vuole frequentare. Uniamoci in una battaglia comune perché la Sovrintendenza si renda conto delle esigenze di fruizione».

La presidente ha poi esplicitato le cifre del bilancio: «Nel 2024 gli introiti dall’affitto delle sale è stato di 90 mila euro; ho proposto di rivedere le cifre perchè finora erano completamente fuori mercato. Sempre nel 2024 il Comune ha versato alla Fondazione 290 mila euro, 110 mila come contributo ordinario e 180 mila per le utenze. Sospesi altri 180 mila euro per il personale del museo archeologico non ancora fruibile. Nel 2025 sono previsti 470 mila euro, fermo restando l’apertura del museo. Altri 80 mila euro di entrate da Fondazione Crt, sponsor privati e soci sostenitori».

Appello anche dalla consigliera Paladini: «Il castello è un contenitore non disdicevole, ma il cittadino è slegato dalla vita del castello: non è un luogo vissuto dai novaresi, non è un luogo di aggregazione, non è nemmeno nel lessico quotidiano. Lancio una sfida al Comune e alla Fondazione: dopo l’impegno economico importante sostenuto negli anni, oggi è il momento di investire, diversamente significa che non stiamo facendo un buon servizio alla comunità».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore