Novara si prepara a celebrare i 70 anni del Villaggio Dalmazia, il quartiere a sud della città che accolse di esuli giuliano-dalmati arrivati alla fine della Seconda guerra mondiale. Era, infatti, il 9 agosto 1954 quando il ministero dei Lavori Pubblici autorizzava l’inizio dei lavori affidandoli all’Istituto Autonomo per le Case Popolari: qualche mese più tardi, il 3 ottobre, si svolgeva la cerimonia di posa della prima pietra alla presenza dell’allora sottosegretario Oscar Luigi Scalfaro. Quello che stava per sorgere era, appunto, il Villaggio Dalmazia, l’allora nuovo rione pronto ad accogliere 1300 profughi – circa 300 famiglie – che erano stati costretti ad abbandonare le loro case dopo essere stati accolti in una situazione di emergenza alla caserma Perrone.
Tanta di quella storia se ne è andata con chi ormai non c’è più, ma nella comunità il ricordo è rimasto vivo indelebile tanto che l’Istituto storico della Resistenza Piero Fornara ha organizzato una mostra e un convegno per questo importante anniversario.
La mostra fotografica “Face de Villaggio”, con gli scatti realizzati da Mario Finotti, pone delle riflessioni sugli aspetti identitari di un gruppo di individui che, grazie al trasferimento in massa dal Centro raccolta profughi al Villaggio Dalmazia, ha evitato la seconda e definitiva diaspora. Grazie a questo passaggio collettivo, la comunità giuliano-dalmata novarese ha mantenuto quasi del tutto intatte fino ai giorni nostri le tradizioni familiari, i modi di parlare e gli stili di vita originari. L’esposizione sarà inaugurata lunedì 30 settembre alle 17.30 al polo bibliotecario “Rita Fossaceca” dell’Università che ha sede proprio nella ex caserma Perrone (ingresso da baluardo Lamarmora).
Convegno, invece, sabato 5 ottobre, dalle 9.30 alle 18 nell’aula magna dell’Università (ingresso da via Perrone) dal titolo “Giuliani e Dalmati in Piemonte. Esodo, accoglienza, ricordi”. Una giornata per parlare di accoglienza e integrazione dei nostri connazionali nelle diverse province della regione. Saranno presentate riflessioni su questi due aspetti, ma anche sulla percezione pubblica del fenomeno nel corso di questi settant’anni e sulle conseguenze psicologiche del distacco dalle proprie origini. A questo link il programma dell’evento.
A completare le celebrazioni, giovedì 3 ottobre alle 18 alla Biblioteca Negroni, presentazione di “Senza salutare nessuno” di Silvia Dai Pra’ il libro che racconta la genealogia di una famiglia istriana nell’ambito degli incontri promossi dal Centro novarese di studi letterari. Il romanzo di Silvia Dai Pra’, coraggioso e al tempo stesso ironico e lieve, mentre prova a riportare alla luce le vicende e il destino di una famiglia, affronta il tema delle conseguenze, per generazioni, della violenza subita e delle sofferenze, delle amnesie e dei silenzi necessari per continuare a vivere. Il viaggio intrapreso dall’autrice a Santa Domenica di Albona, in Istria, tipicamente luogo vacanziero, con piccoli paesi tranquilli e il mare vicino, diventa al contrario il punto di partenza per la ricerca della verità su un segreto che ha sempre gravato sulla sua famiglia: perché il bisnonno Romeo Martini, nato Martincich, è finito nella foiba di Vines? Perché la nonna, i suoi fratelli e sua madre se ne sono andati una mattina di novembre del 1943? Comincia così un’indagine durata due anni, tra archivi perlopiù andati distrutti, lettere strappate, vecchie fotografie, mail spedite a tutti gli angoli del mondo che raramente hanno avuto risposta.
L’incontro inaugura un mese dedicato alla letteratura del confine orientale italiano proprio in occasione del 70esimo del Villaggio Dalmazia.
(foto Mario Finotti)