L’appello del Banco Alimentare: «Cibo e risorse per il nostro magazzino»

Il Banco Alimentare, la fondazione sorta nel 1989 con lo scopo di occuparsi della raccolta e del recupero delle eccedenze alimentari della produzione agricola e industriale da distribuire alle persone più bisognose, è attivo nel Novarese dal 1997 e svolge oggi un’attività che copre il territorio della provincia e parte di quella del Verbano Cusio Ossola. Un aiuto concreto che giunge attraverso 27 strutture caritative e accreditate tra cui mense per i poveri, centri di ascolto, associazioni di primo aiuto e la Croce Rossa e che, nonostante le difficoltà dovute alla pandemia, continua a giungere a oltre 14 mila persone (la metà residenti nel capoluogo), con oltre un migliaio di bambini nella fascia d’età da zero a tre anni.

 

 

«Dal 2018 – spiegano Cesare De Pretis, responsabile della sede di Novara del Banco Alimentare, e Paolo Minoggio, uno dei 25 volontari – utilizziamo come magazzino l’edificio dell’ex “Villaggio Tav”, che ha sostituito la nostra precedente sede di corso della Vittoria. Un locale di circa 400 metri quadrati che a suo tempo ospitò cucine e mensa che abbiamo ottenuto grazie a una convenzione stipulata con il Comune, in una posizione vantaggiosa dal punto di vista logistico, ma che necessita di un ampliamento e di alcuni ulteriori interventi di messa in sicurezza».

Inoltre si rende necessario l’acquisto di attrezzature per sostituire quelle divenute ormai obsolete. Da questo punto di vista negli ultimi anni diversi sono stati gli investimenti effettuati, anche se – come spesso accade – le risorse non bastano mai, e qualche «contributo o donazione sono sempre graditi, anche se – ci tengono a sottolineare De Pretis e Minoggio – la nostra prima richiesta, la voce principale, rimane quella di generi alimentari, per garantire la continuità di un servizio che abbiamo continuato a svolgere, anche se il perdurare dell’emergenza sanitaria ci ha impedito di poter organizzare le consuete iniziative».

Nonostante questo l’attività è continuata a crescere, occupando quotidianamente gli addetti nel recupero di cibo dalle aziende alimentari, dalla grande distribuzione organizzata, dalle mense aziendali e da alcune scuole primarie. Ma quello che De Pretis e Minoggio vogliono ulteriormente evidenziare sono le «funzioni sociali e inclusive che il Banco Alimentare esercita, anche al nostro interno. Negli ultimi anni si è cominciato a registrare un ricambio generazione fra i nostri volontari, ci sono giovani che si avvicinano in attesa di trovare un’occupazione stabile, riuscendo magari a trovarla proprio in quel settore della distribuzione a noi così vicino».

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L’appello del Banco Alimentare: «Cibo e risorse per il nostro magazzino»

Il Banco Alimentare, la fondazione sorta nel 1989 con lo scopo di occuparsi della raccolta e del recupero delle eccedenze alimentari della produzione agricola e industriale da distribuire alle persone più bisognose, è attivo nel Novarese dal 1997 e svolge oggi un’attività che copre il territorio della provincia e parte di quella del Verbano Cusio Ossola. Un aiuto concreto che giunge attraverso 27 strutture caritative e accreditate tra cui mense per i poveri, centri di ascolto, associazioni di primo aiuto e la Croce Rossa e che, nonostante le difficoltà dovute alla pandemia, continua a giungere a oltre 14 mila persone (la metà residenti nel capoluogo), con oltre un migliaio di bambini nella fascia d’età da zero a tre anni.

 

 

«Dal 2018 – spiegano Cesare De Pretis, responsabile della sede di Novara del Banco Alimentare, e Paolo Minoggio, uno dei 25 volontari – utilizziamo come magazzino l’edificio dell’ex “Villaggio Tav”, che ha sostituito la nostra precedente sede di corso della Vittoria. Un locale di circa 400 metri quadrati che a suo tempo ospitò cucine e mensa che abbiamo ottenuto grazie a una convenzione stipulata con il Comune, in una posizione vantaggiosa dal punto di vista logistico, ma che necessita di un ampliamento e di alcuni ulteriori interventi di messa in sicurezza».

Inoltre si rende necessario l’acquisto di attrezzature per sostituire quelle divenute ormai obsolete. Da questo punto di vista negli ultimi anni diversi sono stati gli investimenti effettuati, anche se – come spesso accade – le risorse non bastano mai, e qualche «contributo o donazione sono sempre graditi, anche se – ci tengono a sottolineare De Pretis e Minoggio – la nostra prima richiesta, la voce principale, rimane quella di generi alimentari, per garantire la continuità di un servizio che abbiamo continuato a svolgere, anche se il perdurare dell’emergenza sanitaria ci ha impedito di poter organizzare le consuete iniziative».

Nonostante questo l’attività è continuata a crescere, occupando quotidianamente gli addetti nel recupero di cibo dalle aziende alimentari, dalla grande distribuzione organizzata, dalle mense aziendali e da alcune scuole primarie. Ma quello che De Pretis e Minoggio vogliono ulteriormente evidenziare sono le «funzioni sociali e inclusive che il Banco Alimentare esercita, anche al nostro interno. Negli ultimi anni si è cominciato a registrare un ricambio generazione fra i nostri volontari, ci sono giovani che si avvicinano in attesa di trovare un’occupazione stabile, riuscendo magari a trovarla proprio in quel settore della distribuzione a noi così vicino».

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