C’è odore di censura nell’ultima sparata dell’assessore ai Lavori pubblici del Comune di Novara, Rocco Zoccali. È successo che ieri pomeriggio, 18 ottobre, durante la commissione consiliare da lui stesso convocata «per fare chiarezza» sulla situazione di cavalcavia, ponti e strade della città, l’assessore abbia sentito il bisogno di autodifendersi attaccando la stampa locale, rea, a suo dire, di avere pubblicato notizie fuorvianti, in particolare sui lavori che riguardano il cavalcavia 25 Aprile, di privilegiare le dichiarazioni della minoranza (riferimento esplicito alla torta del Pd a un anno esatto dalla chiusura), relegando le sue parole a poche righe che così ridotte, nessuno leggerebbe.
A fare da eco alla sfuriata dell’assessore, ci ha pensato il consigliere di maggioranza Andrea Crivelli: forse con buone intenzioni ma con un risultato del tutto divergente, ha dichiarato che nel tentativo di fare sintesi, a volte le cose dette vengono travisate e che «tanto già sappiamo quali titoli leggeremo domani (cioè oggi, ndr)».
La risposta dei giornalisti presenti – c’erano tutte le principali testate di Novara, data l’importanza dell’argomento – è stata quella di alzarsi e andarsene in segno di protesta.
Partiamo dai fatti. Se in questi mesi i media locali hanno riportato con attenzione e puntualità la situazione del cavalcavia dal cedimento del 9 ottobre 2022, al sequestro della Procura, ai numerosi annunci di riapertura, ai ritardi nei lavori anche a causa di imprevisti – è giusto sottolinearlo – è perché l’amministrazione, in particolare l’assessore Zoccali e il sindaco Canelli, ha fatto dichiarazioni durante conferenze stampa, interviste, commissioni (compresa questa di ieri) e consigli comunali. Il sindaco anche in una diretta social che risale al mese di agosto.
Nessuna anomalia, dunque, invenzione o tentativo deviante. Solo informazione.
È fuori luogo, invece, se non addirittura indecoroso, che un assessore si presenti in un incontro pubblico come una commissione (dove tra l’altro la stampa può solo presenziare senza possibilità di parola) sottraendo un quarto d’ora al dibattito per puntare il dito contro scelte giornalistiche solo perché queste non piacciono. Questa è una palese violazione alla libertà di informazione, non solo per chi la fa, ma anche per chi la riceve.
Sia chiaro: la stampa non è il megafono del potere, semmai ne è il guardiano. E se qualcuno pensa di poter mettere il bavaglio a noi giornalisti, si metta l’animo in pace e sappia che è solo un’inutile provocazione.
Una risposta
Incredibile!Piena solidarietà ai giornalisti della stampa locale e totale condanna a chi non sopporta la libertà di informazione e anche di critica.