A febbraio la dedica dello stabilimento di via Fauser alla memoria di Renato Ugo, chimico e accademico scomparso quattro mesi prima; a ottobre il licenziamento collettivo di 73 dipendenti (tra cui 12 dirigenti) una decina dei quali nel centro di ricerca di Novara. Isagro, leader mondiale nella produzione di agrofarmaci con sede a Milano, ha tra i suoi siti produttivi anche quello di Sant’Agabio, fondato nel 2006; nove anni dopo oltre allo stabilimento si è aggiunto un nuovo centro di ricerca costituito da laboratori (oltre 2mila metri quadrati) e serre (oltre 1300 metri quadrati).
A motivare i licenziamenti, secondo quanto reso noto da Filctem Cgil e Femca Cislin una nota, ci sarebbe la necessità di sistemare i conti della società dopo «l’acquisizione da parte del gruppo americano Gowan. Siamo di fronte ad un’imponente operazione di ristrutturazione e ridimensionamento di un gruppo che non sta seguendo logiche di integrazione con una nuova società – proseguono i sindacati – ma che va a cancellare un importante livello di competenze e professionalità, portando all’estero funzioni amministrative ed asset e lo fa anche colpendo livelli produttivi e di ricerca. Assistiamo ancora una volta a scelte scellerate di aziende che dicono di voler investire e sviluppare le aziende che acquisiscono, ma che iniziano proprio dall’impoverirle, ridimensionandole secondo tristi logiche di profitto».
Il caso è finito anche in consiglio regionale con una question time del consigliere del Pd, Domenico Rosso, il quale ha interrogato la giunta «per sapere quali interventi urgenti intenda attuare per salvaguardare una realtà non solo produttiva ma di ricerca di eccellenza per il territorio piemontese. Il centro di ricerca novarese rappresenta il cuore innovativo e di sviluppo dell’azienda oltre che un’eccellenza che si inserisce nel distretto della chimica che caratterizza il nostro territorio. Per questo mi aspetto che la Regione metta in atto tempestivamente ogni intervento necessario per salvaguardare occupazione e know how, coinvolgendo anche il Governo se necessario».
Essenziale la risposta dell’assessore al Lavoro, Elena Chiorino: «Il recente cambio di proprietà ha comportato una situazione di riorganizzazione aziendale a livello globale che viene constantemente seguita dall’assessorato per quanto riguarda le ricadute sul territorio piemotese. Allo stato attuale, nello stabilimento di Novara si sta procedendo con gli accordi per le politiche attive del lavoro per permettere l’attivazione della cassa integrazione per cessazione. L’assessorato è in costante contatto con le organizzazioni sindacali».
«Sono insoddisfatto della risposta con la quale viene comunicato che l’assessorato sta lavorando per attivare percorsi di politiche attive del lavoro ai fini della cassa integrazione – aggiunge Rossi -. È certamente utile, ma insufficiente. Non possiamo permettere che competenze e professionalità vadano perdute, tanto più in un campo di eccellenza, come quello della chimica verde».