«Non hanno idea di quello che fanno, nella migliore delle ipotesi. Creare un centro logistico delle dimensioni complessive di 80 ettari a meno di 80 metri da un paese più piccolo dello stesso centro (77 ettari) è una scelta inconcepibile che segnerà inesorabilmente il destino della nostra frazione». Dopo l’ultimo, in ordine di tempo, step burocratico della scorsa settimana (la presa d’atto da parte della giunta del Piano strategico di sviluppo industriale redatto da Cim Spa e dalla società Develog 4 Srl) il Comitato per Pernate è più che mai agguerrito e prosegue la battaglia contro la realizzazione del nuovo polo logistico dove ora c’è una distesa di campi.
Le critiche sono pesantissime: «Una comunità che viene condannata a morte per lasciare posto a capannoni che sostituiranno completamente l’attuale visuale delle montagne con un muro in cemento di 1 km colorato forse di verde. La provincia di Novara sta per diventare il più grande ecomostro d’Italia e la frazione di Pernate l’agnello sacrificale su questo presunto sviluppo – affermano in una nota ufficiale i referenti del Comitato Carlo Ferro, Claudio Ferro, Renzo Pizzo, Paolo Manenti, Oscar Bernardinello e Massimo Zappa -. Trecate, Cameri, corso Vercelli, Casalino, Agognate, Biandrate e ora anche Pernate. E poi ci sarà il lotto b di Trecate: alcuni esperti dicono che si arriverà complessivamente nella provincia a dieci milioni di metri quadrati».
«È assurdo pensare che un Piano regolatore a tutti gli effetti decaduto (risale al lontano 2008) che si è rivelato fallimentare in tutte le sue previsioni possa determinare le scelte odierne senza contraddittorio – proseguono -. Pensare che oggi si stravolgano ottocentomila metri quadrati di suolo agricolo ad alto valore agronomico (20 volte il Parco dei bambini e dell’Allea), senza nemmeno passare dal consiglio comunale, con la sola approvazione in giunta, senza ascoltare le commissioni e i cittadini, evitando confronti e dibattiti, è indecoroso. Al sindaco vogliamo ricordare che aveva promesso ai Pernatesi uno studio di bacino con l’Università di Pavia per mettere in sicurezza il Terdoppio prima di pensare a qualsiasi nuovo sviluppo. Ora però avvia la cementificazione di 80 ettari, dimenticandosi delle promesse fatte dimenticandosi che la portata di piena massima (centennale) del Terdoppio a oggi non può essere contenuta nell’alveo del torrente, e non passa attraverso gli attuali ponti ferroviari di Cim».
Il Comitato parla di rischi ambientali: «Questa cementificazione selvaggia andrà ad aggravare un reticolo irriguo già compromesso, scaricando verso il paese tutto ciò che le sette pozzanghere disegnate non riusciranno a contenere. Quelli che vengono dipinti come laghetti sono bacini di raccolta a cielo aperto dove vengono convogliate le acque di piazzale e di prima pioggia per essere disperse. Per alcuni mesi l’anno ipotizziamo che siano in secca melmosa e in altri pieni, pronti a offrire un soggiorno sicuro a nutrie e altri animali nocivi, il tutto a meno di cento metri dalle abitazioni».
I referenti del Comitato protestano contro l’esproprio per pubblica utilità citato nell’Accordo di programma: «Non capiamo come si possa configurare nell’area T3b la pubblica utilità in questo tipo di esercizio (affitto capannoni a 48 euro al metro quadrato). Non riteniamo che dotare questo particolare sviluppatore privato del benefit di poter espropriare anche chi non vuole vendere pagando a tutti un vantaggioso prezzo tabellare sia giusto ed equo verso altri sviluppatori che altrove hanno acquistato i terreni a prezzo di mercato per realizzare la loro del tutto analoga attività imprenditoriale».
Infine al Comitato con manca “l’ironia”: «Permetteteci di dissentire sul concetto di smontabilità dei capannoni enunciato dagli sviluppatori: a meno che essi non si intendano stoccare la merce nei Teepee degli indiani Apache, un insediamento logistico non si riduce solo ai prefabbricati (per definizione smontabili) ma consta anche dei riempimenti fatti per portare a livello (inerti o ghiaia che alterano l’orizzonte del suolo), delle strade, dei parcheggi e dei piazzali, delle infrastrutture posate (tubazioni sotterranee per acqua, energia, fognature etc.). Tutte cose non esattamente smontabili con semplicità e economicità».
A sostegno del Comitato per Pernate e contro lo sviluppo della logistica in città si è schierato il gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle: «È il momento di unire le forze per dire basta e fermare l’incontrollata espansione della logistica – dichiarano il capogruppo Mario Iacopino e il consigliere Francesco Renna -. Una politica, quella della cementificazione selvaggia, che porterà danni irreparabili al territorio e alla qualità di vita della popolazione, nonché ad un inevitabile aumento dell’inquinamento che ha già raggiunto livelli critici per la nostra salute. La solita promessa di una eventuale maggiore occupazione, spesso e volentieri precaria e di basso profilo, non può essere usata come arma per trasformare il nostro meraviglioso paesaggio in un vero e proprio magazzino.Bisogna unire le forze per spiegare ai cittadini come esiste l’alternativa concreta verso uno sviluppo economico sostenibile, una politica lungimirante che si ponga come obiettivo quello di portare maggiore innovazione, investimenti in economia circolare, competitività e posti lavoro di qualità».