Il Comitato per Pernate difende i suoi terreni: «Quel progetto è un pugno nell’occhio»

L'associazione si batte da anni contro la costruzione del nuovo polo logistico alle porte del quartiere. Dubbi vengono sollevati anche da Novara Green

«Sto già trapiantando gli arbusti della barriera verde». Paolo Manenti, referente del Comitato per Pernate, che da anni si batte contro la trasformazione dei campi agricoli in area logistica – oltre 1 milione di metri quadrati – continua la sua battaglia insieme ad altri residenti. (leggi qui l’articolo)

«È dal 2005 che diciamo no e continueremo a farlo – dichiara Manenti -. Quel progetto, grande più di tutta Pernate, è un pugno nell’occhio e i proprietari dei terreni che hanno firmato il preliminare di vendita evidentemente non si sono resi conto delle conseguenze. Non giudico scelte diverse dalla mia, ma io credo che non ci sia stata consapevolezza anche perchè molti dei venditori non vivono qui».

Tra le maggiori critiche sollevate c’è il tema dell’impatto ambientale: «Come fanno a dire che i capannoni saranno circondati dal verde con alberi alti 20 metri? Dove li trovano? Li avvitano come si fa con la città dei Lego? Verrà fatta una mitigazione sulla falsa riga del polo logistico di Trecate, ma non vengano a dirmi che ci sarà un bosco. Le querce più alte che abbiamo in zona sono alte 15 metri e sono lì da anni, anche grazie a una geomorfologia del terreno che favorisce il loro sviluppo».

Altra perplessità del Comitato è il valore degli immobili: «Dopo la realizzazione di un progetto simile, è plausibile che le nostre case subiranno un’importante svalutazione. Professionisti e agenti immobiliari si sono espressi ipotizzando un ribasso del 50% nella zona nord, a ridosso della logistica, fino a un 20% verso il centro. Si tratta di una scelta urbanistica sbagliata a cui diremo sempre no, a meno che non ci sia una proposta più adeguata da valutare dal punto di vista ambientale. Finora di benefici non ne vediamo, di sicuro non vedremo più il Monte Rosa».

Dubbi sul progetto vengono sollevati anche dall’associazione ambientalista Novara Green. «Si tratta di un’opera che, qualora realizzata, porterebbe a un consumo di suolo sconsiderato – afferma il presidente Fabrizio Cerri -. La nostra contrarietà non è affatto un preconcetto. Riteniamo che il consumo di suolo talvolta possa essere giustificabile a fronte di vantaggi collettivi, si veda il prolungamento della tangenziale di Novara a cui nessuno si è opposto. In questo caso invece ci troveremmo davanti a un vero e proprio eco mostro, pur mascherato dalle alberature promesse, che porterebbe ben pochi vantaggi alla nostra città. Circolano bellissimi rendering di questa struttura, quasi fosse un’oasi verde ma la realtà dei fatti è un’altra. Basti vedere come sono ridotte le aree attigue al Cim nel quartiere di Sant’Agabio: spazzatura ovunque, strade colabrodo, camion che occupano le carreggiate e cigli stradali ricoperti di rovi. Novara ha sì una vocazione logistica, e ha ottime realtà che meritano di essere valorizzare e sostenute, ma questo non vuol dire assecondare qualunque necessità dei privati».

Infine Cerri fa una riflessione sui posti di lavoro: «Dobbiamo domandarci quale futuro vogliamo dare a Novara: se immaginarla una città di capannoni e ricovero di operai della logistica, oppure investire ogni centesimo pubblico in altri settori maggiormente qualificati, in grado di fornire sbocchi lavorativi più interessanti in campi come la moda, la chimica verde, l’agroalimentare e la domotica di cui Novara è già eccellenza. Settori in grado di rilanciare l’economia e su cui già si sta facendo ma ci sono certamente ampi margini per attrarre maggiori investimenti. La prova sta nel fatto che nonostante negli ultimi cinque anni i posti di lavoro nella logistica sono più che raddoppiati ma la nostra città non si è affatto arricchita, i negozi continuano a chiudere e le nostre migliori menti guardano spesso fuori città per trovare buone offerte lavorative. Facciamo tutti una riflessione e chiediamoci se vale la pena continuare a consumare suolo e aumentare i tir».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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«È dal 2005 che diciamo no e continueremo a farlo - dichiara Manenti -. Quel progetto, grande più di tutta Pernate, è un pugno nell'occhio e i proprietari dei terreni che hanno firmato il preliminare di vendita evidentemente non si sono resi conto delle conseguenze. Non giudico scelte diverse dalla mia, ma io credo che non ci sia stata consapevolezza anche perchè molti dei venditori non vivono qui».

Tra le maggiori critiche sollevate c'è il tema dell'impatto ambientale: «Come fanno a dire che i capannoni saranno circondati dal verde con alberi alti 20 metri? Dove li trovano? Li avvitano come si fa con la città dei Lego? Verrà fatta una mitigazione sulla falsa riga del polo logistico di Trecate, ma non vengano a dirmi che ci sarà un bosco. Le querce più alte che abbiamo in zona sono alte 15 metri e sono lì da anni, anche grazie a una geomorfologia del terreno che favorisce il loro sviluppo».

Altra perplessità del Comitato è il valore degli immobili: «Dopo la realizzazione di un progetto simile, è plausibile che le nostre case subiranno un'importante svalutazione. Professionisti e agenti immobiliari si sono espressi ipotizzando un ribasso del 50% nella zona nord, a ridosso della logistica, fino a un 20% verso il centro. Si tratta di una scelta urbanistica sbagliata a cui diremo sempre no, a meno che non ci sia una proposta più adeguata da valutare dal punto di vista ambientale. Finora di benefici non ne vediamo, di sicuro non vedremo più il Monte Rosa».

Dubbi sul progetto vengono sollevati anche dall'associazione ambientalista Novara Green. «Si tratta di un'opera che, qualora realizzata, porterebbe a un consumo di suolo sconsiderato - afferma il presidente Fabrizio Cerri -. La nostra contrarietà non è affatto un preconcetto. Riteniamo che il consumo di suolo talvolta possa essere giustificabile a fronte di vantaggi collettivi, si veda il prolungamento della tangenziale di Novara a cui nessuno si è opposto. In questo caso invece ci troveremmo davanti a un vero e proprio eco mostro, pur mascherato dalle alberature promesse, che porterebbe ben pochi vantaggi alla nostra città. Circolano bellissimi rendering di questa struttura, quasi fosse un'oasi verde ma la realtà dei fatti è un'altra. Basti vedere come sono ridotte le aree attigue al Cim nel quartiere di Sant'Agabio: spazzatura ovunque, strade colabrodo, camion che occupano le carreggiate e cigli stradali ricoperti di rovi. Novara ha sì una vocazione logistica, e ha ottime realtà che meritano di essere valorizzare e sostenute, ma questo non vuol dire assecondare qualunque necessità dei privati».

Infine Cerri fa una riflessione sui posti di lavoro: «Dobbiamo domandarci quale futuro vogliamo dare a Novara: se immaginarla una città di capannoni e ricovero di operai della logistica, oppure investire ogni centesimo pubblico in altri settori maggiormente qualificati, in grado di fornire sbocchi lavorativi più interessanti in campi come la moda, la chimica verde, l'agroalimentare e la domotica di cui Novara è già eccellenza. Settori in grado di rilanciare l'economia e su cui già si sta facendo ma ci sono certamente ampi margini per attrarre maggiori investimenti. La prova sta nel fatto che nonostante negli ultimi cinque anni i posti di lavoro nella logistica sono più che raddoppiati ma la nostra città non si è affatto arricchita, i negozi continuano a chiudere e le nostre migliori menti guardano spesso fuori città per trovare buone offerte lavorative. Facciamo tutti una riflessione e chiediamoci se vale la pena continuare a consumare suolo e aumentare i tir».

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore