Sessantasette famiglie su 70 sgomberate da via Calderara, via della Riotta, via Pianca e via Bonola (le case popolari comunale oggetto di riqualificazione con i fondi del Pnrr) da anni non pagano l’affitto, ma hanno ricevuto un contributo per il trasloco, tinteggiare il nuovo appartamento e attivare le forniture di acqua, gas e luce. A denunciare la situazione sono i consiglieri comunali del Partito Democratico che parlano di «capolavoro di ingiustizia sociale: i furbi, che già avevano con il Comune un debito di più di un 1 milione di euro, hanno goduto di agevolazioni straordinarie per trasferirsi e continuano a non versare il dovuto per la casa in cui abitano. Gli onesti, che hanno tutti i requisiti per ottenere una casa a canone agevolato, non hanno diritti» affermano il capogruppo Nicola Fonzo insieme ai colleghi Sara Paladini, Milù Allegra, Cinzia Spilinga e Mattia Colli Vignarelli».
Affermazioni che arrivano a seguito della commissione consiliare proprio sul tema delle case popolari.
E proseguono: «Dei 67 morosi, più della metà continua a non pagare gli affitti per i nuovi alloggi che l’amministrazione comunale ha assegnato loro togliendoli dalle disponibilità delle famiglie che sono regolarmente in graduatoria. Negli ultimi due anni, infatti, sono assegnate zero case a famiglie in graduatoria. L’ultimo bando ha creato solo false illusioni e nemmeno i nuclei più bisognosi con anziani, disabili e minori hanno avuto l’agognata assegnazione, vedendo violato di fatto un loro diritto, a favore di morosi conclamati».
«Il problema delle morosità nell’ambito dell’occupazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica risale agli anni addietro (tanti, forse troppi) e ha interessato tutte le amministrazioni, a partire dagli anni ‘90, di diversa connotazione politica – replica l’assessore ai Servizi sociali, Teresa Armienti -. Ciò, come ricaduta, ha causato un ammontare significativo dei debiti da parte di questi nuclei familiari nei confronti dell’ente pubblico e di Atc. Nonostante tutto, da qualche tempo, abbiamo preso in mano la situazione con determinazione e spesso anche rigidità perché era doveroso. Da mesi, stiamo effettuando sfratti cominciando dai nuclei con morosità superiore ai 30 mila euro. Per coloro, invece, che hanno sottoscritto un piano di rientro sarà effettuato un monitoraggio affinché vengano mantenuti gli impegni assunti. In caso di inadempimento, si procederà con lo sgombero».
«Quanto ai residenti di Sant’Agabio, abbiamo dovuto fare dei ragionamenti diversi: grazie ai finanziamenti del Pnrr, abbiamo avuto la possibilità di accedere a risorse preziosissime per rigenerare un quartiere in chiara difficoltà dal punto di vista sociale – prosegue Armienti -. Risorse ingenti, soggette a regole e tempi stretti per il loro utilizzo. Per questo, era oltremodo necessario trovare una soluzione abitativa alternativa per coloro che qui risiedevano. Ciò non significa, che “i furbetti sono stati premiati”. La decisione è stata consapevolmente assunta al fine di consentire l’apertura di un cantiere fondamentale per la nostra città, evitando con i cambi di alloggi di lasciare per strada circa 70 famiglie e quindi evitando che esplodesse una “bomba sociale”. I soggetti fragili appartenenti a tali nuclei devono per legge essere tutelati. E, pur a conoscenza del mancato assolvimento del pagamento del canone, si è cercato comunque per loro una collocazione abitativa nell’immediato».
Conclude l’assessore: «Da mesi sono stati avviati gli sfratti che, lo posso garantire, continueranno a tutela di coloro che stanno cercando un alloggio e avrebbero ogni diritto di averlo. Dunque questa operazione continua e continuerà in modo costante, ma con la giusta cautela e il buon senso».