A lanciare una richiesta di aiuto ai carabinieri era stata la mamma di un ragazzo che consumava droga: si era presentata in caserma portando un appunto coi numeri di telefono presenti sul cellulare del figlio, presumibilmente quelli dei suoi pusher. Da lì via ad alcuni accertamenti, poi sopralluoghi e monitoraggi. E quello che era un sospetto è poi stato confermato: nella zona alle spalle di una palestra, vicino all’area commerciale di Castelletto Ticino e Borgo Ticino, c’era un via vai di acquirenti di stupefacenti che andava all’appuntamento coi loro fornitori.
Ora, dopo la segnalazione di quella mamma preoccupata risalente al febbraio di due anni fa, uno dei presunti spacciatori di eroina, H.S., ventottenne di Borgomanero, è finito a processo in tribunale a Novara. Il giovane era stato riconosciuto in album fotografici da molti dei consumatori abituali, anche se in aula in tanti hanno ripetuto: «Non mi ricordo da chi compravo, lo vedevo per pochi istanti». Una circostanza, ovvero la difficoltà di riconoscere il fornitore a distanza di tempo dai fatti, comune a molti dei processi per lo spaccio nei boschi del Novarese, dall’Ovest Ticino alle colline del Cusio. Gran parte dei frequentatori della zona di Castelletto erano ragazzi residenti in zona. Un consumatore, abitante proprio a Castelletto, ha confermato che comprava eroina almeno una volta la settimana ma di non ricordare il viso di chi glie la vendeva, dal momento che il contatto, dopo l’appuntamento fissato al telefono, era veramente di pochi secondi, quelli necessari per lo scambio droga-soldi.