Gettonisti, liste d’attesa, code, ma anche un ampliamento di 600 metri quadrati e un ritorno a una situazione pre Covid per tutti i reparti entro la fine dell’anno. Questi i temi emersi durante la commissione consiliare di ieri, 16 maggio, sulla riorganizzazione del pronto soccorso dell’ospedale Maggiore. È stato il direttore del Dea, Giancarlo Avanzi, a snocciolare un po’ di numeri: «Fino al 2019 abbiamo registrato ogni anno circa 55mila pazienti, poi lo stop con il lockdown e finora nel 2023 gli accessi sono stati 15 mila. Eseguiamo oltre 200 mila esami di laboratorio, 400 tac toraciche, 1000 all’addome e 20 mila radiografie toraciche. C’è un box visita dedicato ai casi lievi e una shock room e, dal Covid in poi, un altro box per chi presenta problemi respiratori». A cosa sono dovute le lunghe attese? «Oltre il 70% di chi arriva in pronto soccorso ha un codice bianco o verde potrebbe risolvere il problema con il proprio medico di base. Se si presentasse solo chi ha una vera urgenza, i numeri scenderebbero a 10/15mila all’anno. Ci sono picchi di accessi soprattutto il lunedì e nelle ore diurne».
È stata la consigliera Milù Allegra a puntare il dito sulla questione dei gettonisti. «L’organico è composto da 23 i medici e 56 infermieri anche grazie all’impiego dei gettonisti per il 30%, prima era del 50% – ha spiegato il direttore generale dell’ospedale, Gianfranco Zulian -. La normativa del 2014 prevede un tetto si spesa ma il loro costo non influisce sulla spesa ordinaria. Gli dimissioni di massa di cui si parla, non riguardano l’ospedale d Novara: sono stabili e nella norma».