Il senso della giustizia e della riparazione. La lectio di padre Francesco Occhetta

Convegno al castello promosso da Assa e Circolo dei lettori sul tema “Percorsi di giustizia in un mondo imperfetto. I sentieri della riparazione” 

«La riparazione è l’unica via che abbiamo per riuscire a sistemare i conflitti e la politica deve avere una responsabilità preventiva». L’ha detto nel suo intervento Francesco Occhetta (nella foto), padre gesuita, originario di Romentino, segretario generale della Fondazione vaticana “Fratelli tutti” e docente alla Pontificia università gregoriana di Roma, a cui è stata affidata la lectio magistralis del convegno “Percorsi di giustizia in un mondo imperfetto. I sentieri della riparazione” promosso da Assa e Circolo dei lettori venerdì 16 giugno al castello di Novara.

Padre Occhetta, anche citando la legge Cartabia, ha posto l’attenzione sul senso della riparazione: «Una domanda da porsi insieme a che cosa sia la giustizia: significa riparare a quello che si è rotto nella nostra vita. La giustizia è un tema di strettissima attualità, ma la mia riflessione non è di natura politica bensì antropologica. In Italia ci sono circa 52.000 detenuti – 750 al 41bis – per un costo pro capite di 154 euro; il 62% è a rischio recidiva. Una percentuale molto alta che scende al 20 in situazioni di misure alternative. È stato stimato che solo 3000/4000 sono da considerarsi davvero pericolosi e non accettano di riparare al reato commesso. Dobbiamo chiederci se il carcere sia l’unica alternativa».

Padre Occhetta ha poi accennato al proprio libro “Le radici della giustizia” «una sintesi personale della mia esperienza – così l’ha definito -. In Cile, ad esempio, ricordo che era necessario percorrere tre ore di strada in mezzo al deserto per riuscire a raggiungere il carcere».

Prima dei saluti istituzionali dell’assessore comunale Teresa Armienti, della presidente dell’Ordine dei avvocati Giulia Ruggerone della responsabile del Circolo Paola Turchelli, il direttore generale di Assa, Alessandro Battaglino, ha ricordato «i numerosi e importanti progetti che abbiamo portato avanti nel corso degli anni insieme al carcere di Novara, percorsi per cercare di trovare la giustizia in modo diverso e costruttivo».

«Ho avuto modo di apprezzare le capacità di queste persone che nella loro vita hanno avuto un lavoro e hanno acquisito competenze – ha aggiunto il presidente di Assa, Yari Negri -. Non serve chiamarli carcerati: sono un parte della comunità che mi ha sempre colpito e che ha dato ottimi risultati: nonostante i dati non siano ufficiali, su Novara la ricollocazione è avvenuta con una percentuale del 70%».

Il convegno è poi proseguito con gli interventi del direttore della casa circondariale di Novara Rosalia Marino, l’ex procuratore della repubblica di Novara e presidente dell’Associazione di studi e ricerca di psicologia giuridica Marilinda Mineccia, il magistrato di sorveglianza di Novara Marta Criscuolo, la presidente della Fondazione “Alberto Musy” Angelica D’Auvare Musy e padre Mario Picech, aiuto cappellano al carcere di San Vittore.

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Cecilia Colli

Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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