Il sindaco di Borgo Ticino: «Psicosi ingiustificata, non siamo un lazzaretto»

«E’ una psicosi davvero ingiustificata e stiamo affrontando delle situazioni a volte davvero assurde. Per alcune attività si chiede espressamente di rimanere a casa perché si viene da Borgo Ticino. Non vogliamo diventare un lazzaretto, non è bello». E’ il primo cittadino di Borgo Ticino, Alessandro Marchese, a fare qualche riflessione da quando è stata data notizia dei tre casi di contagio in paese. E proprio lui in una diretta Facebook di domenica 1 marzo si era riferito ad alcuni colleghi, «di cui non voglio specificare i nomi» che hanno cercato di sminuire il problema dicendo che i casi erano di Borgo Ticino e quindi non di loro competenza.

«Siamo stati il Comune apripista, potrebbero capitare altri casi altrove, – dice Marchese – non è bello sentirsi esclusi perché si è di Borgo Ticino. Abbiamo anche vissuto alcune situazioni per cui ho dovuto chiamare i carabinieri, non voglio entrare nei dettagli, ma mettiamo fine a questa psicosi inutile. Borgo Ticino non è un focolaio. Da primo cittadino sto facendo rispettare alcune normative, ma sono quelle nazionali, non certo realizzate appositamente per il paese».

Proprio domenica Marchese aveva dichiarato: «Il problema (riferendosi ai contagiati, ndr) non è solo nostro e non trovo corretto tranquillizzare i propri cittadini in questo modo. Ringrazio invece i sindaci che mi hanno dimostrato solidarietà».

E sui tre contagiati: «Ho espresso la mia solidarietà, come è giusto che sia e sono contento siano guariti». Della situazione della famiglia proprio stamattina è stata dichiarata la guarigione clinica e anche il sindaco Canelli nel suo ormai consueto appuntamento social, lo ha ricordato.

E proprio per combattere la psicosi Marchese ha lanciato lo slogan #borgoticinovaavanti, per valorizzare il paese e le sue bellezze.

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Il sindaco di Borgo Ticino: «Psicosi ingiustificata, non siamo un lazzaretto»

«E’ una psicosi davvero ingiustificata e stiamo affrontando delle situazioni a volte davvero assurde. Per alcune attività si chiede espressamente di rimanere a casa perché si viene da Borgo Ticino. Non vogliamo diventare un lazzaretto, non è bello». E’ il primo cittadino di Borgo Ticino, Alessandro Marchese, a fare qualche riflessione da quando è stata data notizia dei tre casi di contagio in paese. E proprio lui in una diretta Facebook di domenica 1 marzo si era riferito ad alcuni colleghi, «di cui non voglio specificare i nomi» che hanno cercato di sminuire il problema dicendo che i casi erano di Borgo Ticino e quindi non di loro competenza. «Siamo stati il Comune apripista, potrebbero capitare altri casi altrove, - dice Marchese - non è bello sentirsi esclusi perché si è di Borgo Ticino. Abbiamo anche vissuto alcune situazioni per cui ho dovuto chiamare i carabinieri, non voglio entrare nei dettagli, ma mettiamo fine a questa psicosi inutile. Borgo Ticino non è un focolaio. Da primo cittadino sto facendo rispettare alcune normative, ma sono quelle nazionali, non certo realizzate appositamente per il paese». Proprio domenica Marchese aveva dichiarato: «Il problema (riferendosi ai contagiati, ndr) non è solo nostro e non trovo corretto tranquillizzare i propri cittadini in questo modo. Ringrazio invece i sindaci che mi hanno dimostrato solidarietà». E sui tre contagiati: «Ho espresso la mia solidarietà, come è giusto che sia e sono contento siano guariti». Della situazione della famiglia proprio stamattina è stata dichiarata la guarigione clinica e anche il sindaco Canelli nel suo ormai consueto appuntamento social, lo ha ricordato. E proprio per combattere la psicosi Marchese ha lanciato lo slogan #borgoticinovaavanti, per valorizzare il paese e le sue bellezze.

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