Il 2023 si apre all’insegna dei rincari, con una stangata per le famiglie stimata intorno ai 2.400 euro per il 2023, a cui vanno aggiunti i possibili aumenti delle bollette di luce e gas. A partire dall’1 gennaio gli italiani sono infatti chiamati a fare i conti con gli aumenti dei prezzi di benzina e diesel causati dall’addio al taglio delle accise, con gli incrementi dei pedaggi autostradali e, in molte città, con i rincari dei biglietti dei bus cittadini.
La preoccupazione arriva anche Confartigianato Imprese Piemonte Orientale: «I pedaggi autostradali rincarano dall’1,5% al 4,5%, quest’ultimo è il rincaro registrato sulla Milano Torino – spiega il direttore Amleto Impaloni -. Si tratta di rincari automatici, che in questo periodo di drammatica crisi non fanno certo il bene delle imprese e delle famiglie; come Confartigianato chiediamo una rimodulazione delle tariffe e invitiamo a non gravare in modo drammatico sugli utenti».
A questo si aggiunge il rincaro del gasolio per l’autotrasporto, che vale 20 centesimo al litro in più, per un costo alla pompa di 1,953 euro al litro.
«Tra pedaggi più cari e gasolio alle stelle le nostre imprese sono in grossa difficoltà: autostrade più care ma con una viabilità sempre più difficile, per cantieri ormai permanenti – aggiunge Massimo Curcio, delegato di mestiere settore Autotrasporto di Confartigianato -. I nostri mezzi viaggiano ormai a pochi km/h, in media, con gravi ripercussioni sulla filiera della logistica del nostro paese. Ancora: i rincari di queste ore si sommano agli insostenibili costi di gestione, dalle assicurazioni al costo del lavoro. Che si rifletteranno sulle tariffe di trasporto e sulla tenuta delle imprese stesse».
«Chiediamo che non vi siano aumenti automatici, chiediamo che la politica dei prezzi e delle tariffe stia dentro a una strategia complessiva di sviluppo: non si può imporre alle imprese di trasporto il rinnovo del parco veicolare, per mezzi più efficienti e meno inquinanti, e dall’altro aumentare il costo delle tratte autostradali, spingendo di fatto i mezzi su tratte alternative, con allungamento dei tempi di trasporto e danno per l’ambiente – concludono Impaloni e Curcio -. E’ trascorso solo un mese o poco più dall’assemblea nazionale di Roma, di Confartigianato Trasporto, nel corso della quale abbiamo significato al Ministro Salvini la situazione drammatica del comparto: ora il rincaro previsto non va certo in questa direzione: chiediamo che si possa giungere al più presto a una presa di posizione del Governo, contro scelte che sono pericolose per il Paese».