In 300 in piazza per manifestare contro il corteo di sabato. «I No Pass devono chiedere scusa alla Comunità Ebraica»

Stasera in piazza Gramsci la protesta contro la sfilata di sabato scorso. La presidente della Comunità Ebraica: «Fatti del genere lasciano senza parole»

Questa sera, 2 novembre, c’erano circa 300 persone in piazza Gramsci a manifestare contro il corteo dei No Green Pass che sabato scorso ha sfilato per le vie del centro di Novara evocando i deportati nei lager (leggi qui). Un fatto che ha avuto risonanza nazionale e l’organizzatrice, Giusy Pace, è stata sospesa prima dal sindacato Fsi-Usae di cui era rappresentante poi dall’ospedale Maggiore dove lavorava come infermiera (leggi qui).

L’evento di oggi, promosso dalla Comunità Ebraica e da Sant’Egidio, ha visto anche la partecipazione di sindacati e istituzioni. È stato il sindaco Alessandro Canelli ha definire la manifestazione di sabato «una violenza non fisica ma psicologica che ha toccato tutti. Questa non è Novara, anzi è una città che durante la pandemia ha risposto in modo straordinario. Il problema non è il diritto di protesta, ma l’accostamento che è stato fatto: io non credo si tratti di ignoranza, piuttosto di arroganza intellettuale. La risposta della città è stata univoca e io penso che queste persone dovrebbero andare alla Comunità Ebraica e chiedere scusa».

«Non si può strumentalizzare la più grande tragedia del ventesimo secolo. Identificarsi come le vittime di un nuovo Olocausto a motivo del rifiuto dell’uso del Green Pass o della somministrazione vaccinale esprime un grande disprezzo per le vittime del vero Olocausto, l’irrisione della Shoah e di tutte le sue vittime – ha detto la presidente di Sant’Egidio, Daniela Sironi -. Siamo qui anche per commemorare le vittime del Covid. Un pensiero lo rivolgiamo agli anziano a cui neanche il Green Pass può dare libertà, ai bambini, ai disabili, alle persone che a causa della pandemia hanno perso il lavoro e ai continenti in cui non è stata avviata alcuna campagna vaccinale». E rivolgendosi ai No Pass ha aggiunto: «Da questa piazza vi diciamo di non deridere la sofferenza degli altri e di venire con noi a parlare della Shoah con le nuove generazioni».

La presidente della Comunità Ebraica di Vercelli e Novara, Rossella Bottini Treves, ha invece fatto pervenire il suo messaggio con cui ha affermato che «fatti del genere lasciano senza parole. Dobbiamo manifestare solidarietà e reagire con sdegno e turbati di fronte alla macabra e vergognosa messinscena dei manifestanti. Queste persone non sanno cosa sia stata al Shoah, a loro vorrei fare delle domande. E’ evidente che si tratta di un problema culturale, altrimenti non vedo come sia possibile concepire manifestazioni di questo genere».

«Provo sgomento e indignazione, quanto accaduto è un’offesa a quei milioni di morti – ha commentato Paolo Cattaneo, presidente dell’Istituto storico della Resistenza Piero Fornara -. Abbiamo il compito di ricordare ai cittadini le date storiche che sono segno di libertà: grazie a quelle noi oggi viviamo un pace e democrazia».

La presidente di Anpi Novara, Michela Cella, ha dichiarato: «Dobbiamo creare un fronte comune contro questi gruppi che dicono di essere estemporanei e invece sono organizzati».

Durante la manifestazione è intervenuta anche un’insegnante della elementare Thouar, Ilenia Grecu: «Meno male che non siamo rimasti impassibili: la scuola è chiamata a fare memoria, ma evidentemente dobbiamo fare di più».

A margine, l’assessore regionale Matteo Marnati, ha affermato: «È doveroso dare un messaggio fermo. La storia continua a ripetersi, forse bisogna migliorare al comunicazione partendo dai giovani. Ciò che lascia più indignati è che l’organizzatrice lavora in ospedale e questo è una mancanza di rispetto nei confronti di coloro che hanno lavorato duramente nell’ultimo anno. Ai famigliari delle vittime del Covid chiedo scusa, nonostante non siamo noi a doverlo fare ma ci vergogniamo di quello che è successo».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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In 300 in piazza per manifestare contro il corteo di sabato. «I No Pass devono chiedere scusa alla Comunità Ebraica»

Stasera in piazza Gramsci la protesta contro la sfilata di sabato scorso. La presidente della Comunità Ebraica: «Fatti del genere lasciano senza parole»

Questa sera, 2 novembre, c’erano circa 300 persone in piazza Gramsci a manifestare contro il corteo dei No Green Pass che sabato scorso ha sfilato per le vie del centro di Novara evocando i deportati nei lager (leggi qui). Un fatto che ha avuto risonanza nazionale e l’organizzatrice, Giusy Pace, è stata sospesa prima dal sindacato Fsi-Usae di cui era rappresentante poi dall’ospedale Maggiore dove lavorava come infermiera (leggi qui).

L’evento di oggi, promosso dalla Comunità Ebraica e da Sant’Egidio, ha visto anche la partecipazione di sindacati e istituzioni. È stato il sindaco Alessandro Canelli ha definire la manifestazione di sabato «una violenza non fisica ma psicologica che ha toccato tutti. Questa non è Novara, anzi è una città che durante la pandemia ha risposto in modo straordinario. Il problema non è il diritto di protesta, ma l’accostamento che è stato fatto: io non credo si tratti di ignoranza, piuttosto di arroganza intellettuale. La risposta della città è stata univoca e io penso che queste persone dovrebbero andare alla Comunità Ebraica e chiedere scusa».

«Non si può strumentalizzare la più grande tragedia del ventesimo secolo. Identificarsi come le vittime di un nuovo Olocausto a motivo del rifiuto dell’uso del Green Pass o della somministrazione vaccinale esprime un grande disprezzo per le vittime del vero Olocausto, l’irrisione della Shoah e di tutte le sue vittime – ha detto la presidente di Sant’Egidio, Daniela Sironi -. Siamo qui anche per commemorare le vittime del Covid. Un pensiero lo rivolgiamo agli anziano a cui neanche il Green Pass può dare libertà, ai bambini, ai disabili, alle persone che a causa della pandemia hanno perso il lavoro e ai continenti in cui non è stata avviata alcuna campagna vaccinale». E rivolgendosi ai No Pass ha aggiunto: «Da questa piazza vi diciamo di non deridere la sofferenza degli altri e di venire con noi a parlare della Shoah con le nuove generazioni».

La presidente della Comunità Ebraica di Vercelli e Novara, Rossella Bottini Treves, ha invece fatto pervenire il suo messaggio con cui ha affermato che «fatti del genere lasciano senza parole. Dobbiamo manifestare solidarietà e reagire con sdegno e turbati di fronte alla macabra e vergognosa messinscena dei manifestanti. Queste persone non sanno cosa sia stata al Shoah, a loro vorrei fare delle domande. E’ evidente che si tratta di un problema culturale, altrimenti non vedo come sia possibile concepire manifestazioni di questo genere».

«Provo sgomento e indignazione, quanto accaduto è un’offesa a quei milioni di morti – ha commentato Paolo Cattaneo, presidente dell’Istituto storico della Resistenza Piero Fornara -. Abbiamo il compito di ricordare ai cittadini le date storiche che sono segno di libertà: grazie a quelle noi oggi viviamo un pace e democrazia».

La presidente di Anpi Novara, Michela Cella, ha dichiarato: «Dobbiamo creare un fronte comune contro questi gruppi che dicono di essere estemporanei e invece sono organizzati».

Durante la manifestazione è intervenuta anche un’insegnante della elementare Thouar, Ilenia Grecu: «Meno male che non siamo rimasti impassibili: la scuola è chiamata a fare memoria, ma evidentemente dobbiamo fare di più».

A margine, l’assessore regionale Matteo Marnati, ha affermato: «È doveroso dare un messaggio fermo. La storia continua a ripetersi, forse bisogna migliorare al comunicazione partendo dai giovani. Ciò che lascia più indignati è che l’organizzatrice lavora in ospedale e questo è una mancanza di rispetto nei confronti di coloro che hanno lavorato duramente nell’ultimo anno. Ai famigliari delle vittime del Covid chiedo scusa, nonostante non siamo noi a doverlo fare ma ci vergogniamo di quello che è successo».

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