Incendia il suo negozio per incassare l’assicurazione. A processo ex gestore di un minimarket

tribunale il caldo
I fatti sono avvenuti ad agosto del 2017. Alla sbarra un cittadino indiano di 59 anni e Per incassare i soldi dell’assicurazione avrebbe dato fuoco al suo negozio a pochi passi dalla stazione ferroviaria di Novara, dichiarando anche un valore della merce ancora presente molto più alto di quello reale

Con questa accusa è comparso in tribunale a Novara un cittadino indiano di 59 anni residente a Romentino, ma abitante nel capoluogo, marito dell’intestataria del market indiano di viale Manzoni e di fatto suo gestore all’epoca dei fatti accaduti la notte fra il 3 e 4 agosto 2017. Con lui alla sbarra un connazionale di 38 anni, che gli avrebbe fatto da complice.
Per incassare i soldi dell’assicurazione avrebbe dato fuoco al suo negozio a pochi passi dalla stazione ferroviaria di Novara, dichiarando anche un valore della merce ancora presente molto più alto di quello reale. Con questa accusa è comparso in tribunale a Novara un cittadino indiano di 59 anni residente a Romentino, ma abitante nel capoluogo, marito dell’intestataria del market indiano di viale Manzoni e di fatto suo gestore all’epoca dei fatti accaduti la notte fra il 3 e 4 agosto 2017. Con lui alla sbarra un connazionale di 38 anni, che gli avrebbe fatto da complice.

Il rogo non era passato inosservato: aveva provocato una vera e propria esplosione, con tanto di vetrina finita in mezzo alla strada. Se i vigili del fuoco non fossero stati allertati tempestivamente dagli altri condomini, avrebbe avuto conseguenze molto più gravi: i piromani avevano messo inneschi anche in prossimità della derivazione dell’energia elettrica al primo piano.

La polizia, è emerso alla prima udienza del processo, aveva capito subito che si trattava di un episodio doloso. Erano sembrati strani alcuni particolari: primo fra tutti, l’accesso al market non era stato forzato, e le chiavi erano inserite nella serratura all’esterno della porta. In secondo luogo, nel magazzino erano presenti dei cubetti di «diavolina», acceleratore normalmente usato per appiccare il fuoco. E c’erano anche dei mobili accatastati, che dovevano probabilmente servire per far sviluppare più velocemente le fiamme. Qualche testimone aveva visto un indiano entrare nel locale e poi uscire di fretta dopo lo scoppio della vetrina, per salire su un furgone e allontanarsi velocemente. Ben presto, quindi, il cerchio si era stretto attorno al gestore e al conoscente.

Il cinquantanovenne indiano, fra l’altro, nell’immediatezza dei fatti è già stato processato per direttissima e condannato a 8 mesi per furto di energia elettrica, scoperto proprio durante il sopralluogo per l’incendio: i poliziotti avevano infatti trovato un congelatore ancora pieno di cibo, alimentato con un allaccio abusivo al contatore che però era stato piombato oltre un anno prima per morosità nei pagamenti da parte del negoziante. Quest’ultimo ha negato i fatti dicendo che a quanto ne sapeva la corrente veniva pagata dall’uomo cui sua moglie aveva appena venduto il negozio.

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Incendia il suo negozio per incassare l’assicurazione. A processo ex gestore di un minimarket

I fatti sono avvenuti ad agosto del 2017. Alla sbarra un cittadino indiano di 59 anni e Per incassare i soldi dell’assicurazione avrebbe dato fuoco al suo negozio a pochi passi dalla stazione ferroviaria di Novara, dichiarando anche un valore della merce ancora presente molto più alto di quello reale

tribunale il caldo

Con questa accusa è comparso in tribunale a Novara un cittadino indiano di 59 anni residente a Romentino, ma abitante nel capoluogo, marito dell’intestataria del market indiano di viale Manzoni e di fatto suo gestore all’epoca dei fatti accaduti la notte fra il 3 e 4 agosto 2017. Con lui alla sbarra un connazionale di 38 anni, che gli avrebbe fatto da complice.
Per incassare i soldi dell’assicurazione avrebbe dato fuoco al suo negozio a pochi passi dalla stazione ferroviaria di Novara, dichiarando anche un valore della merce ancora presente molto più alto di quello reale. Con questa accusa è comparso in tribunale a Novara un cittadino indiano di 59 anni residente a Romentino, ma abitante nel capoluogo, marito dell’intestataria del market indiano di viale Manzoni e di fatto suo gestore all’epoca dei fatti accaduti la notte fra il 3 e 4 agosto 2017. Con lui alla sbarra un connazionale di 38 anni, che gli avrebbe fatto da complice.

Il rogo non era passato inosservato: aveva provocato una vera e propria esplosione, con tanto di vetrina finita in mezzo alla strada. Se i vigili del fuoco non fossero stati allertati tempestivamente dagli altri condomini, avrebbe avuto conseguenze molto più gravi: i piromani avevano messo inneschi anche in prossimità della derivazione dell’energia elettrica al primo piano.

La polizia, è emerso alla prima udienza del processo, aveva capito subito che si trattava di un episodio doloso. Erano sembrati strani alcuni particolari: primo fra tutti, l’accesso al market non era stato forzato, e le chiavi erano inserite nella serratura all’esterno della porta. In secondo luogo, nel magazzino erano presenti dei cubetti di «diavolina», acceleratore normalmente usato per appiccare il fuoco. E c’erano anche dei mobili accatastati, che dovevano probabilmente servire per far sviluppare più velocemente le fiamme. Qualche testimone aveva visto un indiano entrare nel locale e poi uscire di fretta dopo lo scoppio della vetrina, per salire su un furgone e allontanarsi velocemente. Ben presto, quindi, il cerchio si era stretto attorno al gestore e al conoscente.

Il cinquantanovenne indiano, fra l’altro, nell’immediatezza dei fatti è già stato processato per direttissima e condannato a 8 mesi per furto di energia elettrica, scoperto proprio durante il sopralluogo per l’incendio: i poliziotti avevano infatti trovato un congelatore ancora pieno di cibo, alimentato con un allaccio abusivo al contatore che però era stato piombato oltre un anno prima per morosità nei pagamenti da parte del negoziante. Quest’ultimo ha negato i fatti dicendo che a quanto ne sapeva la corrente veniva pagata dall’uomo cui sua moglie aveva appena venduto il negozio.

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