Un focolaio di influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) è stato debellato in un allevamento di polli da carne a Pianfei, in provincia di Cuneo, dove nei giorni precedenti era stato riscontrato un drastico aumento della mortalità dei capi all’ingrasso.
«Dopo l’immediato confronto con il Ministero della Salute e il Centro di referenza per l’Influenza aviaria presso l’Istituto zooprofilattico delle Venezie – ha comunicato l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi -, abbiamo convocato l’Unità di Crisi regionale e definito, di concerto con l’Asl Cn1 e l’Istituto zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, tutte le misure previste dalla normativa vigente per contenere la diffusione del virus, compresi la limitazione delle movimentazioni e il monitoraggio clinico negli allevamenti avicoli ricadenti nelle zone di restrizione istituite intorno al focolaio».
Tutti i 70 mila polli da carne presenti nell’allevamento contagiato sono stati soppressi, con relativo risarcimento all’azienda, secondo le disposizioni di legge. Contestualmente, i medici veterinari del Dipartimento di Prevenzione dell’Asl Cn1 hanno effettuato i controlli sugli allevamenti avicoli, prima in un raggio di 3 chilometri e poi di 10 chilometri dall’allevamento presso il quale è stato isolato il virus, senza riscontrare altri focolai di infezione. Quello di Pianfei è il primo e al momento unico caso di influenza aviaria in un allevamento del Piemonte. A differenza di quanto avvenuto in regioni, come il Veneto e la Lombardia, dove sono stati numerosi i focolai negli allevamenti, sul territorio piemontese il virus fino ad ora era stato rilevato esclusivamente su uccelli selvatici.
«Ringrazio i Servizi di Prevenzione regionali per la tempestività, in questi casi di assoluta importanza, dell’intervento – ha osservato l’assessore Icardi – e assicuro che verrà mantenuta alta la guardia per garantire il massimo livello di sicurezza sanitaria degli allevamenti. Restano assolutamente sicure le carni avicole in commercio – puntualizza ancora Icardi – in quanto il virus dell’influenza aviaria non si trasmette all’uomo per via alimentare e, in ogni caso, i polli degli allevamenti infetti non possono essere destinati al consumo umano».