Insulti alla ex con body shaming: uomo a processo per stalking

Vittima una trecatese di 33 anni. Fra i due c’era stata una storia durata quasi dieci anni

«Cicciona» e «cellulite». E poi ancora tante frasi per denigrare le linee ritenute «abbondanti» della propria compagnia. Le inviava perfino fotografie di modelle, per farla . Certamente un caso di «body shaming», per usare una terminologia moderna, quello passato nelle aule del tribunale al processo contro F.P., trentacinquenne novarese residente in una frazione del capoluogo e imputato di stalking.

Vittima una trecatese di 33 anni. Fra i due c’era stata una storia durata quasi dieci anni. Quando si erano lasciati, nel 2016, lui avrebbe iniziato a tempestarla di messaggi. Voleva tornare assieme alla donna ma al tempo stesso la prendeva in giro per il suo aspetto fisico. Lei testimoniando in tribunale: «Ho dovuto cambiare numero di telefono e le mie abitudini. In paese evitavo di uscire e frequentare luoghi pubblici, proprio per paura di incontrarlo. Ho ancora oggi ansia e attacchi di panico». Una delle parole più usate dall’ex nei messaggi era: «Cicciona».

Ma accanto alle offese non erano mancati episodi di aggressioni, dispetti, e molestie. Come quella del 19 giugno 2018, quando l’uomo, in base a quanto denunciato ai carabinieri, era andato sotto casa della ex e aveva infilato uno stuzzicadenti sul pulsante del campanello, che non smetteva più di suonare. Nell’agosto dello stesso anno, mentre lei era in piscina con un’amica, lui l’aveva raggiunta e le aveva chiesto di uscire per parlare. Poi, nel parcheggio, le aveva strappato di mano il cellulare lanciandolo per terra, spintonandola. Anche in precedenza, nel «tira e molla» della relazione, c’erano stati dei comportamenti violenti: una volta lui le aveva rotto il dito e la donna, andando in ospedale, aveva parlato di incidente domestico: «Altre volte non sono andata al pronto soccorso per evitare che mi chiedessero come mi fossi fatta male».

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Vittima una trecatese di 33 anni. Fra i due c’era stata una storia durata quasi dieci anni

«Cicciona» e «cellulite». E poi ancora tante frasi per denigrare le linee ritenute «abbondanti» della propria compagnia. Le inviava perfino fotografie di modelle, per farla . Certamente un caso di «body shaming», per usare una terminologia moderna, quello passato nelle aule del tribunale al processo contro F.P., trentacinquenne novarese residente in una frazione del capoluogo e imputato di stalking.

Vittima una trecatese di 33 anni. Fra i due c’era stata una storia durata quasi dieci anni. Quando si erano lasciati, nel 2016, lui avrebbe iniziato a tempestarla di messaggi. Voleva tornare assieme alla donna ma al tempo stesso la prendeva in giro per il suo aspetto fisico. Lei testimoniando in tribunale: «Ho dovuto cambiare numero di telefono e le mie abitudini. In paese evitavo di uscire e frequentare luoghi pubblici, proprio per paura di incontrarlo. Ho ancora oggi ansia e attacchi di panico». Una delle parole più usate dall’ex nei messaggi era: «Cicciona».

Ma accanto alle offese non erano mancati episodi di aggressioni, dispetti, e molestie. Come quella del 19 giugno 2018, quando l’uomo, in base a quanto denunciato ai carabinieri, era andato sotto casa della ex e aveva infilato uno stuzzicadenti sul pulsante del campanello, che non smetteva più di suonare. Nell’agosto dello stesso anno, mentre lei era in piscina con un’amica, lui l’aveva raggiunta e le aveva chiesto di uscire per parlare. Poi, nel parcheggio, le aveva strappato di mano il cellulare lanciandolo per terra, spintonandola. Anche in precedenza, nel «tira e molla» della relazione, c’erano stati dei comportamenti violenti: una volta lui le aveva rotto il dito e la donna, andando in ospedale, aveva parlato di incidente domestico: «Altre volte non sono andata al pronto soccorso per evitare che mi chiedessero come mi fossi fatta male».

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