Interruzioni di gravidanza: la Ru486 nel novarese disponibile solo da un anno

Interruzioni di gravidanza: la pillola Ru486 nel novarese è disponibile solo dal 1° gennaio 2020, data in cui è partita la somministrazione all’ospedale Maggiore di Novara. Entrata in circolazione in Italia nel 2009 con il via libera dell’Aifa, la pillola per l’aborto farmacologico è arrivata sul nostro territorio provinciale soltanto di recente. E a ottobre dell’anno scorso la giunta regionale ha diffuso una circolare in cui ha stabilito che si sarebbe potuta «effettuare solo negli ospedali» (dalle informazioni raccolte, nei consultori novaresi non è mai stata distribuita) nonostante due mesi prima il ministro della Salute Roberto Speranza avesse varato nuove linee guida per consentire la pratica libera anche negli ambulatori. Tra i fautori l’assessore Maurizio Marrone di FdI (entrato in giunta dopo l’arresto di Roberto Rosso) con delega alla Semplificazione dei percorsi amministrativi, che aveva parlato di «battaglia in difesa della vita e della vera libertà di scelta». Un provvedimento che aveva sollevato polemiche e ritornato sotto i riflettori mediatici con la pubblicazione del bando della Regione Piemonte, che si chiuderà il prossimo 31 marzo, per la “Definizione delle modalità per la formazione e l’aggiornamento degli elenchi presso le ASL delle organizzazioni di volontariato e delle associazioni operanti nel settore della tutela materno infantile”, che alle associazioni chiede la «presenza nello statuto della finalità di tutela della vita fin dal concepimento e/o di attività specifiche che riguardino il sostegno alla maternità e alla tutela del neonato». Tema che riguarda principalmente i consultori (e di cui parliamo approfonditamente in un articolo dedicato), che nel 2020 sul territorio dell’Asl Novara, in 13 strutture attive, hanno rilasciato 273 certificati ad altrettante donne per sottoporsi all’interruzione volontaria di gravidanza. Percorso che può essere poi completato in ospedale, trascorsi i 7 giorni “per eventuali ravvedimenti” dal rilascio del documento.

La statistica locale dice che nel novarese si effettuano in media circa 6 interruzioni di gravidanza a settimana: 5 al Maggiore, dove sono in servizio solo due medici non obiettori e una al Santissima Trinità di Borgomanero, con 3 medici non obiettori. Nello specifico il secondo ospedale ne ha effettuate 72 nel 2018 (di cui 3 su minorenni), 84 nel 2019 (2 su minorenni), 70 nel 2020 (una su minorenne). «Un trend che si conferma in continuo calo nel decennio», commenta Giovanni Ruspa, direttore del Dipartimento infantile e struttura complessa di ostetricia e ginecologia di Borgomanero.

Perché nel vostro ospedale non viene somministrata la Ru486?
«L’interruzione farmacologica può essere effettuata solo prima dell’ottava settimana, mentre quella chirurgica entro i 90 giorni – chiarisce Ruspa – E’ più facilitante da una parte, ma non è semplice da gestire, a maggior ragione in questo periodo di pandemia. Se la donna intende procedere sul percorso farmacologico viene quindi dirottata su altri centri pubblici: a Torino (dove viene somministrata da molto tempo), a Biella, a Borgosesia e da gennaio 2020 anche a Novara».

Il bando aperto dalla Regione Piemonte sta facendo discutere perché favorirebbe l’ingresso di associazioni pro-life nelle strutture delle Asl, come la vostra: al momento nel vostro reparto sono presenti realtà del mondo del volontariato in genere, a sostegno delle donne in difficoltà?
«Non direttamente, ci relazioniamo solo con realtà istituzionali – risponde Ruspa – Se ci rendiamo conto di donne che si trovano in situazioni difficili, se non sono già segnalate, attiviamo i Servizi sociali. Non ci sono realtà che possano interferire sulle decisioni prese dalle donne».

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Elena Ferrara

Nata a Novara, diplomata al liceo scientifico Antonelli, si è poi laureata in Scienze della Comunicazione multimediale all'Università degli studi di Torino. Iscritta all'albo dei giornalisti pubblicisti dal 2006.

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Interruzioni di gravidanza: la pillola Ru486 nel novarese è disponibile solo dal 1° gennaio 2020, data in cui è partita la somministrazione all'ospedale Maggiore di Novara. Entrata in circolazione in Italia nel 2009 con il via libera dell'Aifa, la pillola per l'aborto farmacologico è arrivata sul nostro territorio provinciale soltanto di recente. E a ottobre dell'anno scorso la giunta regionale ha diffuso una circolare in cui ha stabilito che si sarebbe potuta «effettuare solo negli ospedali» (dalle informazioni raccolte, nei consultori novaresi non è mai stata distribuita) nonostante due mesi prima il ministro della Salute Roberto Speranza avesse varato nuove linee guida per consentire la pratica libera anche negli ambulatori. Tra i fautori l'assessore Maurizio Marrone di FdI (entrato in giunta dopo l'arresto di Roberto Rosso) con delega alla Semplificazione dei percorsi amministrativi, che aveva parlato di «battaglia in difesa della vita e della vera libertà di scelta». Un provvedimento che aveva sollevato polemiche e ritornato sotto i riflettori mediatici con la pubblicazione del bando della Regione Piemonte, che si chiuderà il prossimo 31 marzo, per la “Definizione delle modalità per la formazione e l’aggiornamento degli elenchi presso le ASL delle organizzazioni di volontariato e delle associazioni operanti nel settore della tutela materno infantile”, che alle associazioni chiede la «presenza nello statuto della finalità di tutela della vita fin dal concepimento e/o di attività specifiche che riguardino il sostegno alla maternità e alla tutela del neonato». Tema che riguarda principalmente i consultori (e di cui parliamo approfonditamente in un articolo dedicato), che nel 2020 sul territorio dell'Asl Novara, in 13 strutture attive, hanno rilasciato 273 certificati ad altrettante donne per sottoporsi all'interruzione volontaria di gravidanza. Percorso che può essere poi completato in ospedale, trascorsi i 7 giorni “per eventuali ravvedimenti” dal rilascio del documento. La statistica locale dice che nel novarese si effettuano in media circa 6 interruzioni di gravidanza a settimana: 5 al Maggiore, dove sono in servizio solo due medici non obiettori e una al Santissima Trinità di Borgomanero, con 3 medici non obiettori. Nello specifico il secondo ospedale ne ha effettuate 72 nel 2018 (di cui 3 su minorenni), 84 nel 2019 (2 su minorenni), 70 nel 2020 (una su minorenne). «Un trend che si conferma in continuo calo nel decennio», commenta Giovanni Ruspa, direttore del Dipartimento infantile e struttura complessa di ostetricia e ginecologia di Borgomanero. Perché nel vostro ospedale non viene somministrata la Ru486? «L'interruzione farmacologica può essere effettuata solo prima dell'ottava settimana, mentre quella chirurgica entro i 90 giorni – chiarisce Ruspa - E' più facilitante da una parte, ma non è semplice da gestire, a maggior ragione in questo periodo di pandemia. Se la donna intende procedere sul percorso farmacologico viene quindi dirottata su altri centri pubblici: a Torino (dove viene somministrata da molto tempo), a Biella, a Borgosesia e da gennaio 2020 anche a Novara». Il bando aperto dalla Regione Piemonte sta facendo discutere perché favorirebbe l'ingresso di associazioni pro-life nelle strutture delle Asl, come la vostra: al momento nel vostro reparto sono presenti realtà del mondo del volontariato in genere, a sostegno delle donne in difficoltà? «Non direttamente, ci relazioniamo solo con realtà istituzionali – risponde Ruspa – Se ci rendiamo conto di donne che si trovano in situazioni difficili, se non sono già segnalate, attiviamo i Servizi sociali. Non ci sono realtà che possano interferire sulle decisioni prese dalle donne».

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