Anche Novara nella giornata di oggi, sabato 14 ottobre, e domani, domenica 15, ospita “Io non rischio”, iniziativa voluta dal Dipartimento nazionale della Protezione civile per sensibilizzare i cittadini con l’informazione e l’uso «di buone pratiche in caso di particolari situazioni. Nella sostanza si vuole offrire un aiuto preventivo alla popolazione, indicando come comportarsi in caso di emergenze».
A parlare è Giovanni Pezzetta, presidente dell’Uverp e nell’occasione “caposquadra” dei volontari presenti tutto il giorno con le loro strutture in piazza Duomo: «Nel nostro gazebo sono esposte delle cartine che illustrano la situazione del territorio. Noi rappresentiamo l’aiuto, grazie all’esperienza e alla disponibilità di attrezzature, ma la figura del cittadino rimane importantissima. Con questa iniziativa cerchiamo di informarlo e formarlo di fronte a particolari emergenze, dai fenomeni alluvionali o più in generale atmosferici sino a quelli sismici».
Si sa che il clima è mutato, «non ci sono più le stagioni; e quindi possiamo aspettarci in qualsiasi momento diverse problematiche. Oggi ci troviamo con un gruppo di volontari adeguatamente formati, il cui compito è quello di spiegare alla gente come comportarsi». Poco distante, grazie al Coordinamento provinciale della Protezione civile, è stata installata anche una tenda «che noi utilizziamo in caso di emergenze che purtroppo sono diventate una costante. In Emilia, in occasione dell’alluvione di qualche mese fa, è stato svolto un lavoro ottimale grazie alla Regione Piemonte, che ha permesso di intervenire nell’opera di “svuotamento” di invasi, che ha consentito alla popolazione di rientrare in tempi relativamente veloci nelle loro abitazioni».
Anche se il nostro territorio non è considerato zona sismica la locale Protezione civile è attrezzata per intervenire in caso di questo tipo di emergenza: «Vediamo quello che sta succedendo nella zona dei Campi Flegrei. Tutti i comuni sono dotati di un “piano” e anche quello di Novara ne possiede uno, dove sono identificate le aree dove i cittadini dovranno ritrovarsi. Zone che permetteranno un esodo in sicurezza». Alla base rimane il conoscere come strumento di prevenzione: «Noi cerchiamo di informare il maggior numero di persone possibile. Più si conosce, meno esistono rischi. Il rischio zero, diciamocelo pure, è impossibile. Però se cerchiamo di ridurlo a buoni livelli siamo tutti più contenti»