L’8 marzo raccontato dalle donne

La testimonianza di diverse rappresentanti femminili in una serata che ha svelato storie e tanta determinazione nel voler raggiungere un traguardo inseguito

Non solo una serata per celebrare la Giornata internazionale della donna, piuttosto un momento di ascolto e di confronto, di persone «che hanno deciso nella loro vita di prendere una strada, senza magari sapere dove le avrebbe condotte. Per giungere a un capolinea che hanno sempre sognato». Con queste parole l’assessore alle Pari opportunità del Comune di Novara Giulia Negri ha introdotto (e poi moderato) l’incontro “Donne che si raccontano”, tenutosi nella serata di venerdì 8 marzo nel Salone dell’Arengo del Broletto.


Un momento di riflessione, senza soffermarsi su qualche vicenda certamente non felice, ma esaminando tutti gli aspetti positivi, cominciando dalla dignità, concetto considerato al tempo stesso semplice e complicato, «che si può tradurre in quello che si è e quello che si ha. L’autonomia di essere persone libere». E poi la sicurezza, tema molto sentito in questo periodo da tante donne, per loro stesse ma anche per i loro figli.


Non solo donne hanno avuto modo di prendere la parola. Il presidente del Cst Novara e Vco Daniele Giaime, nel portare il saluto della sua organizzazione, ha ricordato l’importanza «del volontariato che lavora quotidianamente nel tessere una tela positiva, lavorando insieme a tante realtà per contrastare ogni forma di violenza». Poi l’ospite speciale, come lo ha definito l’assessore Negri, il vescovo di Novara. Monsignor Franco Giulio Brambilla, che aveva incentrato il tema della donna e del “suo momento” in occasione dell’omelia durante l’ultima patronale, ha ricordato «come il registro della parità vale un rapporto sociale, quello della prossimità vale un rapporto interpersonale».


Poi le testimonianze dirette delle protagoniste vera della serata, spaziando da diversi ambiti, «generi di normalità, che rappresentano una carta vincente». Suor Maria Battocchio, religiosa salesiana, ha raccontato la sua esperienza operosa al servizio del prossimo, ai poveri e ai bisognosi. Poi Lorenza Belinda Fontana, docente di Scienze politiche all’Università di Torino, ha spiegato come ha saputo coniugare la sua carriera accademica attraverso importanti esperienze anche all’estero senza rinunciare al suo ruolo di madre di famiglia: «La prima cosa è stata quella di convincermi che fosse stata una cosa possibile. Ci vuole molta resilienza e poi è importante trovare la persona giusta al tuo fianco».


La giovanissima cantautrice Paola D’Alessandro ha raccontato di «scrivere quando si si sente satura di sentimenti, ma fortunatamente ho avuto modo di elaborare la mia vita attraverso la musica e le canzoni», mentre anche la giornalista televisiva Simona Arrigoni ha parlato di resilienza per arrivare, ma anche «quello che ti porti dentro, i sogni che ti permettono di andare avanti affrontando non pochi sacrifici». La sua forza è stata la volontà e il convincimento di riuscire ad arrivare. L’avvocato Silvia Godio è impegnata anche nel ruolo di presidente l’associazione “Cammino”, organizzazione composta esclusivamente da professionisti legali che si occupa di un tema delicato quello di famiglie e minori alle prese con diversi disagi («Quando affrontiamo il diritto di famiglia non possiamo basarci esclusivamente sulle pagine di un codice»); diverso il percorso che ha affrontato invece Sabrina Manganiello, «dal desiderio iniziale di insegnare a quello che entrare come cardiochirurga in una sala operatoria», per finire con la scrittrice Ilaria Merlini, avvicinatasi al mondo della corsa visto il suo amore per lo sport, con la quale è riuscita «a stabilire una connessione».

Infine la testimonianza della fresca “Novarerse dell’anno” Elia Impaloni, impegnata nella guida della cooperativa “Liberazione e speranza” che si occupa di aiutare donne vittime di violenza: «Ci sono delle scelte profonde che mi hanno fatto comprendere che questo era il mio cammino. Più in generale oggi festeggiamo la conquista di diritti e non quello che manca. Per una donna in un contesto di questo genere è importante trasmettere un messaggio positivo». Da lei anche una chiosa alla serata: «Il diritto conquistato non deve negare quello dell’altro. In tutto questo tema della violenza la cornice che manca oggi è la non capacità di dialogare attraverso una qualità delle relazioni».

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L’8 marzo raccontato dalle donne

La testimonianza di diverse rappresentanti femminili in una serata che ha svelato storie e tanta determinazione nel voler raggiungere un traguardo inseguito

Non solo una serata per celebrare la Giornata internazionale della donna, piuttosto un momento di ascolto e di confronto, di persone «che hanno deciso nella loro vita di prendere una strada, senza magari sapere dove le avrebbe condotte. Per giungere a un capolinea che hanno sempre sognato». Con queste parole l’assessore alle Pari opportunità del Comune di Novara Giulia Negri ha introdotto (e poi moderato) l’incontro “Donne che si raccontano”, tenutosi nella serata di venerdì 8 marzo nel Salone dell’Arengo del Broletto.


Un momento di riflessione, senza soffermarsi su qualche vicenda certamente non felice, ma esaminando tutti gli aspetti positivi, cominciando dalla dignità, concetto considerato al tempo stesso semplice e complicato, «che si può tradurre in quello che si è e quello che si ha. L’autonomia di essere persone libere». E poi la sicurezza, tema molto sentito in questo periodo da tante donne, per loro stesse ma anche per i loro figli.


Non solo donne hanno avuto modo di prendere la parola. Il presidente del Cst Novara e Vco Daniele Giaime, nel portare il saluto della sua organizzazione, ha ricordato l’importanza «del volontariato che lavora quotidianamente nel tessere una tela positiva, lavorando insieme a tante realtà per contrastare ogni forma di violenza». Poi l’ospite speciale, come lo ha definito l’assessore Negri, il vescovo di Novara. Monsignor Franco Giulio Brambilla, che aveva incentrato il tema della donna e del “suo momento” in occasione dell’omelia durante l’ultima patronale, ha ricordato «come il registro della parità vale un rapporto sociale, quello della prossimità vale un rapporto interpersonale».


Poi le testimonianze dirette delle protagoniste vera della serata, spaziando da diversi ambiti, «generi di normalità, che rappresentano una carta vincente». Suor Maria Battocchio, religiosa salesiana, ha raccontato la sua esperienza operosa al servizio del prossimo, ai poveri e ai bisognosi. Poi Lorenza Belinda Fontana, docente di Scienze politiche all’Università di Torino, ha spiegato come ha saputo coniugare la sua carriera accademica attraverso importanti esperienze anche all’estero senza rinunciare al suo ruolo di madre di famiglia: «La prima cosa è stata quella di convincermi che fosse stata una cosa possibile. Ci vuole molta resilienza e poi è importante trovare la persona giusta al tuo fianco».


La giovanissima cantautrice Paola D’Alessandro ha raccontato di «scrivere quando si si sente satura di sentimenti, ma fortunatamente ho avuto modo di elaborare la mia vita attraverso la musica e le canzoni», mentre anche la giornalista televisiva Simona Arrigoni ha parlato di resilienza per arrivare, ma anche «quello che ti porti dentro, i sogni che ti permettono di andare avanti affrontando non pochi sacrifici». La sua forza è stata la volontà e il convincimento di riuscire ad arrivare. L’avvocato Silvia Godio è impegnata anche nel ruolo di presidente l’associazione “Cammino”, organizzazione composta esclusivamente da professionisti legali che si occupa di un tema delicato quello di famiglie e minori alle prese con diversi disagi («Quando affrontiamo il diritto di famiglia non possiamo basarci esclusivamente sulle pagine di un codice»); diverso il percorso che ha affrontato invece Sabrina Manganiello, «dal desiderio iniziale di insegnare a quello che entrare come cardiochirurga in una sala operatoria», per finire con la scrittrice Ilaria Merlini, avvicinatasi al mondo della corsa visto il suo amore per lo sport, con la quale è riuscita «a stabilire una connessione».

Infine la testimonianza della fresca “Novarerse dell’anno” Elia Impaloni, impegnata nella guida della cooperativa “Liberazione e speranza” che si occupa di aiutare donne vittime di violenza: «Ci sono delle scelte profonde che mi hanno fatto comprendere che questo era il mio cammino. Più in generale oggi festeggiamo la conquista di diritti e non quello che manca. Per una donna in un contesto di questo genere è importante trasmettere un messaggio positivo». Da lei anche una chiosa alla serata: «Il diritto conquistato non deve negare quello dell’altro. In tutto questo tema della violenza la cornice che manca oggi è la non capacità di dialogare attraverso una qualità delle relazioni».

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