Il castello di Miasino verso la restituzione. Rossi: «Riutilizzo sociale, monitoriamo i lavori»

Il presidente della commissione Legalità in Regione ha convocato l'assemblea all'interno del bene confiscato alla mafia. L'assessore Vignale: «Impegno per un bando di riutilizzo già nel 2025»

La commissione Legalità del consiglio regionale si è riunita questa mattina, 10 ottobre, al castello di Miasino, bene confiscato alla ‘ndrangheta nel 2016 facente parte del patrimonio della Regione Piemonte. La Commissione, presieduta dal novarese Domenico Rossi, è stata accompagnata dall’assessore con deleghe al patrimonio Gian Luca Vignale in rappresentanza della giunta.

La vicenda del castello di Miasino, l’edificio sequestrato al boss della mafia Pasquale Galasso e restituito alla comunità, dura da molto tempo e ha già visto alcuni rinvii dei lavori, ma durante il sopralluogo di oggi Vignale ha dichiarato che «si procederà a chiuderli entro la primavera del 2025» e che intanto «la giunta si impegnerà a lavorare, insieme alla commissione Legalità, a mettere in campo già nei prossimi mesi i passi necessari per arrivare al bando per il riutilizzo già nel 2025».

«Siamo qui perché la partita dei beni confiscati è fortemente simbolica – ha dichiarato Rossi a margine del sopralluogo -. Il riutilizzo sociale dei beni ci ricorda che la lotta alle mafie non può essere delegata solo alle forze dell’ordine e magistratura, ma richiede una rivoluzione sociale e culturale che ci riguarda tutti. Per quanto riguarda il castello di Miasino non ci arrenderemo fino a quanto non verrà restituito alla collettività con progetti capaci di produrre economia pulita, cultura e percorsi educativi».

La commissione ospiterà il 24 ottobre l’ANBSC per poi «proseguire con una serie di audizioni propedeutiche ad un confronto con la giunta regionale sulle scelte necessarie, sia sotto il profilo economico sia sul fronte politico, per favorire la diffusione di una cultura della legalità democratica e il sostegno politico alle amministrazioni che scelgono di investire forze, risorse ed energie per il recupero dei beni» ha concluso Rossi.

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Il castello di Miasino verso la restituzione. Rossi: «Riutilizzo sociale, monitoriamo i lavori»

Il presidente della commissione Legalità in Regione ha convocato l’assemblea all’interno del bene confiscato alla mafia. L’assessore Vignale: «Impegno per un bando di riutilizzo già nel 2025»

La commissione Legalità del consiglio regionale si è riunita questa mattina, 10 ottobre, al castello di Miasino, bene confiscato alla ‘ndrangheta nel 2016 facente parte del patrimonio della Regione Piemonte. La Commissione, presieduta dal novarese Domenico Rossi, è stata accompagnata dall'assessore con deleghe al patrimonio Gian Luca Vignale in rappresentanza della giunta.

La vicenda del castello di Miasino, l’edificio sequestrato al boss della mafia Pasquale Galasso e restituito alla comunità, dura da molto tempo e ha già visto alcuni rinvii dei lavori, ma durante il sopralluogo di oggi Vignale ha dichiarato che «si procederà a chiuderli entro la primavera del 2025» e che intanto «la giunta si impegnerà a lavorare, insieme alla commissione Legalità, a mettere in campo già nei prossimi mesi i passi necessari per arrivare al bando per il riutilizzo già nel 2025».

«Siamo qui perché la partita dei beni confiscati è fortemente simbolica - ha dichiarato Rossi a margine del sopralluogo -. Il riutilizzo sociale dei beni ci ricorda che la lotta alle mafie non può essere delegata solo alle forze dell’ordine e magistratura, ma richiede una rivoluzione sociale e culturale che ci riguarda tutti. Per quanto riguarda il castello di Miasino non ci arrenderemo fino a quanto non verrà restituito alla collettività con progetti capaci di produrre economia pulita, cultura e percorsi educativi».

La commissione ospiterà il 24 ottobre l’ANBSC per poi «proseguire con una serie di audizioni propedeutiche ad un confronto con la giunta regionale sulle scelte necessarie, sia sotto il profilo economico sia sul fronte politico, per favorire la diffusione di una cultura della legalità democratica e il sostegno politico alle amministrazioni che scelgono di investire forze, risorse ed energie per il recupero dei beni» ha concluso Rossi.

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