La vicesindaco Chiarelli e il presidente della Provincia Binatti hanno ricordato gli sforzi sostenuti dagli amministratori locali, mentre nella sua polusione il professor Cavino ha ribadito come anche in occasione della pandemia «la nostra Costituzione ha offerto una valida sponda nel rapporto fra autorità e cittadini»
Il 76° anniversario del referendum istituzionale che nel 1946 sancì l’avvento della repubblica è stato ricordato anche a Novara questa mattina, giovedì 2 giugno, con la tradizionale cerimonia al monumento ai Caduti di viale IV Novembre. Dopo la deposizione di corone d’alloro da parte della Prefettura, del Comune capoluogo, della Provincia, del Presidio militare e dell’Associazione combattenti e reduci.
Il prefetto Francesco Garsia ha poi dato lettura al messaggio che in questa occasione, come ogni anno, il capo dello Stato invia ai rappresentanti del Governo presenti sul territorio, da Sergio Mattarella definiti importanti “attori di coesione sociale”. Inoltre il presidente della Repubblica ha voluto ricordare come in occasione del trentennale del trattato di Maastricht sia importante non dissipare “le opportunità offerte dall’afflusso di risorse da parte dell’Unione europea, attivando riforme che possano incidere positivamente e in modo duraturo sulla vita dei cittadini”.
Un indirizzo di saluto è stato portato anche dalla vicesindaco di Novara Marina Chiarelli («Quest’anno la manifestazione assume un ruolo particolare perché ci ritroviamo insieme dopo un difficile periodo caratterizzato dalla pandemia prima e adesso da una crisi internazionale sfociata in una guerra. Importante è il ruolo degli amministratori locali, vere sentinelle sul territorio») e dal presidente della Provincia Federico Binatti, per cui la nascita della repubblica ha rappresentato «l’inizio di un nuovo cammino, dimostrando che la volontà, quando si appoggia a valori democratici condivisi trova consenso da parte di tutti».
A Massimo Cavino, ordinario di Diritto costituzionale all’Università del Piemonte Orientale, il compito della prolusione ufficiale. Anche lui ha ricordato come «la pandemia ha messo a dura prova la nostra coesione, la nostra solidarietà sociale, contrapponendo interessi delle diverse generazioni, erigendo barriere tra i nostri territori». Nel dibattito pubblico, ha continuato, «si è insinuata l’alternativa tragica della prevalenza della salute sul godimento delle libertà. Ma ci può essere “salute della Repubblica” nella sospensione delle libertà dei cittadini? Per fortuna quelle voci hanno trovato una risposta nella nostra Costituzione, che non permette mai di sospendere il godimento dei diritti, ma consente soltanto una sua limitazione, comunque assistita dalla garanzia della riserva di legge, la sola che nel nostro ordinamento può stabilire i limiti alla libertà dei cittadini, perché prodotto politico di quell’organo che i cittadini rappresenta, il Parlamento».
E se sempre il nostro ordimento prevede l’istituto dei decreti-legge, «cornice entro il quale si collocato l’intervento pubblico, proprio quando nel periodo in cui non potevamo incontrarci siamo stati uniti», manifestando «la forza del nostro popolo e un assetto costituzionale capace, anche in occasione di un’emergenza, di fornire una solida sponda, orientando quel rapporto tra autorità e libertà che è davvero la base della nostra Repubblica, che non si basa solo sui diritti, ma anche nell’adempimento dei doveri, anche in occasione della campagna vaccinale. Senza dimenticare quel principio di unità nella solidarietà fornita dall’Unione europea attraverso il Pnrr, Destinato a segnare il nostro futuro anche di fronte alle nuove emergenze».