La protesta degli agricoltori non si ferma. Dopo giornate di manifestazioni in tutta Italia, oltre che in Germania e in Francia, domani, mercoledì 31 gennaio, coltivatori e allevatori sfileranno con i loro trattori anche a Novara per ribadire le loro richieste ad autorità nazionali e locali e protestare contro le politiche agricole dell’Unione Europa considerate penalizzanti.
Il corteo di domani, promosso dagli agricoltori autonomi riuniti sotto la sigla del Comitato degli Agricoltori Traditi (C.R.A.), partirà alle 8.30 dall’azienda agricola Magni di Vicolungo, mentre un altro da Vercelli: entrambi entreranno in città intorno alle 9.30 da corso Vercelli per raggiungere il parcheggio dello stadio Piola dove è in programma un sit in. Verso le 11.30 i trattori faranno ritorno a Vicolungo, gli agricoltori ripartiranno alla volta dell’outlet di Vicolungo per un nuovo sit in nel pomeriggio.
A detta degli agricoltori la politica europea è da una parte troppo restrittiva per le regole ambientali del Green Deal e dall’altra troppo permissiva con le aperture alla carne coltivata.
«Chiediamo con forza che venga corrisposto il giusto valore dei nostri prodotti. Vogliamo un’agricoltura italiana rispettata, capita, valorizzata – si legge nel manifesto del coordinamento nazionale -. Oggi la maggior parte dei frutti del nostro lavoro è sottopagato, i ricavi sono abbondantemente inferiori ai costi di produzione e questo, purtroppo, perdura da decenni: non vogliamo contributi, chiediamo solo dignità del giusto prezzo» sostengono gli agricoltori che ribadiscono di essere «i custodi della natura, non soggetti che inquinano».
Alla protesta non aderirà, però, Confagricoltura. «Le manifestazioni sono sempre legittime, ma se vogliamo trovare delle soluzioni dobbiamo sederci ai tavoli competenti e partecipare in modo attivo, non bloccare le strade delle città – afferma il delegato provinciale di Confagricoltura Novara, Giovanni Chiò -. Alcune motivazioni come quelle riguardanti il Green Deal sono condivisibili, altre no. Le agevolazioni sul gasolio già ci sono, così come quelle riguardanti il regime fiscale o la carne sintetica a cui il governo italiano ha già detto no. Inoltre non sono d’accordo con alcuni comportamenti come bruciare le bandiere di Coldiretti: sì alla protesta ma non in questo modo».