«La mia famiglia va avanti con il bonus spesa del Comune»

«I contributi non ci sono, però i finanziamenti sono aperti e quelli non vengono bloccati. La banca mi ha permesso di sospendere due rate, marzo e aprile, ma che comunque dovranno essere saldate in futuro. Per loro a maggio torna tutto come prima: rate di finanziamenti già ricevute con la mora e se non paghi dopo dieci giorni hai un aumento del 10%».

Alessandro Gasparetto è un novarese che, come milioni di italiani, da una vita normale, in seguito all’emergenza coronavirus si è trovato improvvisamente senza lavoro e senza risorse e a fare i conti con spese quotidiane che fino a un paio di mesi erano la quotidianità, ora non sono più sostenibili.

 

 

«Sono titolare di un’azienda e centro fitness – continua – una start up per la quale lo scorso anno io e i miei quattro soci abbiamo investito 30 mila euro. Uno sforzo incredibile, ma era un progetto in cui tutti abbiamo creduto. Ora, però, l’azienda rientra nei codici Ateco delle palestre dunque non possiamo riaprire e nemmeno siamo inclusi in una delle categorie che hanno diritto ai 600 euro erogati dal governo. L’unico sussidio ricevuto è quello dei buoni spesa: ho fatto richiesta al comune di Novara e in pochi giorni abbiamo ricevuto 350 euro».

Gasparatto ha anche un bambino di 3 anni: «La scuola materna di Pernate che frequenta – spiega – ci ha chiesto di saldare metà della retta di marzo e aprile. Ma come è possibile? I bambino sono a casa da febbraio, perchè mai le famiglie dovrebbero pagare servizi di cui non hanno mai usufruito? Un aiuto in questo senso è arrivato dalla Regione dove abbiamo richiesto i voucher scuola».

La moglie lavora in un negozio di Vicolungo: «Ovviamente è a casa in cassa integrazione che, però, non abbiamo mai visto. Anche lì, nessuna notizia sulla data della riapertura perchè è vero che i negozi forse apriranno il 18, ma quello è un centro commerciale e direttive in merito ancora non ce ne sono. Mia moglie ha parlato con la titolare: il negozio è piccolo, è probabile che i dipendenti dovranno fare una turnazione e questo inciderà anche sullo stipendio che, con ogni probabilità, per metà sarà considerato cassa integrazione».

Nonostante le difficoltà Gasparetto sta cercando di reinventarsi: «Con i soci ci siamo detti di non mollare e stiamo cercando di capire se possiamo usufruire dell’on line per far ripartire la nostra società proponendo via internet prodotti e servizi. Certo la situazione è disastrosa: faccio appello al sindaco, ma mi rendo conto che anche lui da solo non può fare molto».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

Una risposta

  1. Non è l unico settore in gravi difficoltà.. Chi fa intrattenimento non potrà lavorare perché a diretto contatto con i bimbi… Faccio parte di quei servizi affini alla ristorazione e location di matrimoni. per quest anno se non fanno delle norme certe non si lavora.. Ma le tasse si pagano uguale F24 già pronto Inps IRPEF ecc… Se non sono a posto con le tasse alcune aziende non mi rinnovano il contratto…. Ciao

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«I contributi non ci sono, però i finanziamenti sono aperti e quelli non vengono bloccati. La banca mi ha permesso di sospendere due rate, marzo e aprile, ma che comunque dovranno essere saldate in futuro. Per loro a maggio torna tutto come prima: rate di finanziamenti già ricevute con la mora e se non paghi dopo dieci giorni hai un aumento del 10%». Alessandro Gasparetto è un novarese che, come milioni di italiani, da una vita normale, in seguito all'emergenza coronavirus si è trovato improvvisamente senza lavoro e senza risorse e a fare i conti con spese quotidiane che fino a un paio di mesi erano la quotidianità, ora non sono più sostenibili.     «Sono titolare di un'azienda e centro fitness - continua - una start up per la quale lo scorso anno io e i miei quattro soci abbiamo investito 30 mila euro. Uno sforzo incredibile, ma era un progetto in cui tutti abbiamo creduto. Ora, però, l'azienda rientra nei codici Ateco delle palestre dunque non possiamo riaprire e nemmeno siamo inclusi in una delle categorie che hanno diritto ai 600 euro erogati dal governo. L'unico sussidio ricevuto è quello dei buoni spesa: ho fatto richiesta al comune di Novara e in pochi giorni abbiamo ricevuto 350 euro». Gasparatto ha anche un bambino di 3 anni: «La scuola materna di Pernate che frequenta - spiega - ci ha chiesto di saldare metà della retta di marzo e aprile. Ma come è possibile? I bambino sono a casa da febbraio, perchè mai le famiglie dovrebbero pagare servizi di cui non hanno mai usufruito? Un aiuto in questo senso è arrivato dalla Regione dove abbiamo richiesto i voucher scuola». La moglie lavora in un negozio di Vicolungo: «Ovviamente è a casa in cassa integrazione che, però, non abbiamo mai visto. Anche lì, nessuna notizia sulla data della riapertura perchè è vero che i negozi forse apriranno il 18, ma quello è un centro commerciale e direttive in merito ancora non ce ne sono. Mia moglie ha parlato con la titolare: il negozio è piccolo, è probabile che i dipendenti dovranno fare una turnazione e questo inciderà anche sullo stipendio che, con ogni probabilità, per metà sarà considerato cassa integrazione». Nonostante le difficoltà Gasparetto sta cercando di reinventarsi: «Con i soci ci siamo detti di non mollare e stiamo cercando di capire se possiamo usufruire dell'on line per far ripartire la nostra società proponendo via internet prodotti e servizi. Certo la situazione è disastrosa: faccio appello al sindaco, ma mi rendo conto che anche lui da solo non può fare molto».

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