La Regione cerca hotel assistiti, Federalberghi: «Non ci sono le condizioni»

Secondo le stime dei dirigenti sanitari, se la curva dei contagi proseguirà con questo ritmo, tra meno di una settimana gli ospedale piemontesi saranno saturi. Per fronteggiare questa situazione, nella serata di domenica l’Unità di crisi della Regione ha emesso un avviso per la creazione di “alberghi assistiti”, strutture alberghiere con supporto socio sanitario da riservare ai pazienti ultra 65enni, autosufficienti o parziamente autosufficienti, positivi al Covid 19 in forma asintomatica o con leggeri sintomi. Fin qui tutto bene. Poi viene esplicitato: ogni “albergo assistito” dovrà garantire un minimo di 20 camere provviste di bagno all’interno, il servizio di colazione, pranzo e cena, il cambio e la sanificazione della biancheria al massimo ogni tre giorni, 2 operatori socio-sanitari ogni 20 ospiti, un infermiere professionale che effettua 3 passaggi diurni di due ore per 20 ospiti, la reperibilità infermieristica h24. La fornitura dei dispotivi di protezione individuale sarà a carico del gestore. I medici di medicina generale o delle Usca garantiranno, invece, il supporto medico.

 

 

«Un hotel da solo non può gestire questa situazione – spiega il presidente di Federalberghi Novara e Vco Emilio Zanetta – in quanto gli albergatori non possono assumere operatori sanitari. L’unica soluzione sarebbe quella di creare una società temporanea tra un hotel e una Rsa dove uno mette a disposizione la struttura, l’altra il personale. Peccato, però, che per questa operazione sono necessarie come minimo due/tre settimane mentre la Regione ha assoluta urgenza di procedere. Inoltre la formazione di una società implica dei costi: io sarei anche disposto a sostenerli, ma poi chi garantisce che una volta terminate le pratiche la Regione avrà ancora necessità?».

Ciò su cui Zanetta è più critico, però, sono le condizioni imposte dalla Regione stessa: «Il problema si è verificato anche nel momento in cui l’Unità di Crisi, senza alcuna richiesta ufficiale, si è messa alla ricerca di possibili Covid hotel, strutture per pazienti in quarantena che non necessitano di assistenza sanitaria. Tutti i rischi e le responsabilità, dalla sanificazione alla tutela del personale e della struttura, sarebbe a carico nostro. Abbiamo cercato di sederci a un tavolo per trovare un punto di accordo, ma la Regione ha risposto che i loro protocolli non sono emendabili e che solo le Asl territoriali avrebbero potuto creare altre condizioni: noi albergatori ci mettiamo a disposizione in un momento di emergenza, però dobbiamo anche tutelare i nostri hotel e i nostri dipendenti. Non riusciamo a far capire quali sono i passaggi critici o loro non fanno capire a noi cosa vogliono».

Intanto dopo il sopralluogo di ieri alla casa di riposo San Domenico di Agognate, nella giornata di oggi la Asl si confronterà con i titolari della Rsa per cercare di trovare un punto di accordo allo scopo di trasforamre la struttura in un distaccamento provvisorio dell’ospedale Maggiore per pazienti Covid dimessi.


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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Secondo le stime dei dirigenti sanitari, se la curva dei contagi proseguirà con questo ritmo, tra meno di una settimana gli ospedale piemontesi saranno saturi. Per fronteggiare questa situazione, nella serata di domenica l'Unità di crisi della Regione ha emesso un avviso per la creazione di “alberghi assistiti”, strutture alberghiere con supporto socio sanitario da riservare ai pazienti ultra 65enni, autosufficienti o parziamente autosufficienti, positivi al Covid 19 in forma asintomatica o con leggeri sintomi. Fin qui tutto bene. Poi viene esplicitato: ogni “albergo assistito” dovrà garantire un minimo di 20 camere provviste di bagno all’interno, il servizio di colazione, pranzo e cena, il cambio e la sanificazione della biancheria al massimo ogni tre giorni, 2 operatori socio-sanitari ogni 20 ospiti, un infermiere professionale che effettua 3 passaggi diurni di due ore per 20 ospiti, la reperibilità infermieristica h24. La fornitura dei dispotivi di protezione individuale sarà a carico del gestore. I medici di medicina generale o delle Usca garantiranno, invece, il supporto medico.     «Un hotel da solo non può gestire questa situazione - spiega il presidente di Federalberghi Novara e Vco Emilio Zanetta - in quanto gli albergatori non possono assumere operatori sanitari. L'unica soluzione sarebbe quella di creare una società temporanea tra un hotel e una Rsa dove uno mette a disposizione la struttura, l'altra il personale. Peccato, però, che per questa operazione sono necessarie come minimo due/tre settimane mentre la Regione ha assoluta urgenza di procedere. Inoltre la formazione di una società implica dei costi: io sarei anche disposto a sostenerli, ma poi chi garantisce che una volta terminate le pratiche la Regione avrà ancora necessità?». Ciò su cui Zanetta è più critico, però, sono le condizioni imposte dalla Regione stessa: «Il problema si è verificato anche nel momento in cui l'Unità di Crisi, senza alcuna richiesta ufficiale, si è messa alla ricerca di possibili Covid hotel, strutture per pazienti in quarantena che non necessitano di assistenza sanitaria. Tutti i rischi e le responsabilità, dalla sanificazione alla tutela del personale e della struttura, sarebbe a carico nostro. Abbiamo cercato di sederci a un tavolo per trovare un punto di accordo, ma la Regione ha risposto che i loro protocolli non sono emendabili e che solo le Asl territoriali avrebbero potuto creare altre condizioni: noi albergatori ci mettiamo a disposizione in un momento di emergenza, però dobbiamo anche tutelare i nostri hotel e i nostri dipendenti. Non riusciamo a far capire quali sono i passaggi critici o loro non fanno capire a noi cosa vogliono». Intanto dopo il sopralluogo di ieri alla casa di riposo San Domenico di Agognate, nella giornata di oggi la Asl si confronterà con i titolari della Rsa per cercare di trovare un punto di accordo allo scopo di trasforamre la struttura in un distaccamento provvisorio dell'ospedale Maggiore per pazienti Covid dimessi.
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