La rivolta degli Accademici al Green Pass. C’è anche Alessandro Barbero

Il professore dell'Upo e noto divulgatore storico conferma di avere sottoscritto l'appello. Il rettore Avanzi: «Stimo Barbero ma su questo punto sono in totale disaccordo»

«Dal primo settembre per frequentare le università italiane, sostenere gli esami e seguire le lezioni si deve essere in possesso del cosiddetto “green pass”. Tale requisito deve essere valido per docenti, personale tecnico, amministrativo e bibliotecario e studenti e ciò estende, di fatto, l’obbligo di vaccinazione in forma surrettizia per accedere anche ai diritti fondamentali allo studio e al lavoro, senza che vi sia la piena assunzione di responsabilità da parte del decisore politico».

È l’incipit dell’appello che da qualche giorno sta circolando in rete sottoscritto da oltre 300 docenti degli atenei italiani contro l’obbligo di Green Pass. Un manifesto firmato da chi ha «liberamente scelto di sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid-19, convinti della sua sicurezza ed efficacia» ma che, allo stesso tempo, ritiene «ingiusta e illegittima la discriminazione introdotta ai danni di una minoranza, in quanto in contrasto con i dettami della Costituzione e e con quelli del Regolamento Ue 953/2021».

I sottoscrittori pensano «che si debba preservare la libertà di scelta di tutti», chiedono l’abolizione del Green Pass e mettono in guardia dai fantasmi del passato in quanto si tratta di «una misura straordinaria, peraltro dai contorni applicativi tutt’altro che chiari, che, come tale, comporta rischi evidenti, soprattutto se dovesse essere prorogata oltre il 31 dicembre, facendo affiorare alla mente altri precedenti storici che mai avremmo voluto ripercorrere».

L’appello è stato firmato anche da sette docenti dell’Università del Piemonte Orientale; tra loro spicca il nome di Alessandro Barbero, torinese, professore ordinario di Storia Medievale e noto divulgatore storico. Barbero non vuole rilasciare dichiarazioni limitandosi a confermare di avere effettivamente firmato e che le motivazioni sono tutte contenute nel manifesto stesso. Il 5 settembre, durante un incontro Fiom Cgil di Firenze, il professore aveva sostenuto: «Un conto è dire: abbiamo deciso che il vaccino è obbligatorio perché necessario. Se così fosse non avrei niente da dire. Un altro è dire non c’è nessun obbligo, semplicemente non puoi più vivere, prendere il treno o andare all’università. Credo che Dante il girone degli ipocriti avrebbe trovato modo di riempirlo fino a farlo traboccare scegliendo tra i nostri politici di oggi».

Venuto a conoscenza del manifesto, il rettore dell’Upo, Giancarlo Avanzi, esprime la sua contrarietà: «Stimo il professor Barbero ma su questo punto sono in totale disaccordo – afferma –. Si tratta comunque di un numero esiguo non preoccupante: nella nostra università sia docenti che studenti hanno aderito all’obbligo del Green Pass con un percentuale altissima. Lo dico da medico, non solo da rettore: il vaccino è l’unico via d’uscita, ho visto morire troppe persone».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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La rivolta degli Accademici al Green Pass. C’è anche Alessandro Barbero

Il professore dell’Upo e noto divulgatore storico conferma di avere sottoscritto l’appello. Il rettore Avanzi: «Stimo Barbero ma su questo punto sono in totale disaccordo»

«Dal primo settembre per frequentare le università italiane, sostenere gli esami e seguire le lezioni si deve essere in possesso del cosiddetto “green pass”. Tale requisito deve essere valido per docenti, personale tecnico, amministrativo e bibliotecario e studenti e ciò estende, di fatto, l’obbligo di vaccinazione in forma surrettizia per accedere anche ai diritti fondamentali allo studio e al lavoro, senza che vi sia la piena assunzione di responsabilità da parte del decisore politico».

È l’incipit dell’appello che da qualche giorno sta circolando in rete sottoscritto da oltre 300 docenti degli atenei italiani contro l’obbligo di Green Pass. Un manifesto firmato da chi ha «liberamente scelto di sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid-19, convinti della sua sicurezza ed efficacia» ma che, allo stesso tempo, ritiene «ingiusta e illegittima la discriminazione introdotta ai danni di una minoranza, in quanto in contrasto con i dettami della Costituzione e e con quelli del Regolamento Ue 953/2021».

I sottoscrittori pensano «che si debba preservare la libertà di scelta di tutti», chiedono l’abolizione del Green Pass e mettono in guardia dai fantasmi del passato in quanto si tratta di «una misura straordinaria, peraltro dai contorni applicativi tutt’altro che chiari, che, come tale, comporta rischi evidenti, soprattutto se dovesse essere prorogata oltre il 31 dicembre, facendo affiorare alla mente altri precedenti storici che mai avremmo voluto ripercorrere».

L’appello è stato firmato anche da sette docenti dell’Università del Piemonte Orientale; tra loro spicca il nome di Alessandro Barbero, torinese, professore ordinario di Storia Medievale e noto divulgatore storico. Barbero non vuole rilasciare dichiarazioni limitandosi a confermare di avere effettivamente firmato e che le motivazioni sono tutte contenute nel manifesto stesso. Il 5 settembre, durante un incontro Fiom Cgil di Firenze, il professore aveva sostenuto: «Un conto è dire: abbiamo deciso che il vaccino è obbligatorio perché necessario. Se così fosse non avrei niente da dire. Un altro è dire non c’è nessun obbligo, semplicemente non puoi più vivere, prendere il treno o andare all’università. Credo che Dante il girone degli ipocriti avrebbe trovato modo di riempirlo fino a farlo traboccare scegliendo tra i nostri politici di oggi».

Venuto a conoscenza del manifesto, il rettore dell’Upo, Giancarlo Avanzi, esprime la sua contrarietà: «Stimo il professor Barbero ma su questo punto sono in totale disaccordo – afferma –. Si tratta comunque di un numero esiguo non preoccupante: nella nostra università sia docenti che studenti hanno aderito all’obbligo del Green Pass con un percentuale altissima. Lo dico da medico, non solo da rettore: il vaccino è l’unico via d’uscita, ho visto morire troppe persone».

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